Pedofilia, monsignor Lupi: “Pregare per i peccati dei preti e per le loro vittime”

Mons. Vittorio Lupi

Savona. “In questo momento io ho ben chiaro quello che vorrei togliere dalla mia vita di vescovo e dalla vita della mia Chiesa, ma so anche che solo contemplando questa realtà che ci fa soffrire più che ogni altra cosa e accettandola fino in fondo e cercando di avere in essa l’autentico atteggiamento del cristiano, questa realtà che è la nostra croce diventerà la fonte della nostra salvezza”. Un’omelia intensa quella del vescovo della diocesi di Savona-Noli: monsignor Vittorio Lupi, ieri sera in Cattedrale davanti ad un’assemblea numerosa e partecipe, ha offerto la sua attesa lettura del difficile momento che la “sua” Chiesa sta vivendo. La veglia di Pentecoste, organizzata dalla pastorale giovanile e dalla Consulta delle aggregazioni laicali, ha dato l’occasione al vescovo per incoraggiare e sostenere la sua diocesi. Senza attenuare la richiesta di perdono per gli errori e le ferite che ne hanno segnato il cammino.

“In questi giorni sui nostri sacerdoti sono state riversate ombre e sospetti – ha detto monsignor Lupi -. Il popolo di Dio, come anche il vescovo, conoscono la loro generosità e la limpidezza. Il loro servizio quotidiano, la loro silenziosa fatica sono ben noti al Signore. E’ vero, tuttavia, che portiamo un tesoro in vasi di creta, anche noi sacerdoti siamo rivestiti di debolezza, per questo dobbiamo, come ci dice l’autore della lettera agli ebrei, pregare e fare penitenza non solo per i peccati del popolo ma anche per i nostri”.

“Il primo nostro pensiero è verso chi ha sofferto per i nostri peccati: per le vittime degli abusi subiti a causa di coloro che avrebbero dovuto essere per loro immagine di Cristo Buon Pastore. Il Signore versi sulle loro ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza – ha detto il presule -. La burrasca si è abbattuta sulla nostra Chiesa, il peccato non viene mai solo, la constatazione dei nostri limiti ha risvegliato realtà sopite, ma non risolte, ferite non rimarginate, risentimenti, forse odi a scapito della comunione e dell’amore che dovrebbero essere la carta distintiva delle nostre comunità, la meta cui tendere sempre con impegno, pur sapendo che è punto d’arrivo sempre da ricercarsi, anche se mai completamente raggiunto in questa terra”. Un’omelia che arriva proprio a poche ore dall’inizio del processo contro don Luciano Massaferro, il parroco alassino accusato di pedofilia e in carcere dal 29 dicembre scorso.

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