Cronaca

Fallimento Cosso: il Comune di Giustenice chiamato a pagare danni milionari

[thumb:11873:l]Giustenice. Una prima richiesta milionaria di risarcimento danni è pervenuta al Comune di Giustenice per la conclusione giudiziaria del contenzioso nato dal fallimento della società L.M.C. del gruppo Cosso. La cifra è iperbolica: 1 milione e 800 mila euro. Ma è destinata a lievitare con il computo della rivalutazione monetaria e degli interessi maturati.

Sulla scorta della sentenza definitiva che ha dato ragione al privato, l’avvocato difensore dell’imprenditore ed il curatore fallimentare hanno inviato al sindaco Lazzaro Giordano Serrato la domanda di un maxi risarcimento per “tutti i danni a qualsiasi titolo subiti” in conseguenza degli atti amministrativi del Comune dichiarati illegittimi e annullati dal Consiglio di Stato.

Una batosta per le casse comunali del paesino della Val Maremola, che non raggiunge i mille abitanti. La diffida di pagamento recapitata all’amministrazione comunale, valevole come costituzione in mora, quantifica i danni in “un importo non inferiore a 1.800.000 euro”. Volge così al termine l’annosa vicenda della controversia tra il Comune di Giustenice e l’imprenditore Domenico Cosso che aveva visto l’ente pubblico, nonostante l’avversa pronuncia del Tar, presentare ricorso al Consiglio di Stato. Se le traversie giudiziarie sembrano chiuse, la quantificazione dei danni che il Comune è chiamato a pagare è ancora aperta e la cifra, secondo alcuni, è destinata almeno a raddoppiare.

La faccenda ha origine con l’assegnazione per asta pubblica del palazzo costruito dalla fallita “Rio Veggiu” di Farinazzo in frazione San Lorenzo: nel 1989 l’immobile va alla ditta L.M.C. di Cosso, che eredita (e scopre solo successivamente) che l’edificio acquistato risulta per circa un 30% difforme dalla volumetria autorizzata. Nel 1990 una lettera anonima segnala alla Procura della Repubblica irregolarità edilizie. Poco dopo, l’amministrazione comunale allora in carica annulla l’intero piano di lottizzazione, senza portarlo però in consiglio comunale, rendendo “abusivi” tutti i 50 appartamenti (annullamento che il Consiglio di Stato, con sentenza dello scorso agosto, ha dichiarato illeggittimo).

All’inizio degli anni Novanta il complesso residenziale è praticamente completato, ma l’impresa edile è costretta a chiudere il cantiere e ad interrompere la commercializzazione degli alloggi. Inizia qui il declino economico di Domenico Cosso, che si vede privato della prima fonte d’approvvigionamento di liquidità, quale era l’operazione immobiliare di Giustenice nei piani delle aziende di famiglia, costrette al fallimento in un effetto domino.

[image:11871:r]Nel 1994, quando già il danno diretto derivato dalla chiusura del cantiere ammonta ad una somma che corrisponde a circa 4 milioni di euro odierni, l’imprenditore presenta un’ottantina di domande di condono edilizio, versando al Comune circa mezzo miliardo di vecchie lire. Di fatto sanando l’intero edificio anche quando i due terzi erano conformi agli strumenti urbanistici originali.

“Per lungo tempo abbiamo evidenziato le problematiche della vicenda, preannunciando come la responsabilità patrimoniale del Comune e la pervicace ostinazione della maggioranza potessero trascinare il paese nel dissesto economico – afferma il capogruppo di opposizione Mario Forni, di Forza Giustenice – Ci auguriamo che di fronte alla domanda di un risarcimento milionario, che dalla minoranza avevamo paventato e cercato vanamente di scongiurare, il sindaco prenda al più presto una posizione. Non è il momento ora di fare basse speculazioni, ma di guardare all’interesse del paese. Non è giusto che la comunità paghi gli errori di alcuni amministratori, con conseguenze non solo economiche, ma morali. Sarebbe opportuno, in questo momento, che un Commissario ad acta inviato dalla Prefettura tuteli il Comune e traghetti questa fase delicata verso le elezioni”.

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