Liguria, aumentano i “nuovi poveri”: nel Savonese sono soprattutto i cassaintegrati

Povertà, Caritas

Genova. Si parla soprattutto di “nuovi” poveri nell’indagine realizzata dal centro studi dello SPI CGIL Liguria presentata questa mattina presso l’Auditorium E. Montale del Teatro Carlo Felice di Genova. Dallo studio emerge come la crisi abbia determinato anche in Liguria un generale peggioramento della situazione economica dei residenti e delle fasce più deboli della popolazione.

Lo SPI ha realizzato una ricerca di tipo qualitativo, ossia fondata su interviste ai responsabili dei Centri Caritas e di tutte quelle strutture e associazioni di volontariato che da decenni si occupano del problema; lo scenario emerso è piuttosto desolante: nel corso del 2009 ad esempio, il Banco Alimentare del Capoluogo ligure ha registrato un incremento dei suoi assistiti del 12,1% e sempre in città le richieste di aiuto alla Comunità di Sant’Egidio e alla Fondazione Anti-Usura sono cresciute, in entrambi i casi, del 26%.

Come spiega Gabriella Canepa curatrice della ricerca, la Liguria presenta sacche di povertà diffuse: “Dagli otto Centri Caritas coinvolti nell’indagine è emerso che la povertà ha registrato un aumento nel Ventimigliese e nel Savonese, ha avuto un forte incremento nel Genovese, nel Chiavarese, nello Spezzino e nel Sarzanese mentre è rimasta stabile nel Sanremese e nell’Imperiese.  Tra gli italiani prevalgono le famiglie giovani con bambini nel Genovese, nel Chiavarese e nel Sarzanese, gli anziani nello Spezzino, ma con una forte incidenza anche nel Chiavarese e nel Sarzanese. La Caritas di Savona pone al primo posto tra i nuovi poveri i disoccupati e i cassintegrati,  mentre quella di Ventimiglia segnala una crescita delle famiglie multiproblematiche; quest’ultima categoria è stata registrata in aumento pure dalla Caritas di La Spezia insieme a quella degli anziani”.

E infatti la novità dell’indagine è rappresentata proprio dal fatto che accanto ai “vecchi poveri” ne troviamo nuovi, persone che prima della crisi o a causa di situazioni familiari complesse – separazioni ma anche malattie – si trovano improvvisamente in condizioni di indigenza, come spiega la Segretaria Generale SPI CGIL Liguria Anna Giacobbe: “Oggi la povertà, oltre ai fenomeni più tradizionali ed alla condizione delle persone immigrate, riguarda da un lato famiglie giovani con lavori precari, lavoratori poveri, e dall’altro anziani, persone sole, soprattutto donne; inoltre i problemi di salute, la perdita di autosufficienza degli anziani è spesso causa di drammi anche economici per loro stessi e per le loro famiglie. È importante guardare al futuro, ma per farlo è importante avere la consapevolezza che i giovani ‘fragili’ di oggi andranno a costituire una fascia di età anziana numericamente forte, ma psicologicamente ed economicamente meno solida di quella attuale e in una situazione in cui, per il calo demografico, meno persone attive dovranno farsi carico di molte persone anziane”.

Come osserva ancora  Canepa: “I colloqui avuti sia con i coordinatori dei Centri Caritas che con alcuni rappresentanti degli Enti Locali hanno messo in luce la grave situazione in cui versano tante famiglie. Non solo vengono a mancare le risorse per pagare un mutuo o il canone di locazione con le relative  spese di amministrazione,  ma accade che non vi siano le possibilità di fare fronte alle  utenze domestiche, per le quali si prospetta l’eventualità, neppure remota, di un distacco, e di aver difficoltà a provvedere allo stesso sostentamento alimentare”. Le giovani famiglie rischiano, pertanto, di perdere, anzitutto, l’abitazione in cui vivono: per morosità, se in affitto, o per debiti con la banca, se non riescono più a pagare le rate del mutuo. Sul fronte casa l’Istat dice che tra il 2001 e il 2006, il costo delle locazioni a Genova è cresciuto del 90% e gli sfratti, tra il 2008 e il 2009, sono saliti dell’11,9 per cento in città e del 15,8 per cento nello spezzino. I “nuovi” poveri quindi sono rappresentati in Liguria dalle famiglie giovani con bambini, sia italiane che immigrate, e dagli anziani in particolare vedove con pensioni bassissime.

Ma il fenomeno della povertà è rilevabile anche tra i disoccupati e i cassintegrati, tra i separati e divorziati, tra gli immigrati clandestini soggetti a situazioni di pesante sfruttamento e non ultimi gli anziani. In Liguria nel 2009 secondo i dati INPS emerge che quasi la metà (41,6%) delle pensioni erogate dall’Istituto si colloca entro il valore di 500 euro mensili (tra i 250,00 e i 500,00 euro), una soglia di molto inferiore a quella di povertà relativa calcolata dall’ultima rilevazione ISTAT del 2008. Da notare, inoltre, che ben il 71,1 % delle pensioni INPS dei residenti liguri denuncia un importo mensile inferiore a 1.000 euro.
A fronte di tutte le problematiche a cui lo studio ha dato visibilità, il Governo sembra impotente. Sempre Anna Giacobbe: “Faccio un esempio su tutti: la ‘social card’, mero trasferimento monetario che si è rivelato del tutto inadeguato. I dati Istat riportano come in un solo triennio la consistenza del Fondo Sociale è scesa da 1 miliardo e 565 milioni del 2007 a 1 miliardo e 420 milioni del 2009 con una riduzione del 9,2%; in più, la manovra finanziaria di cui si discute in queste settimane dà un altro netto taglio alle risorse per le politiche sociali. Ma più in generale, è l’impianto politico e culturale delle politiche del Governo, descritto nel ‘Libro Bianco’, che disegna un arretramento dell’idea universalistica di welfare, che relega il sostegno alle persone in difficoltà ad una dimensione ‘compassionevole’ e non come strumento di giustizia e di dignità”.

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