Cronaca

Attentato incendiario ad Albenga: fuori pericolo l’intossicato

albenga - tentato omicidio vicoli incendio

[thumb:11919:l]Albenga. E’ fuori pericolo Abdel Aziz Zahiri, il bracciante marocchino di 31 anni scampato per un soffio alle fiamme appiccate in via Scotto, ad Albenga, da un gruppo di giovani italiani con intenti punitivi. Dal 26 aprile l’uomo è ricoverato all’ospedale San Martino di Genova, dove era arrivato in fin di vita per la grave intossicazione.

Con i nuovi fermi disposti giovedì scorso, sono saliti a otto gli indagati per l’esecuzione dell’attentato incendiario, praticato con lo sversamento di una tanica di benzina nei pressi del dormitorio utilizzato dai marocchini con i quali, poco prima, gli italiani avevano scambiato colpi proibiti in una zuffa feroce.

Insieme a Simon Gheno, 18 anni, e ai tre minorenni V.M. e D.Z., di 17 anni, e G.G., di 15, dovranno rispondere alla giustizia anche i fratelli Mirco e Giuseppe Corradengo, rispettivamente di 23 e 24 anni, Thomas Selvaggio, 19 anni, residenti ad Albenga, e Matteo Sorrenti, 22 anni, di Ceriale. Anche per loro le imputazioni sono quelle di tentato omicidio e incendio doloso con l’aggravante, che dovrà essere soppesata dall’autorità giudiziaria, dell’odio razziale.

Secondo gli inquirenti, il “commando” composto da giovanissimi si è mosso coordinatamente, spinto da consapevoli propositi di vendetta. All’origine della rissa fra i due gruppi, una discussione nata dal fatto che uno degli italiani, nottetempo, strava orinando in un vaso sotto l’abitazione dei magrebini mentre i compagni parlottavano ad alta voce disturbando il sonno degli immigrati.

Così il sindaco di Albenga, Antonello Tabbò, che insieme all’assessore Romano Minetto ha deciso di scendere materialmente al fianco della polizia municipale durante i servizi notturni: “Spetta a noi comprendere come Albenga si trasformi di notte. In questi anni è stato fatto molto ma in questo particolare momento la presenza deve essere più incisiva. Con questo non si vuole intralciare il lavoro delle forze dell’ordine né confondersi con chi ha competenze indispensabili per garantire l’ordine pubblico. Serve invece potersi confrontare con gli agenti, capire le loro difficoltà per poi procedere in modo più consapevole a livello istituzionale”.

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