[thumb:14868:l]Giustenice. Anche il Comune di Giustenice protesta contro l’ATO ed esprime un primo segnale chiaro in merito alla questione, dichiarando senza mezzi termini la propria “non adesione” al sistema di prvatizzazione dell’acqua. Il consiglio comunale, riunitosi venerdì sera, ha votato all’unanimità un documento con il quale viene espressa la contrarietà al processo di privatizzazione dell’acqua, che assegnerebbe a società miste pubblico private la gestione degli acquedotti. Il documento è stato approvato a intero consenso, trovando d’accordo sia la maggioranza guidata da Ivano Rozzi che gruppi di opposizione di Mario Forni e Paolo Rembado.
“Le motivazioni che hanno determinato la decisione – spiega il primo cittadino Rozzi – sono innanzitutto l’incongruenza delle quote di adesione al consorzio previste dalla Legge Regionale 39/2008 che sono formate su due parametri (territorio e abitanti residenti) che non individuano, proporzionalmente al servizio richiesto, l’esatta dimensione degli aderenti che deve anche tenere conto della fluttuazione dei non residenti, delle seconde case, delle strutture turistiche. Da temere presente inoltre che i costi e gli eventuali affidamenti (mutui, prestiti e quant’altro) accesi dall’ATO, vedranno i consorziati garantire per la quota di adesione, limitando ancor più la possibilità già risicata di mutuare degli enti”.
“Inoltre – prosegue il sindaco – non si evince da nessuna parte della legge regionale gli strumenti che porteranno a migliorare il servizio idrico a cui il nostro comune dovrebbe attenersi, molte delle questioni che richiedono un attenta esamina , dalla proprietà dei pozzi, a quella degli impianti non sono chiare. Basta andarsi a leggere le dichiarazioni rese dagli esponenti politici regionali in aula al momento dell’approvazione della L.R. 39 del 28 ottobre 2008 per accorgersi come sulla materia non vi sia stata completa comprensione allora e come i pareri al riguardo dei piccoli Comuni, di cui il nostro è parte, siano stati tutti improntati alla seria preoccupazione e alla necessità di prevedere forme di intervento differenti”.
“Sia nello Statuto che nella Convenzione – conclude Ivano Rozzi – non viene fatto nessun riferimento ai Comuni inferiori ai 1.000 abitanti che, salvo ovviamente il rispetto di alcuni requisiti, possono provvedere alla gestione diretto del servizio idrico”.