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Savona, al via il restauro della chiesa di Sant’Andrea

Savona

[thumb:448:l]Savona. Hanno preso il via i lavori di ristrutturazione della chiesa di Sant’Andrea, posta nel centro storico savonese in piazza dei Consoli, che presentava, ormai in modo evidente, seri danni alla volta affrescata e alle decorazioni dorate dei capitelli, a causa delle infiltrazioni dovute alla pioggia. Il restauro si è reso possibile grazie al contributo della Regione Liguria ed ai proventi dell’8 per mille.

La chiesa sorge nel cuore dei “carruggi” di Savona. La base del prospetto è molto alto rispetto alla strada perché l’attuale via Sansoni, un tempo, proseguiva verso la collina del Monticello che, nel corso dell’ultimo decennio del XIX, venne tagliata per la realizzazione di via Paleocapa.
La facciata si presenta suddivisa in due ordini: il primo con colonne e lesene che sorreggono l’architrave; il secondo prevede una serie di lesene che inquadrano un ampio finestrone sovrastato dal timpano. L’interno si sviluppa con una grande aula su cui si aprono quattro cappelle e chiusa da un profondo presbiterio. Questo schema architettonico rispondeva al modello di chiesa della Controriforma ed in particolare a quello delle fondazioni gesuitiche che proprio nello sviluppo di un’aula priva di navate permetteva la concezione dell’edificio sacro come centro della predicazione accentrando l’azione liturgica alla zona dell’altare.

La costruzione realizzata probabilmente su progetto di Andrea Pozzo, fu conclusa nel 1716 quando venne celebrata la prima messa, mentre il prospetto principale venne terminato nel 1720. Nel 1773 subentrano ai Gesuiti i preti della Missione che furono allontanati in seguito al periodo napoleonico ed alla soppressione degli ordini religiosi. Nel frattempo la comunità parrocchiale di sant’Andrea è sfrattata dalla chiesa di sant’Agostino che, insieme al convento, viene utilizzata per scopi civili (la chiesa diventa un magazzino e il convento trasformato in carcere ancora oggi in essere). In seguito a ciò la chiesa di sant’Ignazio viene assegnata, da Papa Pio VII, alla comunità di sant’Andrea. L’edificio sacro cambia così denominazione e viene intitolato al santo apostolo come si legge anche nel prospetto di facciata e come testimoniato dalla monumentale statua marmorea del 1918 che troneggia sull’altar maggiore. L’edificio è sovrastato, sulla sinistra, da un campanile, ormai completamente inglobato dai palazzi costruiti lungo via Paleocapa, con cupola a cipolla, elemento che presenta un caso particolare per il territorio ligure.

All’interno si aprono quattro cappelle che mantengono tutte le balaustrate marmoree con colonnine ed i relativi altari. Le cappelle sono tutte affrescate con finte architetture che si aprono su logge a giardino; sul cielo è aperto un oculo con raffigurate scene con sant’Ignazio o san Francesco Saverio (anch’egli gesuita). Nella prima cappella è conservata la pala d’altare dell’Immacolata Concezione con san Francesco di Sales opera di Giovanni Agostino Ratti pittore savonese. L’opera fu eseguita nel 1749, come è possibile leggere, insieme alla firma dell’autore, in una delle piastrelle del pavimento. Nell’oculo l’affresco raffigura sant’Ignazio che benedice san Francesco Saverio in partenza per le Indie.

Nella seconda cappella si conserva l’opera più importante che è una tavola lignea, opera di Defendente Ferrari, con raffigurata la Madonna del Buon Consiglio in trono con il bambino ed un committente. La tavola è racchiusa da una grande dipinto su tela opera di Giuseppe Bozano. Grazie ai contributi della Compagnia San Paolo di Torino e della Fondazione Agostino De Mari della Cassa di Risparmio di Savona, è stato avviato il restauro delle opere d’arte conservate nella cappella della Madonna del Buon Consiglio. Sopra l’altare marmoreo è conservata una grande pittura su tela che racchiude al centro la tavola di Defendente Ferrari raffigurante la Madonna del Buon Consiglio che sorregge con la mano il Bambino seduto sul suo ginocchio destro. Il trono presenta motivi classici a candelabra ed è ricco di intarsi marmorei. Il dossale, semicircolare, racchiude, come in un’abside, la Vergine.

La scena è delimitata da una stretta architettura prospettica illuminata da un oculo al centro. Sulla sinistra è la figura del committente mentre, a destra, un angelo è raccolto in preghiera. In alto due angioletti poggiano sul capo della Madonna una preziosa corona. L’opera era probabilmente la tavola principale di un polittico oggi disperso conservato nella chiesa di sant’Agostino che sorgeva di fronte alla Torretta. Per la tavola di Defendente Ferrari non è stato ad oggi stato ritrovato un documento di pagamento all’artista o notizie che possano ricondurre direttamente a questo pittore nato a Chivasso tra il 1480 e il 1485 e attivo in particolare nel Piemonte nord-occidentale dal 1509 al 1535 circa. Utilizzava in particolare tavole di pioppo ed era conosciuto anche per le splendide cornici in legno intagliato e dorato che impreziosivano le sue opere pittoriche. La tavola fu attribuita a Defendente da Gian Vittorio Castelnovi in occasione di alcuni restauri eseguiti dalla Soprintendenza nel territorio della nostra diocesi nel 1951.

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