[thumb:11041:l]Finale Ligure. Una spiaggia lunga 700 metri, realizzata con l’impiego di materiale di cava. E’ l’idea associata al progetto per il riutilizzo delle ex cave Ghigliazza di Finale e che vorrebbe la formazione di una riva pietrosa, composta per buona parte da sassi del diametro variabile dai 5 ai 15 centimeri. Una prospettiva non semplice per i vincoli che pone la morfologia del litorale. Secondo gli ambientalisti, anzi, provocherebbe un danno ambientale con la distruzione quasi completa del “beach rock” che ospita, insieme ad altre specie, anche il polichete “Sabellaria Alveolata”, anellide molto sensibile ai ripascimenti delle spiagge effettuati con materiale grossolano.
Si aggiunge anche questo aspetto, che riguarda il tratto sul mare antistante, tra i punti contestati del progetto, che già ad aprile dovrebbe registrare il passaggio in consiglio comunale prima dell’avvio alla Conferenza dei servizi deliberante. Secondo l’auspicio della Ghigliazza, in estate inizierebbero le opere per la messa in sicurezza della cava e lo smaltimento dei materiali. Giovanni Melioli, amministratore della società, nel ribadire che ci vorrà almeno un anno per rinaturalizzare la zona, ha garantito l’impegno per la costruzione di albergo a cinque stelle, palazzetto dello sport e infrastrutture in base agli accordi con la pubblica amministrazione.
Sulla proposta di centrale solare, intanto, gli ambientalisti riconoscono “alcuni passi avanti”. Come si legge nel nuovo progetto presso l’Urban Center del Comune, “i gradoni rinaturalizzati potranno essere utilizzati anche per il posizionamento di pannelli fotovoltaici al fine di realizzare una centrale elettrica”. Un’affermazione importante per i portavoce dei Verdi finalesi, Simona Simonetti e Gabriello Castellazzi, che però affermano: “Riteniamo che questo obiettivo possa essere raggiunto benissimo senza l’ulteriore scavo di un milione di metri cubi di roccia, purtroppo ancora previsto nel progetto, intervento che secondo noi sarebbe di fatto una riapertura delle cave per alcuni anni”.
Una soluzione alternativa viene avanzata quando lo stesso progetto prospetta di poter “rimodellare la grande depressione al centro della cava con l’apporto di materiale derivante dalla sistemazione della parte alta o in alternativa tramite l’autorizzazione per una discarica di inerti”. “La soluzione potrebbe appunto essere l’utilizzo di inerti provenienti dagli scavi delle gallerie per la nuova linea ferroviaria” commentano Simonetti e Castellazzi, aggiungendo poi in linea generale: “Il progetto purtroppo è ancora carente riguardo alla Valutazione di Impatto Ambientale e manca va Valutazione di Incidenza che deve superare l’esame dell’Ufficio Ambiente della Regione Liguria”.
Secondo Legambiente, il progetto di riqualificazione delle aree Ghigliazza è “un’operazione immobiliare con dimensioni senza precedenti consistente in nuovo cemento sul fronte mare con la definitiva penalizzazione di un sito di interesse naturalistico ed archeologico unico”. “Questo progetto è assolutamente inaccettabile, anche perché, in questo caso, a differenza del progetto del trasferimento Piaggio, non ci sono motivazioni sociali e occupazionali a sostegno di un sacrificio ambientale: tutti i lavoratori delle cave sono stati licenziati da tempo, anche grazie ad una inconsueta procedura di liquidazione” osserva Sergio Uras, presidente del Circolo Legambiente Arene Candide.
“Inoltre la zona di ‘riqualificazione’ è immersa nel SIC che lambiva invece l’area Piaggio e la cosiddetta ‘bonifica’ porterà volumetrie residenziali e non là dove ora non c’è un metro cubo edificato, a parte i pochi manufatti dedicati all’attività estrattiva” prosegue Uras, che aggiunge: “Non esistono nemmeno motivazioni di urgenza o altre emergenze ed in questo caso l’opzione zero è per il momento la migliore soluzione: anche se occorrerà più tempo, Legambiente ritiene che sia meglio attendere e realizzare un progetto di reale bonifica e recupero delle aree, che affrettarsi in un progetto di ulteriore, irreversibile cementificazione”.