Cronaca

Botte a madre e sorella, minacciate con l’accetta: denunciato

Polizia - Questura

[thumb:4863:l]Savona. Picchia abitualmente la madre e la sorella e le costringe al silenzio sotto la minaccia di un’accetta. Per questo, con le accuse di maltrattamenti, violenza e minacce, un savonese di trentaquattro anni, iniziali M.M., è stato denunciato dalla polizia. Teatro della brutalità le pareti domestiche di un appartamento in via Bresciana, a Legino, in prossimità di via fratelli Grondona.

La storia di vessazioni è venuta alla luce quando gli operatori della squadra volante sono intervenuti nell’alloggio, dove era in corso una lite in casa. I vicini, allarmati dalle urla, hanno chiamato il 113. Gli agenti arrivati sul posto si sono trovati di fronte alla madre e alla sorella dell’uomo, terribilmente impaurite e incapaci di dire una sola parola. Lui invece era in evidente stato di escandescenza.

E’ stata la sensibilità professionale degli agenti a convicere le due donne a riferire quanto stava accadendo, dopo il mutismo iniziale. Ne è emerso il racconto delle botte continue, ormai perduranti da qualche mese, e dell’assoggettamento da parte del congiunto. L’abitazione è stata perquisita. In una stanza da letto, i poliziotti hanno rinvenuto un’accetta e un nunchaku, la temibile arma orientale composta da due bastoni legati da una catena.

Con l’accetta il trentaquattrenne minacciava la madre e la sorella, mantenendole in una cortina di terrore. Forse per passione personale, invece, la detenzione dell’arma cinese. Per ragioni ancora al vaglio degli inquirenti, ma che sarebbero riconducibili all’indole violenta (non all’uso di alcool o sostanze), l’uomo sarebbe solito malmenare le due donne e le botte sarebbero state ancor più gravi quando in famiglia erano in corso litigi, anche per futili questioni.

La due donne continuano attualmente a vivere nell’alloggio con il loro aguzzino, nei confronti del quale, però, l’autorità giudiziaria potrebbe decidere di adottare un provvedimento immediato. L’uomo è stato anche denunciato per minacce a pubblico ufficiale, in quanto all’arrivo dei poliziotti ha pronunciato parole intimidatorie nei confronti di uno di loro (“Quando ti trovo per strada, te la faccio pagare”).

“I maltrattamenti in famiglia appartengono a quel tipo di reati che spesso non emergono a causa della paura radicata nelle vittime, che si trincerano dietro ad un muro omertoso – sottolinea il dirigente della squadra volante della Questura savonese, Donato Velleca – Spesso la violenza domestica passa sotto silenzio. Invitiamo invece chi patisce questo genere di maltrattamenti a parlare con la polizia, a difendere la propria integrità fisica e la propria dignità. Abitudine e rassegnazione caratterizzano molto spesso chi subisce questi reati che possono anche portare a conseguenze ben più gravi. Nel caso di via Bresciana, la lodevole capacità degli agenti ha permesso di instillare fiducia nelle due donne, che si sono persuase a parlare e a raccontare la loro storia”.

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