Politica

Andora, Floris: “La politica, secondo me”

Franco Floris

Andora. “La politica, nel senso più nobile della parola, è il mezzo per fare qualcosa per gli altri. Purtroppo oggi viene sempre più spesso utilizzata per tornaconto personale, per la crescita e la gestione dei propri interessi”: inizia così la riflessione del sindaco di Andora, Franco Floris, che fa riferimento a problemi che riguardano in generale il nostro Paese e alle difficoltà in cui si trovano a lavorare i Comuni, specialmente quelli “virtuosi”.

“Credo che chi viene eletto in un Comune, al Parlamento, o in altri Enti Pubblici, deve rappresentare un unico interesse: quello generale – continua Floris -. Deve impegnarsi a mettere da parte i personalismi e lavorare con abnegazione, prendendo decisioni anche impopolari, se necessario, per il bene comune. Oggi il nostro Paese non cresce, ha difficoltà a mantenere i servizi, a creare lavoro. Questa situazione dovrebbe stimolare chi ci governa e l’opposizione a confrontarsi sulle idee per uscire da questa grave crisi economico-sociale e invece. Si torna di nuovo a contrapporre Nord e Sud, si difende il proprio status, si rivendicano i diritti e si parla poco dei doveri, si difendono le appartenenze geografiche e peggio ancora partitiche. Le appartenenze geografiche e di conseguenza le differenze culturali sono una ricchezza, se queste vengono utilizzate non per dividere ma per unire, per costruire un Italia solidale dentro un’Europa forte. Alzare il livello degli scontri socio-culturali è molto, molto pericoloso e potrebbe portare a conseguenze disastrose”.

“Sogno un vero governo europeo fuori dalle logiche nazionalistiche con il superamento dei confini. Molti fanno il loro dovere con responsabilità e passione, ma sono insufficienti per modificare il sistema: troppi potentati e troppe collusioni non consentono nessun tipo di riforma, è una continua battaglia continua tra chi è pro e chi è contro ed ognuno porta mille motivazioni a sostegno, a difesa o contro quell’interesse particolare. Non senti mai un vero ragionamento generale con idee chiare di come si dovrebbero governare gli elementi che compongono il Paese”.

“Il Ministro Tremonti, che ascolto sempre con molta attenzione, ancora una volta ha fatto un discorso molto alto nei contenuti, senza approfondire alcune questioni che secondo il mio modesto parere andrebbero chiarite. In finanza un buon amministratore tende al pareggio di bilancio, sicuramente dovrebbe tentare di fare utili e non fare debiti. Allora mi pongo alcune domande: perché i comuni in utile, che non hanno aumentato la pressione fiscale, con soldi in cassa da spendere domani mattina non solo non vengono premiati ma vengono danneggiati con conseguenze negative sull’ economia reale? Perché le società pubbliche che fanno utili dovrebbero chiudere? a quale criterio di finanza risponde ciò? Ricordo che abbiamo troppi livelli di potere: governo, regioni, province, comuni e tra di essi una marea di enti intermedi con moltiplicazione di costi e burocrazia. Perchè con un debito pubblico così alto non si riforma lo Stato? Perchè il Patto di Stabilità non chiede molto semplicemente il pareggio di bilancio?”.

“Il danno fatto togliendo l’ICI è incalcolabile, perché per poterla rimborsare, peraltro solo in parte ai Comuni, decine di miliardi sono stati tolti da altri capitoli di bilancio, mettendo in difficoltà altri comparti, come sicurezza, sanità, trasporto pubblico e scuola in particolare. Ne valeva la pena? Come mai una ditta seria ha difficoltà a partecipare ad un appalto pubblico? Molte norme sembrano fatte apposta per far desistere gli onesti perché obbligati ad una burocrazia improbabile ed insostenibile, agevolando di fatto le ditte non perfettamente trasparenti che si dovrebbero fermare o addirittura in odore di mafia. Come mai non c’è un sostituto del ministro Scajola con tutti i danni che questo comporta?”.

“L’ultima questione che mi preme sottolineare è una tema molto importante per la nostra democrazia: i partiti devono perdere potere, non possono decidere loro a priori chi mandare in Parlamento. Bisogna riformare la legge elettorale, reintroducendo la possibilità di scrivere la preferenza, facendo scegliere ai cittadini il proprio candidato in modo diretto e responsabile”.

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