[thumb:9455:l]Savona. E’ stato scarceraro Samy Nassar, l’egiziano sottoposto a fermo per l’omicidio di Alina Nutica, la prostituta romena trovata morta sulle colline di Alassio, in una scarpata di località Caso. La decisione è stata assunta dal giudice delle indagini preliminari Barbara Romano, dopo l’interrogatorio di convalida, protrattosi per oltre tre ore. Il trentacinquenne, che vive a Pietra Ligure con la moglie e due figli piccoli, era stato bloccato lunedì scorso al casello autostradale di Imperia Ovest e, dopo essere stato a lungo ascoltato dagli inquirenti, era finito in isolamento in una cella del carcere Sant’Agostino.
Sarebbero state le difficoltà della lingua (parla male l’italiano ed non è in grado di leggerlo) ed il desiderio di tutelare la propria immagine di fronte alla famiglia a farlo cadere in contraddizione. Ma avrebbe agito in buona fede, con un misto di ingenuità. Nassar avrebbe conosciuto Alina per caso, trovandola sul lungomare di Ceriale ventiquattr’ore prima che sia stata uccisa. L’avrebbe fatta salire sul suo Mercedes ML per darle uno strappo sino a Loano, presso l’abitazione che la diciottenne condivideva con il fidanzato.
Mercoledì pomeriggio l’egiziano si è incontrato con la ragazza alla stazione loanese, come è stato testimoniato da Johnny, l’imprenditore cellese morbosamente invaghito della lucciola, che la pedinava. Ma, ha spiegato Nassar, “per prendere un caffè e fare una chiacchierata, niente di più”. “Non sapevo che faceva la prostituta” ha detto al gip. L’uomo ha quindi ribadito che mercoledì, la sera in cui la giovane donna è stata aggredita e poi scaraventata nella scarpata, si trovava a casa del fratello, a Pietra Ligure, dove ha cenato ed è andato a dormire presto perché il giorno successivo si sarebbe dovuto alzare all’alba per impegni di lavoro in un cantiere.
Il gip, non ritenendo sussistenti le ragioni per la protrazione della custodia carceraria, ha disposto l’immediato rilascio dell’uomo, facendo decadere l’accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi e sevizie. Orges Shkembi, il convivente di Alina, ha detto che quest’ultima, prima di prendere il taxi che l’avrebbe accompagnata sulla Piana ingauna per l’ultima volta, gli avrebbe detto: “Devo vedermi stasera con Samy”. Una circostanza insolita quella che spinge una prostituta ad aggiornare il suo “fidanzato” su un appuntamento notturno con una persona conosciuta soltanto poche ore prima, forse uno dei tanti.
L’esame dei tabulati telefonici ha rivelato che venerdì scorso dal telefonino dell’egiziano sarebbero partite due chiamate verso il cellulare di Alina. La ragazza era già morta nella notte tra mercoledì e giovedì. E’ dunque poco probabile che un assassino effettui delle chiamate verso il telefono della sua vittima diverse ore dopo l’omicidio. L’esistenza di tali chiamate sono emerse soltanto dalle indagini, in quanto Nassar anche su questo, forse per vergogna nei confronti della sua famiglia, ha taciuto.
Il riscontro ricercato sui tabulati telefonici dell’egiziano, dunque, ha dato esito positivo. In precedenza questo accertamento non era stato svolto in quanto l’egiziano, in un primo momento, aveva negato di aver mai conosciuto la vittima. L’uomo – hanno sottolineato gli inquirenti – resta comunque indagato per l’efferato omicidio della lucciola. Si attendono in questo senso i responsi sugli esami di laboratorio richiesti al Ris di Parma.
L’inchiesta riparte ora da zero. Sono sempre al vaglio degli investigatori le testimonianze dell’albanese Shkembi (è sposato con una connazionale ed ha una figlia che vive a Torino) e del quarantenne cellese Johnny, innamorato della lucciola romena e forse pronto a strapparla dalla strada. Intanto, gli inquirenti hanno formulato l’ipotesi che la diciottenne possa essere stata uccisa con una piccozza: dall’esame autoptico è infatti emerso che le ferite riportate al volto e alla testa della ragazza sono compatibili con questo genere di attrezzo.
Sempre secondo l’autopsia svolta dall’anatomopatologo Andrea Leoncini, dell’istituto di medicina legale dell’Università di Genova, Alina sarebbe stata prima selvaggiamente aggredita, quindi trasportata sulle alture tra Alassio e Villanova e lì scaraventata ancora agonizzante al fondo della scarpata. Il luogo dove si è scatenata la violenza del killer è ancora un mistero. Tra le ipotesi dell’ultimo momento, quella secondo cui la passeggiatrice utilizzasse un garage dove ospitare alcuni clienti, magari quelli più selezionati. Ma l’idea finora non ha trovato alcun riscontro.