Cronaca

Omicidio Siri, arringhe difensive: Costa non picchiò la vittima

Palazzo di Giustizia (Tribunale) di Savona

Savona. Come da programma, questa mattina, è ripreso in corte d’Assise a Savona il processo per l’omicidio di Roberto Siri, l’artigiano edile di Cengio ucciso il 2 febbraio 2008 davanti all’ospedale di Cairo Montenotte. A prendere la parola, per replicare alla requisitoria del pm Ubaldo Pelosi, che il 15 dicembre scorso aveva chiesto l’ergastolo per il cairese Samuel Costa e per l’albanese Arjan Quku, ancora ricercato dagli inquirenti, sono stati Carlo Golda, Aldo Mirate e Attilio Bonifacino, gli avvocati degli imputati.

La Procura, sempre nel corso della requisitoria del 15 dicembre 2009, aveva chiesto inoltre 22 anni per l’altro albanese coinvolto, Orges Goxhaj, e 16 anni di reclusione per Ervin Zela, 28enne residente a Bormida. L’accusa è di omicidio volontario aggravato da futili motivi e dalla crudeltà.

Stamane, nelle loro arringhe, i legali di Costa e Goxhaj hanno puntato sull’inattendibilità delle testimonianze rese dagli amici della vittima, in particolare quelle di Scoppa. Inoltre il legale di Samuel Costa, l’avvocato Golda, ha ribadito ancora una volta l’estraneità del suo assistito al pestaggio costato la vita a Siri. Secondo la difesa l’unico ad aver sferrato i colpi mortali alla vittima fu Quku.

Sempre secondo l’avvocato Golda, peraltro, quella sera, fuori dalla discoteca B-Spider l’auto sulla quale viaggiavano Tomaselli, Oliveri, Scoppa e Siri, reduci dal pestaggio davanti al locale, investì il suo assistito attentando alla sua vita. Insomma una linea che mira quasi a ribaltare i ruoli nella vicenda, oltre che a ribadire l’estraneità al pestaggio mortale di Costa. Gli avvocati difensori di Ervin Zela, Orges Goxhaj, e Samuel Costa, accusati di omicidio, hanno quindi chiesto la piena assoluzione per i loro clienti.

Ora non resta che attendere il verdetto che sarà emesso dalla sentenza di primo grado del processo che, salvo ulteriori rinvii, è attesa per il 2 febbraio.

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