Politica

Liceo Grassi: studenti anti Gelmini, genitori contro l’8 in condotta

Liceo scientifico Grassi di Savona

[thumb:5245:l]Savona. Gli studenti del Liceo scientifico statale “O. Grassi” di Savona che hanno aderito all’esperimento-protesta di cogestione in segno di opposizione alla riforma Gelmini si ritroveranno 8 in condotta. Ma un gruppo di genitori non ci sta e difende la “mobilitazione responsabile” dei ragazzi. Gli allievi dell’istituto hanno partecipato in gran numero alla manifestazione contestuale allo sciopero del 30 ottobre e successivamente, a partire da mercoledì 12 novembre, hanno attuato quattro giornate di cosiddetta cogestione, seguendo a propria scelta lezioni “alternative” (di storia contemporanea, fisica e inglese), incontri di sensibilizzazione su tematiche territoriali, un dibattito sulla recente legislazione riguardante scuola e università.

Il dirigente scolastico, la professoressa Gabriella Viganego, ha confermato che “lo svolgimento della cogestione è avvenuto nel più assoluto rispetto reciproco tra gli studenti che hanno continuato a svolgere regolare lezione e gli studenti che hanno partecipato alle conferenze e ai dibattiti da loro organizzati”. Ma questa ammissione non è bastata a preservare gli studenti contestatori dalla formula punitiva dell’8 in condotta, deliberato dal collegio dei docenti.

Alcuni genitori dei giovani penalizzati dall’abbassamento del voto si sono detti in disaccordo con la decisione adottata ed hanno espresso a dirigente e docenti la loro delusione. “Benché perfettamente legittima nel metodo, questa scelta si rivela ispirata ad un approccio educativo e ad un concetto di relazione docente-studente che riteniamo superato da almeno una decina d’anni – chiosano i genitori – La decisione in merito al voto di condotta, che si adegua pienamente alle disposizioni di legge introdotte dal ministro Gelmini, a nostro parere tenta attraverso il controllo e la minaccia di limitare il diritto degli studenti di manifestare le proprie idee. Insomma, testimonia come l’abusata retorica governativa in relazione alla questione sicurezza irrompa nella scuola e lo faccia nel peggiore dei modi.

“Quello che ci preoccupa maggiormente come genitori – proseguono – non è la valutazione del comportamento in sé, ma la volontà di limitare la libera espressione all’interno della scuola, usando di fatto la paura della bocciatura come strumento di repressione e di controllo. E’ come se si minacciasse di licenziare i lavoratori in caso di sciopero”.

I genitori di una parte degli alunni del Liceo Grassi si mostrano coesi nel rivendicare per i propri figli il diritto a manifestare contro le scelte governative che intederebbero mettere in discussione il diritto allo studio: “Ci preme sottolineare come in questo momento, connotato da molte incertezze e preoccupazioni per il futuro del nostro Paese, i nostri figli disposti ad informarsi, a discutere, ad approfondire e a lottare, costituiscano una speranza e una risorsa, in controtendenza con quel mondo degli adulti spesso pronto all’omologazione”.

“In conclusione riteniamo che il collegio docenti abbia perso una buona occasione per riaffermare alcuni valori e principi della democrazia, in una stagione in cui essi vengono messi in discussione e in cui altre scuole e altri istituti approvano documenti di denuncia e si impegnano nella difesa della scuola pubblica – concludono i genitori degli studenti – Avremmo desiderato che l’istituzione scolastica cui quotidianamente affidiamo i nostri figli perché collabori con noi a farne cittadini critici e partecipativi si fosse dimostrata capace di sostenerli nella difesa dei loro diritti, anziché punirli per essersi impegnati attivamente in una mobilitazione responsabile”.

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