[image:10030:r:s=1]Savona. “Il periodo di Natale è quello in cui i mezzi di comunicazione concentrano maggiormente i riflettori sul tema della povertà, ma i poveri sono poveri tutto l’anno e, mentre alcune situazioni evolvono nella cronicità, nuove persone entrano nella fascia dell’indigenza”. Don Adolfo Macchioli, direttore della Caritas diocesana, sottolinea come il fenomeno strisciante della crisi economica abbia già prodotto i suoi temibili frutti. L’indagine campionaria “Reddito e condizioni di vita” dell’Istat fotografa un quadro allarmante, nonostante generalmente – come osserva lo stesso don Macchioli – “si parli molto di una crisi che viene percepita come un rischio, come una possibilità, anziché come una realtà”.
Le condizioni di vita peggiorano: alla fine del 2007 è salito dal 14,6 al 15,4% il numero delle famiglie che ha avuto difficoltà ad arrivare a fine mese e una su tre (il 32,9%) ha dichiarato di non essere stata in grado di far fronte a una spesa imprevista di 700 euro. Il 5,3% ha addirittura affermato di aver avuto, negli ultimi 12 mesi, momenti con insufficienti risorse per acquistare cibo, mentre l’11,1% per le spese mediche e il 16,9% per l’acquisto di abiti necessari. Le situazioni più gravi sono nelle famiglie con tre o più figli minori, per gli anziani soli, specie donne con pensioni molto basse, e le famiglie mono-genitori, per lo più composte da madri sole, separate o divorziate o vedove.
“Molte famiglie sono in condizione di vulnerabilità, ad un passo dalla situazione di povertà, oppure già in quella situazione ma senza accorgersene – spiega Maurizio Raineri, presidente della Fondazione diocesana ComunitàServizi – Ricordiamo i molti anziani con pensioni al di sotto dei mille euro mensili, che vivono in appartamenti in affitto, o in case di proprietà, ma che non riescono più a far fronte alle spese del condominio, a quelle sanitarie e di assistenza, quindi in forte difficoltà nella gestione ordinaria del quotidiano”.
“La situazione di molti nuclei familiari che fanno fatica a sostenersi appare preoccupante – aggiunge Raineri – Spesso si tratta di nuclei con un solo genitore, con una separazione alle spalle o con una convivenza: la fragilità della famiglia pesa non poco nel nostro sistema sociale. Nonostante tutte le forme di tutela giuridica e amministrativa, la separazione implica un raddoppio di spese di gestione sia per il genitore con figli, sia per quello che resta solo: da un nucleo a due. Se poi si hanno famiglie monoreddito, o con contratti precari, o dove uno dei due è part-time, la questione si complica maggiormente”.
Nel 2007 il 18,5% delle famiglie monoreddito dichiara di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese. Mentre l’11,1% delle coppie con figli e, tra queste, il 21% di quelle con tre o più figli, dichiara di essersi trovata in arretrato con il pagamento delle bollette, contro il 5,3% delle famiglie senza figli. La situazione di maggiore vulnerabilità delle coppie con almeno tre figli è poi confermata anche dagli indicatori considerati dall’indagine Istat: il 25% dichiara di arrivare a fine mese con molta difficoltà, l’8,1% di avere avuto insufficienti risorse per le spese alimentari, e il 25,3% per le spese di vestiario. Difficoltà minori sono riportate da famiglie che possono contare su reddito autonomo come fonte principale.
[image:7124:r:s=1]Don Adolfo Macchioli punta il dito verso gli stili di vita, sempre più condizionati dalle mode e dagli standard che guardano all’alto, sempre più influenzati dalla società dei consumi. Afferma il direttore della Caritas savonese: “Oggi viene chiesto un tenore medio alto per sentirsi ‘normali’: abitazione di proprietà, auto accessoriata, tecnologia, vacanze più volte all’anno, eccetera. Si rischia di essere poveri perché si rincorre un modello fuori della nostra portata, ma dentro al quale siamo immersi sino al collo. Occorre fare un grosso sforzo che aumenti l’attenzione la vigilanza sullo stile di vita per evitare l’impiego importante delle nostre energie sia psicofisiche, sia monetarie, quindi per evitarne lo spreco in favore di una migliore distribuzione. Spiace constatare come, anche in questo caso, le ricette per rilanciare l’economia e lo sviluppo siano concordi nell’aumentare fiducia, consumi e acquisti verso un’esposizione debitoria che nella maggior parte della popolazione si è rilevata catastrofica”.
Il fenomeno della povertà è caratterizzato non tanto da aumenti improvvisi, ma da una crescita costante nel tempo, quasi fosse un incremento fisiologico. Ci sono, ancora più allarmanti, però, le situazioni croniche. Quali sono i poveri più a rischio sul territorio savonese? Innanzitutto i senza dimora, persone di età relativamente giovane (la media è di qurantotto anni), segnate spesso dal disagio psicorelazionale, mai troppo conclamato da essere pericoloso, dipendenti da alcool o da farmaci, con alle spalle dei legami familiari distrutti. Oggi la rete dei servizi sul territorio permette, in cittadine piccole come Savona, un’accoglienza importante, evitando ai più la permanenza in strada.
Poi ci sono gli immigrati. Lo straniero che si rivolge ai servizi della Caritas è al 53% donna, ha un’età media sui trentanove anni e rimane ospite della struttura d’accoglienza per il tempo di accaparrarsi una sistemazione che, se non trova, cerca altrove spostandosi geograficamente. Gli extracomunitari più poveri provengono dall’Est europeo (Polonia, Romania, Moldavia, Ucraina) e dall’area Nord Africana (Marocco, Tunisia, Libia). Comincia ad aumentare anche la presenza di sudamericani, che per ora non hanno fatto rilevare particolari problemi di integrazione.
“Il rischio è che le nostre comunità diventino sorde a situazioni che evolvono nella cronicità, a volte senza speranza: il rischio è quello di assistere lentamente al loro declino aspettando che spariscano alla nostra vista, dato che ormai non c’è più nulla da fare. Sono proprio queste invece le situazioni che maggiormente ci interpellano come comunità ecclesiale e come comunità civile” ha sottolineato di recente il vescovo della diocesi di Savona-Noli, monsignor Vittorio Lupi.