Genova. “La Tbc sta rientrando in Italia anche dalle frontiere aperte dell’Europa Unita” e soprattutto dall’Est. Per questo i medici internisti riuniti a Genova per il 109mo congresso nazionale propongono “studi a campione su gruppi di immigrati a rischio tubercolosi”.
Non è caso di fare “allarmismi” dicono, ma invitano alla “prudenza” giustificandola con i dati. “La tubercolosi non diminuisce e alla base sono i flussi migratori dall’Est Europa”. In Italia ci sono 4500 casi notificati (Istat) e circa 1500 non ufficiali, circa 6mila casi pari a 10 ogni 100mila abitanti. “Dal nostro osservatorio della realtà italiana – dichiara Luigi Ruffo Codecasa responsabile del Centro Regionale di riferimento per la Tubercolosi, Istituto Villa Marelli-Az.Osp. Niguarda Cà Granda – sappiamo che circa il 50% dei nuovi casi arrivano da gruppi di immigrati. In particolare quelli dell’Est europeo sono più a rischio”.
Tra i Paesi più in difficoltà c’è la Romania, con oltre 50 casi ogni 100 mila abitanti, seguita quasi alla pari da Ucraina, Moldavia e Bulgaria. Gli esperti ritengono impossibile pensare a vaccinazioni o test in funzione preventiva su tutti gli immigrati e propongono di effettuare studi campione nei gruppi più a rischio dicendosi pronti a collaborare con le istituzioni per censire e analizzare la composizione dei gruppi etnici di immigrati presenti nelle principali città italiane ed avviare una sequenza di studi campione sulla Tbc per constatare la realtà effettiva.