Savona. La sentenza non è ancora arrivata, ogni decisione è stata infatti rinviata al 27 maggio, ma lo “scenario” del processo per la morte di Valentina Grignola, la studentessa di Albissola uccisa nel 2005, a 19 anni, da un’aneurisma cerebrale, è comunque cambiato. La parte civile, ovvero i genitori della giovane, assistiti dagli avvocati Luciano Chiarenza e Rosanna Rebagliati, si è infatti ritirata.
Una decisione maturata dopo l’arrivo dell’ennesima offerta di risarcimento da parte dell’assicurazione dell’Asl. Offerta che, stavolta, è stata accettata dalla parte civile che di conseguenza si è ritirata dal procedimento penale. La cifra che sarà versata dall’assicurazione è di 800 mila euro. Una somma probabilmente superiore a quella che, secondo le tabelle del Tribunale, il giudice avrebbe potuto quantificare come risarcimento.
“Quei soldi non ci appartengono – precisano subito Giorgio e Laura, i genitori di Valentina -. Sono di nostra figlia e li useremo per fare qualcosa nel suo nome. Fino all’ultimo non volevamo scegliere questa soluzione ma temevamo che il processo breve potesse far andare le cose in un’altra direzione”. Il disegno di legge sul cosiddetto “processo breve” infatti, se venisse approvato con lo stesso testo passato a maggioranza in Senato, potrebbe fare scattare il “non luogo a procedere per estinzione del processo” per il caso Grignola.
La norma transitoria prevede infatti l’estinzione del processo in due anni dalla richiesta di rinvio a giudizio (nel caso dei neurologi risale alla primavera del 2008), anche per i processi in corso se relativi a reati indultabili o indultati, commessi prima del maggio 2006 e se prevedono pene inferiori ai dieci anni. Avendo accettato l’offerta dell’assicurazione la parte civile ha quindi ottenuto un risarcimento, indipendentemente da quella che sarà la sentenza del giudice.
Il verdetto sui due imputati, Marcello Manzino e Cinzia Minatel, i due neurologi del San Paolo di Savona accusati di omicidio colposo, dovrebbe quindi arrivare a fine del mese prossimo. Per loro il pm Vincenzo Scolastico ha chiesto una condanna di un anno di reclusione (con la condizionale). Stamattina intanto, in aula, hanno preso la parola i loro legali, gli avvocati Leandro Boggio (per Manzino) e Romano Raimondo (per la Minatel) di Genova.
Le loro arringhe difensive hanno sostenuto che, nel caso di Valentina, era molto difficile riconoscere la “patologia” e che, con gli elementi a disposizione dei medici, era altrettanto difficile diagnosticare l’aneurisma. Sui mancati accertamenti clinici, con particolare riferimento alla TAC, i difensori hanno sottolineato che, sulla base dei sintomi che presentava la paziente in quel momento, non si rilevava la necessità di sottoporla a tale esame.
Una tesi che sembra però contrastare con quanto affermato nelle perizie nelle quali si legge che se fosse stata eseguita la TAC avrebbe potuto evidenziare l’aneurisma e salvare la vita di Valentina. I legali hanno comunque evidenziato anche parti delle perizie dalle quali emerge la complessità del caso della giovane studentessa, soprattutto per quanto riguarda l’intervallo di tempo tra un’episodio di cefalea e l’altro. Di solito nel caso di aneurisma tra un episodio e l’altro passano mediamente 15 giorni mentre nel caso di Valentina passarono mesi.
In aula poi stamattina, a sorpresa, dopo l’avvocato Boggio, ha preso la parola il Dottor Manzino: “Ci tenevo a dire che sono profondamente addolorato. La cosa che mi dispiace maggiormente è che Valentina non ci sia più. Io comunque non ho fatto nulla per allontanarmi dal processo e non ho mai chiesto a nessuno di prendere le mie difese e non ho mai chiesto ai colleghi di essere solidali con me”.
“Io posso chiedere scusa anche mille volte se questo può aiutare i genitori ma voglio dire che io non ho trascurato Valentina. Mi dispiace che si possa pensare di me che faccio le cose in maniera superficiale. Ho sempre cercato di fare il medico dignitosamente” ha concluso l’imputato. Così si è chiusa l’udienza stamattina prima che il giudice rinviasse il processo, per le repliche del pubblico ministero e dei difensori, alle 12,30 del 27 maggio.
Sarà quello il giorno, con tuttà probabilità, della sentenza. Una sentenza attesa che comunque, così come nessuna somma di denaro, potrà mai ridare Valentina ai suoi genitori, né tantomeno riportare serenità nella vita di tutte le persone rimaste coinvolte in questa dolorosa e tragica vicenda.