[thumb:10505:l]Liguria. “Ora che la crisi ha fatto ulteriormente emergere il ruolo centrale delle piccole e medie imprese nell’economia, tutti corrono a farsi rappresentanti e portavoce delle stesse Pmi”. E’ una critica aperta a non poche associazioni di categoria quella che viene mossa da Roberto Minerdo, presidente di Confapi Liguria, che rappresenta le imprese private, dai pochi sino ai 250 dipendenti.
“Quando noi, da sempre rappresentanti delle Pmi, ponevamo l’accento sull’importanza della categoria che rappresentiamo fin dalla nostra fondazione come Api e Confapi, venivamo spesso snobbati o tenuti in scarsa considerazione. Oggi – prosegue Minerdo – quando la recessione fa emergere il vero ruolo, determinante, delle Pmi sono molti quelli che cercano di saltare sul carro dicendo quel che noi affermiamo, spesso inascoltati, da anni”.
Per il presidente di Confapi Liguria, l’associazione che negli ultimi mesi ha registrato un aumento notevolissimo di adesioni, “tra i tanti effetti negativi della crisi attuale ce n’è anche qualcuno positivo, come quello di far emergere il ruolo centrale del lavoro e dell’impresa per lo sviluppo socioeconomico di un paese. Sembra una banalità, ma ci voleva una crisi per poterlo affermare”.
Lo stesso Minerdo all’incontro svoltosi giovedì ad Alessandria e promosso da Api Alessandria, Api Piacenza e Confapi Liguria ha criticato decisamente un atteggiamento di un certo mondo ligure “sempre assente ad appuntamenti importanti per lo sviluppo economico”.
“Se la Liguria non saprà guardare oltre i suoi confini e confrontarsi come fa una realtà giovane com’è Confapi Liguria vincere le sfide dell’economia e dello sviluppo risulterà sempre più arduo”.
“Vedo – aggiunge Minerdo – quel malvezzo di un essere Genova-centrici senza riuscire a guardare a tutta la regione e, soprattutto, non volendo cogliere opportunità di confronto con le regioni partners più vicine come il Piemonte, l’Emilia e la Lombardia. La crisi la si vince tutti insieme senza limitare la visione e gli interventi nell’ambito troppo stretto dei confini regionali, o peggio ancora del capoluogo. Esempi in tal senso, purtroppo, non mancano”.