Borghetto, “Ottobre, piovono libri”: incontro con Furio Ciciliot

L'Amande

[thumb:14808:l]Borghetto Santo Spirito. Prosegue a Borghetto Santo Spirito l’appuntamento con “Ottobre, piovono libri”, la campagna di promozione della lettura promossa dal Centro per il Libro e la Lettura della Direzione Generale per i Beni Librari, gli Istituti Culturali ed il Diritto d’Autore del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in stretta sinergia con la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, con l’Unione delle Province d’Italia e con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani.

Borghetto Santo Spirito ha scelto, per il secondo anno consecutivo, di dedicare il mese ai libri di Liguria, quasi a voler proseguire, in ambito regionale, il programma estivo delle “Serate d’Autore”.

Dopo la piacevolissima presentazione de “Il mistero della bealera” di Nerina Neri Battistin, il secondo autore protagonista della rassegna “Ti presento un libro – Chiaccherata amichevole ed aperitivo con l’Autore”, sarà, sabato 24 ottobre alle ore 16,00, il professor Furio Ciciliot, già presidente della Società Savonese di Storia Patria e docente del master di secondo livello di Archeologia Marittima presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, che presenterà la seconda edizione ampliata de “La saponeria nella Liguria occidentale”, Sabatelli Editore, 2009.

Che cosa è un sapone? Un sale alcalino, sodico o potassico, degli acidi grassi: un detergente derivato da una infinità di sostanze grasse – di origine animale o vegetale – fatte reagire con basi alcaline attraverso un processo chimico detto saponificazione. Nell’epoca medievale, l’arte saponiera fu presente in Italia in poche aree ben circoscritte: la zona di Gaeta e, soprattutto, Venezia e la Liguria. La saponeria giunse in tali aree probabilmente dall’oriente, ma ben presto la Liguria diffuse le proprie conoscenze tecniche nel Mediterraneo occidentale, attraverso i propri artigiani che troviamo sia in Provenza sia a Siviglia.

Il sapone può derivare da molte materie prime: dall’olio di oliva o di altri semi vegetali (ad esempio cocco, sesamo, noce, semi di faggio, eccetera), ai vari grassi di origine animale (sugna, sego, grassi di pesce, della lana, della seta, eccetera), alle stesse ossa e parti di scarto della macellazione. Ed il sapone può servire ad una miriade di usi detergenti, oltre a quelli di bellezza o medicinali.

Il volume descrive le vicende storiche del sapone in un’area piuttosto circoscritta dell’Italia settentrionale, nel periodo che dal pieno Medioevo giunge fino ai giorni nostri. L’obbiettivo è descrivere l’arte saponiera che, nella Repubblica di Genova, si sviluppò soprattutto nel Ponente ligure; anche nella Liguria di Levante furono presenti alcune saponiere, ma il loro numero fu sempre piuttosto limitato.

A Genova e a Venezia furono attive numerose decine di laboratori artigianali e vere e proprie industrie che esportarono le loro conoscenze professionali e prodotti in varie altre aree, tra le prime le regioni padane, francesi e spagnole. Ma soprattutto sulla costa della Liguria che va da Genova fin quasi all’attuale confine francese si formò una vera e propria tradizione dell’industria saponiera, di frequente citata per l’eccellenza qualitativa raggiunta.

Una di queste località, Savona, è passata dalla leggenda alla storia come il luogo in cui venne inventato il sapone. Una delle tante versioni del racconto narra che, su una spiaggia della città ligure, un pescatore avesse dimenticato un paiolo contenente resti di olio di oliva ed altre sostanze contenenti della soda. La moglie, senza volerlo, fece cuocere a lungo tale composto ed il risultato fu appunto il sapone, in dialetto ligure savun, da cui il toponimo Savona.

Leggenda naturalmente, di cui è difficile risalire l’origine. A Savona comunque furono attivi saponifici a partire almeno dal XV-XVI secolo e presso la città vi è ancora uno degli ultimi impianti italiani a lavorare secondo il processo tradizionale.

Non esistono prove certe che il termine sapone abbia qualche derivazione da Savona (o viceversa): già Plinio (I secolo d.C.) racconta che i Celti adoperano un composto di sego (sepum) che prende il nome di sapone; il toponimo Savona compare per la prima volta nel 205 a.C. ed è probabilmente legato alla popolazione ligure dei Sabates. I due termini Savona e sapone compaiono quindi per la prima volta in un’epoca quasi contemporanea e riesce difficile, al momento attuale delle nostre conoscenze, trovare prove sufficienti di una loro parentela.

Una ricerca storica sul sapone, per la parte più antica, si basa quasi esclusivamente su fonti scritte. Al contrario della ceramica e del vetro, il sapone non lascia tracce archeologiche. Un materiale di uso così comune, che si presenta come una massa informe e poco appariscente, più o meno scura, viene di rado riprodotto in quadri o disegni. Il sapone non è un protagonista e nemmeno un accessorio della storia dell’arte: qualche volta lo troviamo in scene di bagno, legate magari a personaggi mitologici, che poco però aggiungono alle nostre conoscenze tecniche del prodotto. Le immagini di sapone sono quindi limitate nel numero e scarsamente significative.

La ricerca è stata divisa in tre parti principali: la prima descrive le materie prime e le tecniche antiche di saponificazione; i capitoli successivi individuano i momenti primari, quelli almeno finora individuati, della storia dell’industria saponiera della Liguria occidentale dal medioevo ad oggi; infine la terza ed ultima parte ricorda una delle ultime aziende che lavorano in questo settore secondo metodologie tradizionali (Stabilimenti Italiani Gavarry Spa di Albisola Superiore, Savona).

La manifestazione si svolge presso la sala conferenze di Palazzo E. Pietracaprina, alle ore 16,00, con ingresso libero. I pomeriggi saranno condotti da Graziella Frasca Gallo. In occasione delle presentazioni la Biblioteca effettuerà l’apertura straordinaria al pubblico dalle 15,30 alle 18,00.

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