[thumb:1458:l]Liguria. Trasformare i parchi in aule a cielo aperto, in luoghi di sperimentazione scientifica, in laboratori che studiano modelli da estendere poi a tutto il territorio; incentivare il contatto tra universitari e neolaureati con le realtà territoriali delle aree protette, favorendo la crescita di stage, tirocini; promuovere le attività di studio e di ricerca a livello universitario e post universitario, provvedendo poi a divulgare adeguatamente i risultati delle attività svolte attraverso incontri, seminari, concorsi. Sono alcuni degli obiettivi del protocollo di intesa, che durerà cinque anni, firmato stamani a Genova tra Università di Genova, Regione Liguria, Sistema Regionale delle Aree Protette e Associazione Alta Via dei Monti liguri.
Nel protocollo, che non comporta alcun onere finanziario diretto per i firmatari, vengono fissate alcune delle modalità con cui verrà favorito lo scambio di conoscenza ed esperienze tra Università, Regione e Sistema delle Aree Protette. Queste ultime e la Regione, renderanno ad esempio disponibili risorse, appoggio logistico e assistenza per studenti e neolaureati, eventualmente fornendo rimborsi spesa, materiali, attrezzature e ospitalità. L’Università, invece, incentiverà e approfondirà l’attività didattica e di ricerca nelle Aree Protette, e renderà disponibili i risultati di tali ricerche a Regione e Aree Protette stesse.
“I parchi sono un laboratorio di eccellenza, e il rapporto con un’altra eccellenza come l’Università è di estrema importanza, perché consente un interscambio di notizie e conoscenze”, ha spiegato stamani prima della firma del protocollo Franco Zunino, assessore regionale all’Ambiente, che ha poi sottolineato: “Se vogliamo costruire un modello sostenibile per la nostra regione, questo protocollo è un modo per esportarlo al di fuori dei parchi, che non devono essere un sistema chiuso”.
“Ogni ente parco ha già al suo interno due rappresentanti dell’Università – ha aggiunto Marco Firpo, delegato del Rettore per le Aree Protette – Il loro compito è portare avanti la didattica, la ricerca in una sede preferenziale come quella di un’area protetta, e la valorizzazione del bene geologico e biologico”.