Liguria. Dopo la diffusione dei dati Adiconsum, che vedono Genova maglia nera per la spesa agroalimentare e il conseguente suggerimento dell’associazione dei consumatori di aumentare la concorrenza tra gli ipermercati, è arrivata immediata (e fulminea) la levata di scudi da parte delle associazioni a tutela del piccolo commercio e delle piccole imprese.
“Premesso che va evitato in qualsiasi maniera la ripetizione dello stanco cliché della contrapposizione tra imprese e consumatori, come se si parlasse di indiani e cowboy – ha esordito Patrizia De Luise, Presidente Regionale Confesercenti – bisogna partire da un dato incontrovertibile: non esiste nessuna esperienza dove l’insediamento della grande distribuzione organizzata, specie del settore alimentare, non abbia creato un’alterazione della rete distributiva, con inevitabili ripercussioni per i negozi di vicinato”.
“Basta andare nella vicina Francia, dove nei decenni passati si è dato il via libera totale all’insediamento della GDO, per vedere come le Amministrazioni abbiano poi dovuto correre ai ripari, inventando per esempio le zone franche urbane, nel tentativo di ripopolare i centri storici e di sanare le ferite sociali prodotte da certe politiche. Per restare a casa nostra, è sufficiente andare in Lombardia, dove super e iper mercati spopolano, per vedere che anche lì la Regione e i Comuni hanno da poco dato vita ai Distretti del Commercio (simili ai nostri CIV) per cercare di salvaguardare i centri urbani e contrastare gli effetti della grande distribuzione”.
“Ma prima ancora che gli argomenti della categoria, contano il disegno complessivo e le esigenze complessive della nostra città: possediamo poche, preziose aree e abbiamo necessità di creare posti di lavoro, di rimettere soldi nelle tasche dei consumatori e tutto questo si può fare solo ricostruendo un tessuto produttivo che si affianchi in maniera bilanciata a quello del commercio e dei servizi. Abbiamo necessità di fare delle scelte – ha concluso la Presidente Confesercenti – e quindi di destinare le poche aree a disposizione alle reali priorità della comunità genovese”.