Liguria. Si confermano i segnali di ripresa economica: tra luglio e settembre 2010 il saldo tra imprese nuove iscritte e imprese cessate ai registri delle 4 Camere di Commercio liguri è positivo per 824 imprese in più (2.283 nuove iscrizioni contro 1.459 cessazioni, con un tasso di crescita dello 0,49%, che allinea perfettamente la Liguria al tasso di crescita nazionale. Nel trimestre precedente il tasso ligure era nettamente inferiore a quello nazionale).
Se dal punto di vista generale la Liguria aggancia il dato nazionale, tra le imprese artigiane il dato è ancoro più incoraggiante. “Intanto perché ancora nello scorso trimestre le imprese artigiane liguri subivano un arretramento – commenta Marco Merli, presidente della CNA Ligure – pur modesto (55 imprese, lo 0,14%) ma sempre arretramento, come per tutti i trimestri da metà del 2009 ad oggi. Ora le imprese tornano a crescere, come siamo stati sempre abituati: tra il 1994 e il 2009 abbiamo conosciuto sempre e solo dati di crescita, non solo per quanto riguarda
il numero delle imprese, ma ben più importante negli aumenti di fatturato, negli investimenti e nel numero degli addetti, (passati da una media di 2,1 per impresa all’inizio degli anni ’90 al 2,7).”
Oggi rivediamo un primo dato confortante. Le imprese artigiane in Liguria presentano un saldo positivo di 305 unità (760 nuove iscrizioni a fronte di 455 cessazioni). Il tasso di crescita è dello 0,65%, e pone la Liguria al secondo posto dopo il Lazio – che tocca lo 0,75% – ben al di sopra della media nazionale dello 0,24%.
“Da questi dati si potrebbe dire che, a differenza del dato nazionale, dove le imprese artigiane appaiono un po’ in ritardo rispetto al dato generale in Liguria le imprese artigiane sono più avanti, sia rispetto alla media di crescita delle imprese in generale della Regione, sia rispetto al dato della crescita nazionale delle imprese artigiane. È un passaggio importante, per una regione che ancora tre mesi fa perdeva imprese proprio nell’artigianato e rispetto al dato di alcune regioni che continuano a perdere, anche in questo trimestre”.
Più nello specifico, la crescita più forte per le imprese si registra a Savona, che occupa il 28° posto nella graduatoria di crescita nazionale con una percentuale di crescita dello 0,54%, seguita da Genova al 38° posto con lo 0,49%, poi da La Spezia al 43° con lo 0,47% e Imperia al 44° con lo 0,46%.
Interessante il dato che colloca al primo posto come percentuale di crescita (+0,83%) per tipologia di imprese create tra le imprese artigiane le società di capitale (SRL), segno di un tentativo di irrobustimento della struttura aziendale.
Tra le tipologie di impresa ancora forte è il numero delle imprese delle costruzioni, con una forte presenza di cittadini extracomunitari; tra i fattori di successo evidenziati il principale riguarda le imprese che riescono ad esportare o a lavorare all’estero. Questo elemento dovrebbe stimolare la Regione e gli altri soggetti istituzionali a riflettere: forse varrebbe la pena di cercare di “internazionalizzare” un numero sempre più ampio di imprese, offrendo un salvagente rispetto ad un mercato interno con particolarità geografiche e infrastrutturali che rendono ancora più difficoltoso l’agire economico.
“Questi dati ci confortano – dice il presidente CNA Liguria Marco Merli, – ma dobbiamo sottolineare che i problemi non sono certo scomparsi. Sabato scorso il presidente della Regione Claudio Burlando ha annunciato sulla stampa locale un ulteriore drammatico taglio per le risorse a sostegno delle imprese. Alla Regione non verrà più trasferito il Fondo Unico Industria pari a 17 milioni di Euro, che erano da anni trasferiti dallo Stato alle Regioni per supportare le leggi a sostegno degli investimenti imprenditoriali, oggi passate di competenza alle Regioni. Rimangono le competenze, ma non ci sono più i soldi, proprio nel momento più delicato per migliaia di imprese. Per chi ha necessità di ripartire con gli investimenti per rimanere nel mercato, non ci sono più risorse: spesso, per sopravvivere alla crisi, gli imprenditori hanno dato fondo a tutte le risorse aziendali e anche famigliari. I promessi investimenti statali in grandi infrastrutture latitano, le risorse per le imprese vengono cancellate, la malavita organizzata è una realtà che invade il tessuto economico e produttivo di tutta la Liguria.
La pressione fiscale rimane eccessiva in particolare per le microattività, oggi l’unica reale risposta al problema dell’occupazione. Dobbiamo ritornare alla funzione originale delle imposte per permettere un rilancio dell’economia, levando gli sprechi pubblici. Di fronte all’evidente carenza di fondi suggeriamo una riforma che non costa nulla alla pubblica amministrazione ma che avrebbe un effetto di grande aiuto per il sistema delle imprese e per creare opportunità di lavoro: l’applicazione dello small business act.
L’agire amministrativo e politico sta elaborando strategie per aiutare le imprese ad uscire dalla crisi, ma la macchina burocratica rimane un ostacolo con costi che si ribaltano anche in oneri e tempi insostenibili. Se tutto questo è accompagnato da una politica vera contro gli sprechi, dall’elaborazione di bandi pubblici per servizi e prodotti di modo che anche le piccole e medie imprese possano accedervi, dall’abbandono di tanti carrozzoni che esistono anche in Liguria e che continuano ad agire sul mercato togliendo lavoro al territorio, a queste condizioni le imprese sono pronte – come sempre – a fare la loro parte.”