Economia

Ferrania: il caso dei lavoratori “innamorati della cassa”

ferrania

Cairo M. La voce negli ultimi tempi è diventata sempre più insistente, anche se luglio si avvicina e non ci sono certezze che gli ammortizzatori sociali verranno confermati molti dei lavoratori di Ferrania sembrano davvero innamorati della “cassa”. Una cassa integrazione capace di garantire ai dipendenti dello stabilimento cairese 1.300 euro al mese, considerando i circa 800 euro previsti dallo strumento sociale e i 500 euro derivanti dai cantieri scuola-lavoro (a fronte di 25 ore di lavoro settimanale presso enti e istituzioni). E se è vero che i cantieri scuola-lavoro sono provvedimenti recenti (dal 2009), la cassa integrazione dura ormai da quasi cinque anni, con la prospettiva di una ulteriore proroga visto il perdurare della situazione di incertezza sul fronte del rilancio industriale e produttivo.

Sono molti gli imprenditori del Savonese che da tempo cercano forza lavoro proprio tra i dipendenti “lasciati a casa” di Ferrania, senza successo però, almeno stando alle numerose testimonianze e riscontri raccolti da IVG.it. Infatti, nonostante il desiderio di alcune aziende di attingere per il proprio piano assunzioni dai lavoratori dello stabilimento cairese i diretti interessati hanno in molti casi risposto picche, nel senso che non hanno dato alcuna disponibilità ad incontrare i possibili nuovi datori di lavoro.

La situazione è diventata ancora più evidente in questi giorni a causa della crisi della Nova Glass, azienda che chiuderà i battenti entro l’anno lasciando a casa oltre 50 lavoratori, alcuni dei quali, invece, sono già stati riassorbiti nel tessuto produttivo locale. Perchè questo non avviene per la maggior parte dei lavoratori di Ferrania?

La legge prevede che un lavoratore in cassa integrazione che rifiuta un posto di lavoro perda tutti i diritti sociali conseguenti al suo status. Nel caso di Ferrania per gran parte dei dipendenti il problema è stato appunto aggirato non prendendo neppure in esame le possibilità offerte sul mercato del lavoro, non solo quelle provenienti dalla Val Bormida ma anche quelle arrivate dal bacino vadese e savonese.

Le motivazioni di questa situazione, che ormai sta venendo a galla nella sua interezza, sembrerebbero nel fatto che per il grosso della forza lavoro questo contesto è assai vantaggioso: reddito sicuro a fine mese, con poche ore lavorative sulle spalle e possibilità di svolgere qualche “lavoretto extra”. Certo, per alcuni operai specializzati lo stipendio di Ferrania poteva arrivare anche ai 2 mila euro al mese, cifra difficilmente supportabile per le aziende del comprensorio al giorno d’oggi. Tuttavia se resta vero che in molti sono rimasti perchè credono nello sviluppo futuro di Ferrania, è altrettanto innegabile che un’altra parte, e non minoritaria, spera di continuare con una situazione di stallo che andrebbe a loro beneficio, almeno stando alle voci (e non sono poche) arrivate alle nostra testata.

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