Cronaca

Albenga, aborti facili: il Cav-i chiede l’intervento di ispettori ministeriali

Albenga - Ponte sul Centa

[thumb:30:l]Albenga. Il caso del consultorio familiare dell’Asl 2 Savonese che avrebbe rilasciato un certificato di interruzione di gravidanza a una donna che non era incinta ha ormai acceso i riflettori sulla città di Albenga e non cessa di far discutere. Ginetta Perrone, presidente di Scienza e Vita ingauna e vicepresidente del Centro Aiuto Vita, ha inoltrato una lettera al ministro del welfare, Maurizio Sacconi, e al sottosegretario alla salute, Ferruccio Fazio, perché da Roma mandino ispettori nel consultorio albenganese per verificare le procedure operative secondo le quali, negli ultimi cinque anni, sono stati rilasciati i certificati di aborto.

“L’Asl di Savona e il consultorio di Albenga non possono derubricare la salute della donna, violando la Legge 194/78 che garantisce la tutela sociale della maternità prima ancora che l’aborto” osserva Ginetta Perrone, alludendo all’esposto alla Procura della Repubblica di Savona presentato da Eraldo Ciangherotti, presidente di Federvita Liguria, contro il consultorio familiare pubblico albenganese. “Il personale sanitario – prosegue la Perrone – non può venire meno alla deontologia professionale che prevede, secondo la legge, un chiaro protocollo operativo. E’ vergognoso che un medico, in qualità di pubblico ufficiale, rilasci un certificato che attesta una gravidanza in corso, in mancanza di alcun accertamento e soprattutto della gravidanza. Basterebbe leggere con attenzione la legge 194 e applicarla. Sarebbe già un grosso passo avanti nel sostegno alla donna che non viene considerata neppure degna di una visita specialistica”.

“Auspichiamo che, andando avanti di questo passo e disattendendo il protocollo operativo, non si arrivi anche ad ottenere un certificato di interruzione di gravidanza attraverso le vie brevi, per interposta persona o anche, al limite, con un semplice fax telefonico” conclude Ginetta Perrone.

La direttrice sanitaria dell’Asl 2, Claudia Agosti, ha assicurato di aver avviato “verifiche per controllare che le attività svolte nel consultorio siano in linea con i parametri stabiliti dalla legge”. Secondo la direttrice, “negli ultimi tre anni il numero di interruzioni di gravidanza certificato dalla struttura è sostanzialmente immutato”. “Le interruzioni di gravidanza – precisa – vedono per oltre la metà dei casi, duecento circa nell’ultimo anno, oltre la metà di cittadine straniere. Si tratta comunque di persone tutte maggiorenni e quindi si presume consapevoli delle proprie scelte”.

Il caso di Albenga ha attirato l’attenzione anche del Movimento Italiano Genitori (Moige), che vi ravvisa un indice di poca attenzione nei confronti delle donne e della pratica dell’aborto. Il Moige chiede alle istituzioni un intervento deciso sulla questione aborto, articolato in tre punti: una politica di sostegno alla maternità fatta di sostegni economici, incentivi anche fiscali per la natalità allargata (premiando la scelta di chi decide di mettere al mondo più figli) e infine una maggiore attività di prevenzione, aprendo i consultori all’associazionismo.

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