Cengio. Questa mattina il monumento, tutto in acciaio inox, alto oltre sette metri, e dedicato a tutti i lavoratori ex Acna è stato inaugurato. Già il primo cittadino di Cengio Ezio Billia l’ha definito un “monumento dal forte significato”. Un pensiero condiviso anche dal numero uno della Regione Claudio Burlando e da quello della Provincia Angelo Vaccarezza.
“Sono stato molto contento di essere stato presente questa mattina a Cengio perché ho vissuto con molta intensità questa vicenda – spiega Burlando -. Intanto alla camera quando votammo l’emendamento per il rischio chimico e poi in questi 5 anni con la bonifica, con tante presenze a Cengio e incontri con i cittadini. Adesso finalmente il percorso di bonifica è conlcuso e credo che questo monumento significhi molto”.
“E’ un modo semplice ma intenso per ricordare i compagni di lavoro. Nel prossimo mandato poi pensiamo di poter fare la seconda ‘tappa’ dalla bonifica: arrivare al riutilizzo per fini produttivi ‘puliti’ di quelle aree. Ma anche il palazzo Rosso per attività culturali e magari una grande piscina o impianto sportivo come hanno chiesto i cittadini un paio di anni fa. Questo perché Cengio ha bisogno anche di vita, di quotidianità, di rapporti sociali e attività sportive, ricreative e culturali. Cengio è una citta ferita, così come tutta la Valbormida, ma è una città forte che sicuramente ce la farà a rialzare la testa” conclude il presidente della Regione.
“Mi auguro che questo monumento metta un punto di svolta importante per la Valbormida. Questa valle ha pagato in modo particolare, negli anni passati, un prezzo altissimo. Le comunità locali, i comuni, la Provincia e la Regione hanno difeso, come forse era giusto in quel momento, il valore del lavoro, mettendo purtroppo da parte un valore era ancora superiore come quello della qualità della vita” spiega Angelo Vaccarezza.
“Oggi si è detto di lavorare per una pensione per gli ex lavoratori Acna e credo che sia giusto. Ma la pensione una volta ricevuta bisogna aver la possibilità di godersela. L’Acna di Cengio ci racconta più di tutti gli altri luoghi della nostra provincia di come il lavoro sia costato caro a chi, per scegliere di portare a casa la ‘pagnotta’ per sfamare la propria famiglia, ha dovuto mettere da parte magari la cura di sè e ha dovuto magari esporsi a rischi che assolutamente non avrebbe dovuto correre” conclude Vaccarezza.