Economia

Tirreno Power, Giacobbe: “Il progetto di ampliamento può essere contrastato”

[thumb:10204:l]Vado Ligure. Il sindaco di Vado Ligure, Carlo Giacobbe, ha chiesto a Tirreno Power l’adeguamento degli impianti alle normative italiane ed europee. Il parere del Via nazionale favorevole all’ampliamento, infatti, ha indotto l’amministratore vadese a rinvigorire l’opposizione all’ipotesi di potenziamento: “Non si può concedere prolungamenti alla vita di impianti a carbone con efficienza ridotta che generano emissioni superiori a quelle consentite dalla tecnologia recente. L’ampliamento è evidentemente contrario a quanto deciso dallo stesso governo in materia di abbattimento delle emissioni di CO2. Impianti inefficienti come quelli attuali non potranno arrivare al 2020, ma bisogna iniziare ad intervenire ora e la legge ora ce lo consente. Tirreno Power deve comprendere che la sua presenza su questo territorio è già ampiamente invasiva ed è necessario un salto di qualità, rinunciando a mire ‘espansionistiche’ e confrontandosi per costruire un rapporto più positivo con le comunità che in questo territorio vivono”.

Il primo cittadino vadese invita a smorzare le accuse agli enti locali: “Sono polemiche ingiuste e sciocche, perché le amministrazioni locali non hanno avuto posizioni ‘soft’, come qualcuno ha insinuato. Il fatto è che ci sono normative e una politica nazionale ed europea che consentono l’utilizzo del carbone come una delle principali fonti energetiche, mentre i poteri degli enti locali sono limitati”. Nel documento espresso dalla commissione Via nazionale, secondo Giacobbe, “ci sono molte contraddizioni che saranno fatte valere in sede di ricorso se il Ministero dell’Ambiente avallerà il parere. Una di queste contraddizioni è macroscopica e riguarda gli interventi di ristrutturazione dei gruppi esistenti a carbone. A fronte di una molto limitata riduzione delle emissioni, si prolunga la vita praticamente all’infinito a impianti ormai di concezione superata, con una efficienza molto ridotta e con emissioni molto superiori a quelle prodotte da impianti più moderni”. “Paradossalmente – prosegue – è lo stesso progetto del nuovo gruppo a mettere in risalto questa arretratezza tecnologica e ambientale. Tra i gruppi esistenti e quelli progettati c’è una differenza del 20% in efficienza, differenza che si riflette sull’impatto ambientale in misura almeno pari”.

Il decreto legislativo del 2005 che attua la direttiva europea sulla prevenzione e riduzione integrale dell’inquinamento, prevede che gli impianti produttivi debbano conseguire l’autorizzazione integrata ambientale, che può essere rilasciata se si rispettano alcuni principi generali, tra cui l’applicazione “in particolare delle migliori tecniche disponibili” e l’utlizzo efficace dell’energia. “Tirreno Power – commenta il sindaco di Vado – non ha ancora ricevuto l’autorizzazione integrata ambientale, di competenza statale, e non si può dire che i gruppi a carbone rispettino i principi della legge. Il progetto di ampliamento deve essere accantonato definitivamente. Adesso però bisogna parlare della trasformazione e dell’adeguamento dell’esistente non solo alle migliori tecnologie, ma alle leggi italiane ed europee. Qualsiasi atto amministrativo statale che non si muovesse su questa linea sarebbe palesemente contrario alla legislazione in vigore. Siccome l’autorizzazione non è stata rilasciata, chediamo al Ministero competente di inserire come prescrizione, assieme a numerose altre, l’adeguamento degli impianti a quanto prevede la legge. L’alternativa è il depotenziamento della centrale, con la fermata dei gruppi a carbone perché non più idonei”.

[image:10205:l]La proposta di Giacobbe porterebbe ad una riduzione di circa il 71,4% delle emissioni di ossidi di zolfo, il 46,6% degli ossidi di azoto, il 56,3% del particolato totale sospeso, e del 42% del particolato sottile secondario (calcolato presupponendo in maniera cautelativa un fattore di conversione del 50% per gli ossidi di zolfo e del 60% per gli ossidi di azoto). E’ il dato tecnico elaborato dal dottor Paolo Franceschi, responsabile ligure del Coordinamento dei Comitati dei Medici per la Salute e per l’Ambiente. “La proposta del sindaco Giacobbe presenta aspetti positivi e altri meno – osserva il dottor Franceschi – Finalmente si riconoscono i dati da noi presentati dal momento della prima presentazione del progetto di ampliamento di Tirreno Power. Ma la situazione, gravissima adesso, era ancora più grave in passato, ed è stata sopportata dalla popolazione locale per quasi 40 anni”.

“Nonostante le riduzioni consistenti di emissioni che porterebbe la proposta di Giacobbe, la situazione emissiva sarebbe sempre eccessiva per il nostro territorio – specifica Paolo Franceschi – Per quanto riguarda le polveri sottili, seppur significativamente ridotte rispetto al passato, si avrà ugualmente una emissione pari a quella prodotta dal traffico veicolare di una città di circa 350 mila abitanti. Questo dato è sempre circa cinque volte superiore rispetto alle emissioni del traffico del comprensorio Savona, Vado, Quiliano. Il consumo di carbone si manterrebbe intorno a valori superiori a un milione e mezzo di tonnellate all’anno, con elevatissime emissioni di anidride carbonica. Rimarrebbero inoltre sostanzialmente invariate le emissioni di metalli pesanti, come mercurio, arsenico, cadmio, vanadio, eccetera. Invariate le emissioni di isotopi radioattivi naturali presenti nel carbone”.

“In definitiva – aggiunge il medico – rimarrebbero tutti i motivi che condizionano l’abbandono delle centrali elettriche a carbone per motivi di salute pubblica. Una centrale nuova di zecca da 660 MW significherebbe subire la presenza di una centrale a carbone nel territorio savonese ancora per almeno 40-50 anni, fatto del tutto insostenibile. Infine i dati dei costi esterni per le sole mortalità e morbilità si ridurrebbero sì, ma a valori tutt’altro che trascurabili”. “Ecco perché è necessario continuare a battersi per il depotenziamento e la completa metanizzazione della centrale – conclude il dottor Franceschi – In questo modo si potrebbe raggiungere un discreto equilibrio fra inquinamento da produzione di energia elettrica e da altre sorgenti, riducendo in manierà molto significativa ogni tipo di impatto per la salute. In definitiva ribadiamo che l’unica ipotesi di futuro sostenibile nel nostro territorio sia quella di permettere soltanto il funzionamento della centrale a gas naturale, bandendo definitivamente, dopo 40 anni, il carbone, e richiedendo in termini brevi l’adeguamento dei sistemi di abbattimento delle emissioni degli ossidi di azoto. Ogni altra alternativa ci condannerà a subire la servitù del carbone per altri 50 anni”.

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