Cronaca

Albenganese in carcere in India, il padre: “Fiduciosi, l’incubo finirà presto”

Tomaso Bruno - in carcere in India

Albenga. L’ultima volta che lo hanno visto era il 20 marzo, fra lo squallore dei muri del carcere di Varanasi, in India. Un po’ provato ma sereno: “la serenità di chi non ha fatto nulla”, aggiunge Luigi Euro Bruno che, da due mesi, aspetta la liberazione del figlio, Tomaso, su cui pende la pesante accusa di omicidio.

Sono circa due mesi che il ragazzo, 27 anni, originario di Albenga, si trova dietro le sbarre. Una vacanza in India, insieme agli amici, si è trasformata per lui in una doppia tragedia, che lo ha visto prima perdere un amico, e poi essere accusato di averlo ucciso. La mattina del 4 febbraio scorso, infatti, Tomaso, insieme all’amica torinese Elisabetta Boncompagni – anche lei in carcere – trovano il loro compagno di viaggio, Francesco Montis, privo di conoscenza nella camera d’albergo di Chetgani che condividevano.

La corsa in ospedale, a bordo di un taxi, non serve però a nulla: Francesco morirà poco dopo, e Tomaso e Elisabetta verranno così accusati per il suo presunto assassinio. La polizia indiana parla infatti di segni di strangolamento sul collo del ragazzo e rivolgono i loro sospetti ai due compagni di viaggio, nonostante questi ultimi abbiano più volte parlato di problemi respiratori del ragazzo, che potrebbero aver causato la sua morte.

Gli avvocati cui si è rivolta la famiglia di Tomaso fanno parte di uno degli studi più prestigiosi di Nuova Delhi (lo studio Titus), e sono in loro contatto praticamente ogni giorno, o quasi.  “Stiamo aspettando che vengano formalizzate le accuse a carico di nostro figlio – dice Luigi Euro Bruno, molto conosciuto ad Albenga anche per essere presidente della società EcoAlbenga -. Il sistema indiano è molto diverso dal nostro. Là l’accusa ha tre mesi di tempo per mettere insieme le prove e presentarle.  Ciò dovrebbe succedere entro il 9 maggio. Poi, finalmente, potremo agire noi. La prossima udienza sarà comunque il 19 aprile: il magistrato, infatti, ogni 15 giorni deve verificare se le accuse sono state depositate”.

L’ultima volta che Bruno ha visto il figlio è stata il 20 marzo scorso. Il ragazzo non si stanca di ripetere ciò che è successo quella mattina e non se ne fa una ragione. “Mio figlio – continua il papà di Tomaso – ci ha raccontato di essere stato svegliato da Elisabetta che gli urlava di aiutarla perchè il suo ragazzo stava male. E così è stato. A parte il trauma iniziale, ora Tomaso sta però abbastanza bene. Là le condizioni non sono facili, ma non è stato maltrattato nè nulla di simile. Può vedere Elisabetta una volta alla settimana e i due cercano di farsi coraggio. Lo stesso stiamo facendo noi. Non possiamo essere che fiduciosi perchè mio figlio è innocente”.

Intanto, i genitori di Francesco, hanno già scritto alla Procura indiana: il figlio, chiariscono, soffriva di una patologia respiratoria e questo potrebbe aver complicato il suo stato di salute e provocato il decesso. Testimonianza questa dei genitori del ragazzo deceduto che potrebbe scagionare i due amici finiti in prigione.

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