Cronaca

Svaligiavano case e rubavano auto: 11 stranieri incastrati dai carabinieri

Carabinieri

[thumb:7523:l]Ponente. Agili, rapidi e silenziosi. Queste le caratteristiche dei componenti della banda sgominata dai carabinieri con l’operazione “Black Soul”. E prima che i furti si trasformassero in rapine o incursioni violente, l’azione dei malviventi è stata interrotta. Dieci cittadini albanesi ed un polacco sono stati sottoposti a fermo in quanto ritenuti responsabili di almeno 61 furti, tentati o consumati, tra Savona, Piacenza, Pavia, Cuneo e Varese. L’indagine si è svolta in tempo brevissimo, con l’apporto determinante della Compagnia di Albenga coordinata dal capitano Sandro Colongo.

L’organizzazione criminale ha agito tra maggio e settembre mettendo a segno i colpi in appartamenti e ville private, da dove i malviventi trafugavano denaro, gioielli e preziosi per poi fuggire a bordo di lussuose auto come Jaguar Xjs, Mercedes Slk, Bmw e Porsche Cayenne sottratte ai proprietari delle abitazioni. E’ stato calcolato che il bottino complessivo delle scorrerie, comprensivo del valore delle vetture rubate, ammonterebbe a circa 500 mila euro. Sul territorio savonese, i ladri hanno agito nel triangolo tra Finale Ligure, Pietra e Tovo San Giacomo, ma hanno lasciato il segno anche ad Alassio, Celle e Varazze, per un totale di una quindicina di furti.

Le indagini hanno preso il via a seguito di un furto effettuato in un residence di Pietra Ligure, ripreso dalle videocamere di sorveglianza installate dal Comune. L’esame dei filmati ha permesso il riconoscimento di uno dei malviventi. L’anello che ha consentito di risalire alla catena che costituiva il sodalizio criminoso. Ventincinque giorni di accertamenti e poi è scattata la fase operativa.

Non è stato semplice – ha rimarcato il comandante provinciale dell’Arma, Giovanni Gararu – pedinare e intercettare gli esponenti della banda, tutti capaci di far perdere le proprie tracce ed agire con scaltra abilità. Ma i risultati non si sono fatti attendere e, proprio per impedire che le azioni continuassero, magari trasformandosi in rapine, è stata data esecuzione dei provvedimenti di fermo di indiziato di delitto a carico di Artijan Kasimi, di 33 anni, Eduart Kasimi, di 24, Shkelzen Cala, di 33, Genti Vaphi, di 31, Alfred Vathaj, di 23, Hajri Cala, di 19, Vath Hasani, di 31, Iliri Karaj, di 34, Klodian Tuga, di 25, ed Ardian Asani, di 29. Tutti di nazionalità albanese e pregiudicati. Stessa sorte per Lonia Lakotosz, di 40 anni, polacco con le funzioni di ricettatore. Klodian Tuga in particolare, uno dei basisti del gruppo, domiciliato a Borgio Verezzi, è stato raggiunto dai militari a Venezia, dove si era rifugiato dopo essersi sentirsi braccato.

I colpi venivano effettuati in piena notte, sovente con le persone che dormivano all’interno delle abitazioni. I ladri penetravano negli immobili attraverso effrazioni delle finestre ed arraffavano denaro contante ed oggetti di piccole dimensioni, quali gioielli e telefoni cellulari. Ma non disdegnavano di impossessarsi anche delle autovetture dei padroni di casa con l’utilizzo delle chiavi trovate nele abitazioni: tutti veicoli costosti e di grossa cilindrata che venivano poi utilizzati per la commissione di ulteriori furti.

I ladri non utilizzavano scalte per raggiungere i balconi o le finestre, a volte al secondo o terzo piano, non si mascheravano il volto e non si portavano dietro agenti chimici per intontire i padroni di casa che eventualmente si fossero svegliati dal sonno. Residenti nelle zone tra Sant’Angelo Lodigiano, San Colombano al Lambro e Villanterio, non mettevano a segno razzie nel comprensorio in cui vivevano ma, dopo aver operato da trasfertisti altrove, tornavano alla base per sperperare il denaro e i proventi dell’attività illecita. Al momento dei fermi eseguiti dai carabinieri, la banda era ancora in piena attività, tanto che alcuni componenti dell’organizzazione sono stati trovati con refurtiva appena trafugata.

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