Albenga. Una lunga telefonata con l’ambasciata italiana in India per avere garanzie sulla regolarità delle udienze che continuano, ma a singhiozzo. Marina Maurizio ed Euro Bruno, i genitori di Tomaso, il ragazzo di Albenga in carcere dal 7 febbraio scorso a Varanasi con l’amica Elisabetta Boncompagni con l’accusa di aver ucciso il compagno di viaggio Francesco Montis, hanno chiesto aiuto agli uffici distaccati della Farnesina affinché il processo possa procedere senza più intoppi.
“Nostro figlio è in carcere da febbraio ed è innocente – dicono i genitori di Tomaso -. Stiamo vivendo una situazione davvero kafkiana e nonostante le rassicurazioni da parte degli avvocati chiediamo che l’ambasciata faccia le dovute verifiche sulle udienze che spesso vengono rinviate per cose banali se non assurde: la mancata citazione dei testi, malattie improvvise o feste di paese”.
“Tutto questo – prosegue la donna – accade mentre due ragazzi sono in carcere in un paese lontano e dove non è neppure loro consentito assistere alle udienze senza un traduttore che almeno possa spiegare l’andamento del processo in inglese”.