Sport

Impianti sportivi: nel Savonese strutture obsolete e inadeguate

Stadio Bacigalupo

[thumb:9077:l]Savona. A Savona si parla sempre più frequentemente di un nuovo stadio, in sostituzione dell’obsoleta struttura del Bacigalupo, mentre i lavori per la copertura della piscina di corso Colombo sono ripartiti dopo uno stop di due anni e mezzo. A Vado Ligure è stato progettato un nuovo palasport, così come a Loano è pronta a partire la realizzazione di un nuovo impianto. Nei progetti di riutilizzo delle ex cave Ghigliazza, a Finale, sono previsti palazzetto dello sport e piscina. Oltre a questi, gli esempi in provincia di Savona sono tanti: l’esigenza di investire nella realizzazione di nuovi impianti sportivi e nella ristrutturazione di quelli già esistenti è considerata una delle priorità. Tuttavia, per svariati motivi, raramente viene messe in pratica con rapidità.

Negli ambienti sportivi sono ben accolti progetti e proposte, ma gli interventi sono richiesti con urgenza. L’attuale situazione è sotto gli occhi di tutti coloro che praticano o seguono le vicende delle locali società sportive. Le prime “vittime” della carenza di valide strutture sono proprio i sodalizi sportivi, spesso costretti a fare i conti con palestre “intasate” dalle troppe richieste di utilizzo, per contendersi le quali devono fare i salti mortali, svolgendo allenamenti ad ore impensabili e con breve tempo a disposizione, per cedere il posto alle altre discipline.

E dire che, secondo le rilevazioni, In Liguria c’è un impianto sportivo ogni 203 abitanti, il doppio rispetto alla media nazionale che è di uno ogni 400 abitanti. Ma la maggior parte delle 7930 strutture della regione sono piccoli impianti obsoleti, male utilizzati e troppo costosi, tanto che più dei due terzi dei 3,5 milioni di euro che la Regione Liguria ha speso nel 2007 per lo sport sono serviti per la sola impiantistica (in media, le altre regioni stanziano per gli impianti la metà dei contributi).

Nel Savonese, i casi più eclatanti sono noti a livello nazionale. La Rari Nantes Savona è stata costretta a rinunciare a prendere parte alla Coppa Len, per disputare la quale è necessario un impianto coperto; anche per il campionato vige tale regola ma la Fin ogni anno concede una deroga alla squadra biancorossa. Il sodalizio savonese ne paga le conseguenze perdendo visibilità in televisione: per le dirette RaiSport negli anticipi serali è rischiesta una struttura “indoor”.

Da un paio di anni il basket è salito alla ribalta con la Tirreno Power di Vado Ligure, entrata nelle prime 60 squadre d’Italia della palla a spicchi. La formazione del presidente Roberto Drocchi, in B2, aveva potuto ancora giocare nel “pallone” dei Giardini a mare, mentre le sue rivali si esibivano in palazzetti dello sport degli di tale nome. La tensostruttura, gelida di inverno e bollente d’estate, non poteva certo ospitare la serie B1. Buon per i vadesi, hanno trovato ospitalità nella vicina Quiliano, in un palasport valido e rinnovato, ma dalla capienza comunque inferiore rispetto alla maggior parte dei teatri dell’attuale A Dilettanti.

Per quanto riguarda il calcio, la capienza del Bacigalupo di Legino è stata ridotta a 2 mila posti e le “curve” sono da anni inagibili perché potrebbero “crollare”. Non che le squadra savonesi, alla luce dell’attuale situazione, attirino migliaia di spettatori, ma in ottica futura è difficile nutrire ambizioni consapevoli di dover poi fare i conti con certi limiti. Tanto che, dopo la mancata promozione di un paio di stagioni fa, alcuni tifosi delusi ipotizzarono che la società preferì rinunciare al grande salto perché conscia di dover fare i conti con un impianto inadeguato.

Da ponente a levante i casi sono innumerevoli. Clamoroso quello di Varazze: la squadra di Promozione, con recenti trascorsi in Eccellenza, è sempre costretta ad emigrare; stessa sorte tocca al San Nazario in Prima Categoria: il decadente Pino Ferro può ospitare, al massimo, partite a livello provinciale. Albenga vanta un impianto dalla capienza più che sufficiente, ma senza una tribuna coperta. E ci sono squadre cittadine, come il Pontelungo, costrette a svolgere la propria attività in strutture tutt’altro che accoglienti quali il Massabò di Leca. Ad Alassio è in fase di realizzazione il nuovo stadio mentre, nel frattempo, da tanti anni, la squadra giallonera vaga tra Garlenda e Villanova d’Albenga.

Nella pallavolo Savona vanta una squadra in una categoria nazionale, la B2, ma pochi lo sanno. La B4 Metaltemple gioca alla Massa di Albisola o a Varazze, mentre nella città della Torretta sono in tanti a chiedere un “vero” palasport, considerate le ristrette dimensioni del palazzetto di corso Tardy e Benech. Ed il Sabazia Ecosavona, di Vado Ligure, vola anch’esso verso la serie superiore giocando in una tensostruttura.

Gli sport cosiddetti “minori” e le società più piccole spesso se la passano ancora peggio. L’esempio principale è rappresentato dall’hockey su prato: la squadra che porta in giro il nome di Savona in tutta la Penisola è costretta a giocare a Genova; mentre i Pirates di football americano si esibiscono nel Savonese ma su terreni poco consoni alla loro pratica. Gli sportivi di più discipline, atleti o dirigenti che siano, stanno mostrando tutta la loro passione proseguendo le attività in una situazione tutt’altro che favorevole. Il rischio, però, è che siano sempre più coloro che, dovendo fare i conti con spese di affitto elevate per impianti che non le valgono, trasferte “forzate”, orari di utilizzo scomodi e troppo ristretti, abbandonino la loro passione causando un impoverimento di un patrimonio sportivo già attualmente tutt’altro che esaltante.

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