Economia

Regione, taglio addizionale Ire per i redditi inferiori a 30mila euro

Consiglio Regionale delle Liguria

[thumb:5305:l]Regione. Questo pomeriggio, con ventuno voti favorevoli, è stata approvato il disegno di legge 493 “Disposizioni in materia fiscale”. Questo comporta che, per l’anno d’imposta 2009, l’aliquota dell’addizionale regionale all’imposta sul reddito non superiore a trentamila euro, non subisce alcuna maggiorazione regionale. In sostanza non viene più applicata l’addizionale Ire dello 0,50 per cento varata negli anni scorsi per risanare il deficit della sanità.

Non si avrà quindi alcuna maggiorazione regionale per i soggetti aventi fiscalmente a carico almeno quattro figli. Si compie così un processo iniziato nel 2007 quando fu tagliata l’addizionale per i redditi da 13 a 20 mila euro cui seguì nel 2008 la misura a favore dei contribuenti da 20 a 25 mila euro. Secondo quanto ha dichiarato dal presidente della Giunta regionale Claudio Burlando la riduzione fiscale riguarda 220 mila liguri. L’opposizione di centrodestra si è astenuta dal voto ritenendo il provvedimento, che dovrà passare al vaglio del Governo, “propagandistico e privo di copertura finanziaria”.

Luigi Morgillo (Pdl) all’inizio della discussione ha chiesto la sospensione dell’esame del provvedimento ed il rinvio in commissione per ulteriori approfondimenti, ma tale richiesta è stata respinta con undici voti favorevoli e ventitrè contrari (centrosinistra). Morgillo ha motivato la sua domanda osservando che mancava la necessaria documentazione e che il provvedimento per essere approvato necessitava di certezze che solo il tavolo di monitoraggio che affianca la Regione nella gestione dei conti della sanità può fornire.

Morgillo, dopo aver affermato che non sono stati centrati gli obiettivi previsti dal Tavolo di monitoraggio che vigila sulla sanità, quindi se si taglia l’addizionale, è a rischio l’ottenimento del “fondino” di circa 35 milioni di euro, ha accusato la maggioranza di fornire “dati taroccati, documenti datati, riferiti ad altra epoca e raffronti con dati non omogenei”. Ha quindi illustrato un dossier che, a suo dire dimostrerebbe come gli obiettivi prefissati in realtà non sono stati raggiunti: “Ad esempio si prefissavano risparmi tra il 2007 ed il 2009 per beni e servizi, pari a 29,9 milioni di euro. In realtà arriveremo ad un aumento della spesa di 78 milioni di euro”.

“Su almeno tre obiettivi siamo inadempienti. Siamo certi che se abbassiamo le tasse, la Regione avrà il fondino? Il centrosinistra lascerà un buco pari almeno a quello che ha trovato” ha concluso l’esponente del Pdl. Alla richiesta di sospensiva, sollecitata anche dal consigliere Matteo Marcenaro (Moderati nel Popolo della Libertà), ha ribattuto il presidente della Giunta regionale, Claudio Burlando: “Non è vero che il rinvio non sposta nulla. Tutti i pensionati e lavoratori dipendenti possono avere queste detrazioni in busta già a gennaio. Approvando oggi, rispettiamo i tempi tecnici necessari. Per ottantaduemila contribuenti liguri, che possono avere di fatto uno sconto di 150 euro l’anno, l’ultima possibilità è questa. Non dimentichiamo che dobbiamo avere il doppio assenso da parte del Consiglio dei ministri e del Tavolo di monitoraggio”.

Le polemiche sono proseguite ancora tra Marcenaro (Pdl) che ha insistito sul fatto che la situazione dei conti della sanità ligure e preoccupante, e Nesci (Rifondazione) e Benvenuti (Pd). Infine è arrivato il commento dell’assessore al bilancio Giovanni Battista Pittaluga: “Oggi doveva essere una giornata di festa per la Liguria, visto che si approva un provvedimento di riduzione delle tasse. Sentire di colleghi che mostrano ostilità verso un provvedimento che potrebbe assicurare reddito ai liguri mi stupisce. Non è vero, come ha detto un consigliere, che la giunta ha portato le imposte al massimo. L’Irap in passato è aumentata solo per banche ed assicurazioni. Gran parte delle imprese è esentata dall’aumento. Il provvedimento addizionale Irpef è stato scaglionato. E’ innegabile che questa amministrazione ha trovato un disavanzo nella sanità, altrimenti non sarebbe scattato il piano di rientro, previsto quando il deficit supera il sette per cento. Quanto stiamo approvando oggi non è riconducibile a manovra elettorale, ma è riconducibile ad un preciso percorso che stiamo portando avanti. Mi preoccupa il quadro della sanità a livello nazionale. Il cosiddetto Patto per la salute non tiene conto dei nuovi Lea ed incentiva le strutture private. Nella sua stesura ha avuto un ruolo il ministero dell’economia”.

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