Il Consigliere regionale Pdl Marco Melgrati attacca i “finiani”

Melgrati

Regione. Marco Melgrati, Consigliere Regionale e provinciale del Pdl, si scaglia contro i suoi “colleghi” di partito che, nelle ultime settimane, hanno aderito a Futuro e libertà per l’Italia, la nuova formazione legata a Gianfranco Fini.

“Credo che lo sport nazionale in Italia sia quello di cavalcare l’onda – dichiara Melgrati -. Si tratta di capire se l’onda è quella giusta o quella anomala. La posizione di Fini, che soffre da ‘sindrome da Presidente della Camera’, una strana malattia che aveva già colpito Casini nella passata legislatura… Vogliono con tutte le loro forze una poltrona ambita, quella della terza carica dello Stato, per poi rendersi conto che quella poltrona gli va stretta, che limita l’attività politica, e allora cominciano a scalpitare per crearsi una visibilità politica che pensano di aver perso”.

“Inoltre Fini – prosegue Melgrati – ha la sindrome da eterno secondo, del Bartali dietro Coppi, del Barrichello dietro Schumacher in Ferrari, e sperava forse che il leader maximo, il nostro Silvio nazionale, non fosse così longevo… Ebbene, ha sbagliato i conti, e i sondaggi, relativamente nuovo strumento politico, che se seri difficilmente sbagliano, dimostrano che anche oggi, con tutti i ‘casini’ accaduti, la persecuzione di certa magistratura, le ‘zoccole’, per parafrasare un senatore ligure, i nani e le ballerine, il premier Silvio Berlusconi è ancora saldamente in testa nelle preferenze degli italiani, con l’alleanza fedele della Lega Nord”.

“E allora l’elenco dei finiani in Liguria, che assomiglia stranamente all’elenco dei trombati alle elezioni o degli accantonati, vede alzare la cresta personaggi che tanto hanno avuto da Forza Italia o dal Popolo delle Libertà, e che pensavano che il seggio al Parlamento o in Regione fosse ‘a vita’, pur avendo fatto sempre i propri interessi e non quelli del collegio o degli elettori. E già si sono dimenticati di tutto quello che hanno avuto dal Partito – sottolinea il Consigliere regionale -, anche dopo l’accantonamento, per la generosità del ‘capo’, e non già perché erano più bravi e più belli, sicuramente più furbi”.

“Non dobbiamo e non possiamo avere paura di andare a nuove elezioni – afferma Melgrati -. Chi ha tradito il mandato degli elettori deve avere il coraggio di presentarsi di fronte agli stessi elettori ai quali dovrà spiegare perché, su un programma condiviso e firmato, si sono fatti degli sterili distinguo. Ma l’onorevole Fini non era quello che governava in maniera autoritaria e oligarchica il suo partito, quell’Allenza Nazionale che solo Berlusconi ha sdoganato dalle secche del post-fascismo per farlo diventare partito di governo prima e parte di un grande progetto politico, il Popolo della Libertà, poi? E ora i suoi stessi sistemi, applicati da Berlusconi, gli danno fastidio? E non era lo stesso che diceva che ‘le correnti sono le metastasi di un partito’, e ora vorrebbe mettersi a capo di una e condizionare il corso della legislatura? O quello che gridava allo scandalo per le case di altri, e ora che è il Suo turno, lamenta la persecuzione mediatica!”.

“Adesso basta, cari ‘finiani’ – insiste Melgrati -: o dentro o fuori, e se fuori, ammiccando al centrosinistra, all’Udc, che per un piatto di lenticchie si è venduto la Liguria, facendo la politica dei due forni, che in Liguria è stata tradotta con la politica dei due posti, uno da assessore e uno e mezzo da Presidente del Consiglio, e perché no, anche al giustizialismo di quel ‘fenomeno’ di Di Pietro, fuori per sempre. Abbia Fini la coerenza che ha avuto un grande leader, il ministro Claudio Scajola, di dimettersi. Scajola ha dimostrato che non c’è bisogno di essere indagati, che non bisogna essere colpevoli per chiamarsi fuori. Bisogna però avere senso dello Stato, coerenza e coraggio, in attesa di dimostrare la propria estraneità ai fatti e ritornare a guidare con forza questo partito in Liguria, forte della propria specchiata onestà e delle capacità superiori, che fanno di un uomo una persona diversa dagli altri, con qualche cosa in più, magari impalpabile, ma profondo e radicato, insomma un leader”.

“E a questi meschini che speravano di cavalcare l’onda – conclude -, di occupare spazi di potere, di ritornare a fare i propri affari in Parlamento o in Consiglio regionale non resterà che sparire per sempre dalla scena politica, avendo fatto l’ennesima brutta figura, con quei quattro eterni insoddisfatti che li hanno appoggiati, e che se si contano non so se arrivano a quattro”.

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.