Cronaca

Ande, alpinisti sull’Aconcagua: l’esperienza di due savonesi del Cai

Ande, alpinisti sull’Aconcagua: l'esperienza di due savonesi del Cai

[thumb:10174:l]Cairo Montenotte. Marco Berta e Grazia Franzoni, coppia di bikers e alpinisti del Cai di Savona, tre anni fa hanno affrontato l’ascesa dell’Aconcagua, la montagna più alta del Sudamerica, sulla cui sommità da martedì scorso sono rimasti bloccati gli alpinisti valbormidesi Matteo Refrigerato e Mirko Affasio. Anche i due escursionisti savonesi in queste ore sono in trepidazione per l’esito della missione di soccorso sulle Ande.

“Si presume che la spedizione abbia effettuato un percorso alternativo dopo essere stata colta da avverse condizioni meteorologiche – dicono Grazia e Marco – Il Ghiacciaio dei Polacchi che hanno imboccato è una via molto impegnativa. Uno dei rischi più grossi nella salita sulla vetta dell’Aconcagua è l’impossibilità di identificare la strada del ritorno. Non sappiamo se la preparazione tecnica della guida sia stata sufficiente ad azzeccare le soluzioni giuste, per esempio nel caso in cui la comitiva sia stata colta da una tormenta di neve”.

La via normale che consente di raggiungere la vetta della montagna, però, non è particolarmente difficile né riservata a scalatori esperti. “E’ una sorta di escursione ad alta quota che può essere svolta senza intoppi” confermano Grazia e Marco. “Tuttavia – aggiungono – il rischio è sempre in agguato: ci vogliono grandi capacità di acclimatamento ed il fattore meteo è determinante. Temperature rigidissime e venti forti dal Pacifico possono complicare non poco il completamento del percorso. Se poi si scelgono oppure si è costretti a praticare tragitti alternativi, il pericolo aumenta sensibilmente”.

Il Ghiacciaio dei Polacchi è come “un grande e pericoloso imbuto, dove è molto difficile mantenersi in equilibrio”: lo ricordano alcuni “andinisti” argentini che conoscono bene il posto. Il ghiacciaio, dove lo scorso sabato era morto un alpinista tedesco, si trova a 6300 metri sul fronte Est – Nord Est del massiccio ed ha una pendenza di circa 75 gradi e di 1500 metri di profondità. Nel gennaio del 2000, il ghiacciaio è stato scenario della maggior tragedia nella storia dell’Aconcagua, quando a causa di una caduta in catena sono morti quattro giovani andinisti argentini.

Recentemente un gruppo del Cai di Arenzano ha cominciato l’ascesa alla vetta ma ha dovuto interrompere il viaggio a causa del peggioramento delle condizioni climatiche, tornando alla base. L’esperienza di Marco Berta e Grazia Franzoni sull’Aconcagua è stata fortunata e positiva: “A noi è sempre piaciuta l’idea di realizzare piccole spedizioni indipendenti seguendo questo spirito e l’Aconcagua, che con i suoi 6962 metri è la vetta più alta del continente americano, a poca distanza dalla costa dell’Oceano Pacifico, rappresentava un obiettivo decisamente interessante. Abbiamo fatto l’avvicinamento al monte in bici, poi all’ingresso del parco abbiamo iniziato l’ascesa. Non abbiamo avuto necessità di attrezzature particolari; abbiamo avuto bisogno soltanto dei ramponi”.

“L’organizzazione del parco che comprende la montagna è apparsa ottima, anche dal punto di vista del soccorso medico sempre disponibile. E’ inoltre assicurata la costante presenza dell’elicottero. La nostra è stata una buona esperienza, ma abbiamo toccato con mano le difficoltà meteorologiche, dovute soprattutto al vento violentissimo” concludono i due escursionisti savonesi.

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