Lettera al direttore

AltraSavona per “un’altra cultura politica”

La campagna elettorale per le prossime elezioni amministrative ed europee è, di fatto, già iniziata. I temi sono quasi sempre gli stessi. E così sarà per gli schieramenti: da un lato il centrodestra, dall’altro il centrosinistra. A votare saremo chiamati in milioni di cittadini sempre più imbarazzati sul da farsi. Alla fine, per spirito di parte, andremo a votare sotto la spinta della politicizzazione connessa al voto europeo ed ognuno voterà scegliendo senza entusiasmo, con rassegnazione, un partito. A livello europeo (e nazionale) le distinzioni politiche hanno sicuramente ragioni di esistere, ma a livello di Comuni e Province che differenza c’è tra un programma di destra ed uno di sinistra? Ci sono delle distinzioni, è ovvio, ma questo succede anche tra i partiti di uno stesso schieramento. Tra le due coalizioni, condizionate dalla stretta economica e finanziaria e, soprattutto, dalla obbligatorietà di interventi legati alle specificità territoriali, le divergenze saranno minime.

Il rischio, per la Provincia di Savona, è che la discussione si svolga in un intreccio ideologico-tornacontistico intorno ad alcuni nodi: smaltimento dei rifiuti, infrastrutture, “cemento”. Capire cos’è di destra (una volta era il cemento) e cos’è di sinistra (oggi è il cemento) diventa sempre più difficile, salvo poi scoprire che al riparo di destra e di sinistra si fronteggiano persone che mettono al centro i loro interessi e che usano la politica e le Istituzioni come luoghi di mediazione.

Il movimento AltraSavona nasce come soggetto di governo del territorio, come alternativa alla sfiducia, all’isolamento astensionistico, allo scivolamento rinunciatario verso gli estremi. E, nel suo cammino, si rafforza come movimento di fiducioso incontro tra persone con percorsi politici diversi e, persino, opposti. Uomini e donne che con buona volontà intendono realizzare, si parva licet componere magnis, un “compromesso storico” sul territorio savonese ancora pervaso da grumi di veleno accumulatisi negli anni ’80 e ’90.

Con questo intendimento AltraSavona si presenterà alle elezioni provinciali. Si presenterà con un suo programma e, al di fuori degli schieramenti, con una sua lista il cui mandato sarà il superamento della Istituzione Provincia nell’ottica di una diminuzione dei costi della politica, della spesa pubblica e della burocrazia.

Ma AltraSavona si presenterà alle elezioni soprattutto con un “altro” spirito nel tentativo di contribuire ad una riforma della politica. Cito tre aspetti prioritari rispetto agli stessi programmi.

Il primo riguarda un aspetto di cui non parla mai nessuno ma che costituirebbe l’innovazione più vera e profonda in politica: la riforma dei rapporti umani tra i suoi attori e con i cittadini. Tutti affermano di improntare i loro comportamenti a principi di sincerità, trasparenza, rispetto. Ma se, alla resa dei conti, la sfiducia nei confronti dei politici è accresciuta non è forse perché il cittadino si rende conto che nei rapporti umani in politica prevalgono la doppiezza, l’arroganza, il maneggio? Proponiamo, insomma, un’autoriforma nei comportamenti individuali di chi fa politica e una diversa gerarchia di valori nella valutazione dei cittadini nei confronti dei politici e degli amministratori; una scala che releghi in basso il politico abile nella manovra, nella dissimulazione (quello che in ligure viene definito con un certo affetto “gondone”) e promuova il politico leale, coraggioso, rispettoso dell’avversario (che non necessariamente deve, per questo, essere definito “coglione”).

Il secondo aspetto concerne la battaglia delle idee. Da troppo tempo non esiste più. Al massimo si assiste a patti e schermaglie generazionali, quasi come se un cambio generazionale fosse di per sè fattore di rinnovamento. Purtroppo non è così. Il ringiovanimento in politica è un fattore opportuno, fisiologico ma non è garanzia di riforma ed innovazione. Perché lo sia occorre rendere visibile la battaglia delle idee e delle differenze politiche che l’ispira altrimenti diventa semplice lotta intestina per il potere, di sostituzione di un gruppo dirigente con un altro, in qualche caso peggio del precedente.

Il terzo aspetto si riferisce alla cultura. Alla cultura politica di una Città non alla sua politica culturale. Se si giudicasse quest’ultima, per es. a Savona città, potremmo convenire che essa è di buon livello grazie all’ottima programmazione del Teatro Chiabrera e al qualificato lavoro dell’Orchestra sinfonica. Ma se prendessimo in considerazione la cultura politica, la cultura della nostra polis dovremmo mettere sul piatto della bilancia parametri ben diversi, come la programmazione urbanistica e l’uso del cemento, per non parlare della pulizia, del traffico, della condizione degli anziani.

Il dibattito sul cemento è strumentale e capzioso. Da un lato il partito del cemento, dall’altro quello dell’anticemento. Nessuno dei due guarda veramente al rapporto tra cultura ed edificazione, a quella che viene definita “richiesta di senso all’opera architettonica”. Tanto di cappello agli imprenditori che investono ma che senso ha chiamare grandi nomi dell’architettura mondiale che propongono le loro opere indifferentemente a San Pietroburgo, a Dubai o a Savona? Che rapporto ha il Crescent – così come si sta configurando – con la storia e la cultura del territorio, con il senso di appartenenza della comunità, con l’ambiente circostante? Il problema non è, tanto, la quantità di cemento ma la qualità dell’intervento urbanistico ed edilizio. Se è vero che il patrimonio monumentale dell’antichità costituisce il primo biglietto da visita di una comunità è altrettanto vero che lo stesso valga per gli insediamenti dell’oggi.

E varrà per quelli che domani vorremo che sorgano all’insegna di un'”altra” cultura politica.

Elio Ferraris,
Comitato Direttivo di AltraSavona

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