Economia

Le centrali Frascheri e Mu contro il latte alla spina

bicchiere di latte

[thumb:1079:l]Bardineto. Le centrali Frascheri e Mu alla carica contro il latte crudo. L’industria di trasformazione savonese prende posizione alla vigilia dell’inaugurazione a Cairo Montenotte, in piazza XX Settembre, del primo distributore di latte allo stato naturale, ovvero così com’è prodotto dalla mucca, prima ancora che venga pastorizzato e impacchettato.

Le aziende Frascheri e Mu sono schierate sulla stessa linea: “Il Ministero della Salute ha recentemente stabilito che le macchine erogatrici di latte crudo devono riportare in rosso l’indicazione chiaramente visibile ‘prodotto da consumarsi solo dopo la bollitura’. La bollitura significa un riscaldamento del latte a 100°. Cosa succede nel latte tra i 75° (temperatura di pastorizzazione) e i 100° (temperatura di bollitura)? Si bruciano proteine, vitamine e sali minerali. Si altera il gusto”.

Le argomentazioni delle due centrali savonesi fanno proprie le tesi di uno studio dell’ingegner Riccardo Pozzoli, esponente di Assolatte (associazione di categoria di Confindustria): “L’estendersi del fenomeno delle cosiddette macchinette o dispenser erogatrici di latte crudo, un fenomeno essenzialmente italiano, è un non senso sia sotto il profilo economico che sotto quello energetico e soprattutto sotto quello sanitario. La motivazione principale usata dai sostenitori non è quella che si tratta di un prodotto diverso, come effettivamente è, ma quella che si risparmia fino al 30% rispetto al latte fresco acquistato al supermercato. Questo non è vero, perché oggi al supermercato o al discount si possono trovare confezioni di latte con un ventaglio di prezzi che vanno da un minimo di 0,59 euro/l (un sottocosto non dichiarato) ad un massimo di 1,71 euro/l, con tanto di indicazione di origine del latte (obbligatoria per legge) che certifica trattarsi di latte italiano, contro un prezzo di 1 euro più il contenitore per il latte sfuso”.

La notizia dell’apertura di un distributore di latte crudo a Cairo, promosso dall’azienda Alcide Accusani che si occupa di agricoltura biologica e dalla Saint-Gobain Vetri, produttore di contenitori alimentari in vetro, ha subito messo sull’allerta le centrali di Bardineto e di Savona. Frascheri e Mu illustrano le critiche che muovono al prodotto “alla spina”: “Non è vero che è più digeribile, perché i globuli di grasso non sono omogeneizzati e questo comporta difficile digeribilità. Non è vero che è più gustoso, perché talvolta si percepisce l’aroma di stalla e c’è a chi proprio non piace. Non è vero che è ricco di proteine, perché ne contiene la stessa quantità del latte pastorizzato ed è con la bollitura che si danneggia il contenuto proteico. Non è vero che è particolarmente ricco di vitamine, perché il processo di pastorizzazione determina solamente una perdita da 0 a 10% di vitamine”.

L’industria di trasformazione elenca anche le malattie più frequentemente associate al consumo di latte crudo, dalla febbre tifoidea alla difterite alle infezioni streptococciche, e poi sottolinea: “Sarebbe corretto, ed anzi indispensabile, che al consumatore venisse data un’informazione completa di cosa significa assumere latte crudo senza le dovute precauzioni, in modo di consentirgli di fare le sue scelte a ragion veduta: se cioè assumersi una certa dose di rischio consumandolo tal quale o se farlo bollire, riducendo il rischio, ma rendendolo di qualità nutritiva nettamente inferiore al latte pastorizzato”.

Ai sostenitori del latte crudo che perorano la causa ambientale, affermando che con meno camion per il trasporto si riducono le emissioni di gas di scarico e quindi si risparmia energia, così rispondono le centrali del latte: “Non è vero: se sommiamo i consumi e i gas di scarico delle automobili utilizzate dai consumatori per comprare quotidianamente un litro di latte abbiamo un risultato certamente superiore, a parità di litri venduti”. A coloro che sostengono la causa del riciclaggio dei contenitori, le centrali replicano: “Attualmente le industrie utilizzano contenitori o totalmente riciclabili (vetro e PET) o riciclabili al 90% (poliaccoppiato carta-polietilene). Si spreca un numero inferiore di contenitori, riutilizzando le bottiglie dell’acqua o rilavando le bottiglie riempite in precedenza. E’ vero, ma i rischi igienico-sanitari derivanti dall’utilizzo di contenitori non perfettamente puliti si sommano a quelli derivanti dal latte crudo. Nel consumo di latte crudo, in caso di tossinfezione alimentare, come si può essere certi che la causa derivi dal contenuto o dal contenitore, di chi è la responsabilità penale, del consumatore o del produttore di latte?”.

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