[thumb:1178:l]Borgio Verezzi. Giunge martedì 27 gennaio alle 21,15, al Teatro Gassman di Borgio Verezzi, “La vedova scaltra” di Carlo Goldoni, nella lettura registica di Lina Wertmüller, e nell’interpretazione di Raffaella Azim, accompagnata da Elena D’Anna, Massimo Grigò, Fabio Mascagni, Roberto Valerio, Paolo Zuccari e con Gianni Cannavacciuolo nel ruolo di Arlecchino.
I costumi e le scene sono Enrico Job, le musiche originali di Italo Greco, Lucio Gregoretti e Gabriele Miracle
Lo spettacolo, che ha inaugurato la 39ma edizione, nel 2007, dalla Biennale di Venezia, è il penultimo appuntamento della rassegna “Oltre il Festival” 2008/2009.
Accolto al debutto veneziano con successo unanime di critica e pubblico, il testo goldoniano narra di Rosaura, una giovane vedova, alle prese con il desiderio di risposarsi per colmare il suo vuoto d’amore. A farle la corte quattro aitanti e ricchi cavalieri (un italiano, un francese, un inglese e uno spagnolo): i pretendenti però non hanno idea di doversi misurare con l’astuzia e l’infallibile intuito della donna…
Lina Wertmüller nelle note di regia illustra con dovizia di particolari il suo approccio all’opera e più in generale la lettura che del testo goldoniano ha dato: “La vedova scaltra è un’idea carica di echi sensuali ma anche di segreti e profondi simbolismi. L’invenzione non è solo quella di una vedovella in cerca di marito, ma vi s’intrecciano due percorsi: quello dei cavalieri vogliosi di conquistare una preda e quello della donna che cerca un uomo, un vero uomo. L’incrocio tra i desideri dei pretendenti e quelli della vedova è l’avventurosa partita da percorrere. Rosaura, maritata giovanissima a un signore anziano e ricco, ha avuto con l’amore un rapporto di sopportata dedizione all’autunno del suo Sior Consorte”.
“Per questo – aggiunge la regista – Job ha immaginato al centro dell’azione un letto. Non è solo un rimando al Settecento in cui le ‘Femme des Lettres’ come Madame de La Fayette o Madame de Sevigny ricevevano, ma un letto simbolo di tutte le voluttà che per lei è sempre rimasto vuoto, e la sua vasta dimensione è lì a sottolineare soprattutto quel vuoto. C’è il letto e lei in quel letto. Lei, nel candore che, malgrado la vedovanza, rende quel letto quasi verginale, denso di sogni, di solitudine che l’amore, quello vero sensuale, non ha mai riempito, che è centro di un gioco che non si può più sbagliare”.
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Foto di Francesca Pagliai.