[thumb:10167:l]Buenos Aires. Le squadre di soccorso della polizia hanno trovato tre zaini durante l’ascesa alla vetta dell’Aconcagua, la montagna delle Ande su cui sono rimasti bloccati tre alpinisti e sulla quale un italiano (l’identità non è ancora stata precisata) ha perso la vita. Non è ancora dato sapere se gli zaini siano stati abbandonati dagli scalatori per liberarsi di un’inutile zavorra o comunque se siano stati, nel frattempo, rimossi dal forte vento. Ancora non si sa, inoltre, a chi appartengano.
I tre superstiti, di cui uno avrebbe riportato fratture a causa di una caduta, più la guida argentina che li accompagna, hanno trascorso la notte ad una temperatura di circa 18-20 gradi sottozero, ad una quota tra i 6.600 e i 6.700 metri. Gli scalatori avevano raggiunto la cima dell’Aconcagua quando le condizioni climatiche li hanno costretti a fermarsi a pochi metri dalla vetta e a tentare il rientro. Secondo una prima ricostruzione, avrebbero però intrapreso una via alternativa a quella più battuta, rimanendo bloccati, a causa di una violenta tempesta che avrebbe portato la temperatura oltre i venti gradi sotto zero.
Il gruppo sarebbe riuscito a chiamare i soccorsi attraverso un telefono cellulare. Nel corso della chiamata, il giovane argentino a guida della spedizione avrebbe confermato la morte di uno degli alpinisti e la presenza di due feriti. Gli elicotteri dei soccorsi sono riusciti a individuarli, nei pressi del Ghiacciaio dei Polacchi, dove la scorsa settimana era morto un escursionista tedesco, ma a causa delle difficili condizioni meteo è stato impossibile raggiungerli. Matteo Refrigerato, di 35 anni, e Mirko Affasio, di 39, entrambi di Cairo Montenotte, sono i due valbormidesi che hanno partecipato alla comitiva, originariamente composta di sei persone.