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Olimpiadi, scherma: un retroscena sulla medaglia di Carozzo

Savona. Nelle prove a squadre di scherma il regolamento Olimpico assegna la medaglia solamente agli atleti effettivamente saliti in pedana, senza premiare la riserva. Allo stesso modo il Coni, al termine delle Olimpiadi, assegna i premi agli sportivi che portano a casa il simbolo tangibile del successo. Per coloro che non ricevono la medaglia, pur facendo parte di un team vittorioso, ci sono solamente applausi e complimenti.

Stefano Carozzo sembrava destinato a far parte di questi ultimi. Riserva nella squadra di spada maschile, il 29enne savonese aveva seguito i compagni nelle sfide a Corea del Sud e Francia, incitandoli, soffrendo al loro fianco. Ma senza combattere, dovendo lasciare spazio ai tre colleghi più esperti.

Nella finale per il bronzo, sul 33 – 22 ai danni della Cina, un risultato che lasciava ormai poche speranze ai padroni di casa, il campione Olimpico Matteo Tagliariol è crollato a terra nel tentare un affondo. Mancavano 68″ al termine del suo confronto con il cinese Dong Guotao. Il veneto è rimasto a terra dolorante, ha provato ad alzarsi, ma è stato condotto a braccia fuori pedana dai sanitari azzurri.

A quel punto gli sportivi della città della Torretta, nella diretta della Rai spezzettata da lunghe pubblicità, hanno finalmente potuto vedere il proprio concittadino prima scaldarsi rapidamente, poi salire in pedana. Giusto il tempo per subire una stoccata e mettere a segno quella successiva. Un ingresso a freddo ed un’uscita senza nemmeno il tempo di essersi scaldato più di tanto. Certamente, però, una passerella prestigiosissima e la soddisfazione di aver contributo alla medaglia di bronzo per l’Italia. Una gratificazione anche economica: 50mila da parte del Coni e 20mila per il podio Olimpico.

Ad alcuni è venuto immediatamente un sospetto. L’infortunio di Tagliariol ha avuto una tempistica perfetta: mancava pochissimo al termine della sua prova e la squadra italiana aveva di fatto già la medaglia al collo. Inoltre Carozzo aveva iniziato a scaldarsi qualche minuto prima dell’infortunio di Matteo, come se lo staff azzurro lo prevedesse. I sanitari, al termine dell’incontro, hanno dichiarato di sospettare per il veneto uno stiramento al quadricipite destro. In seguito, hanno affermato, l’entità dell’infortunio si è rivelata più lieve. Per non dire nulla.

Insomma, nessuno lo dichiara apertamente, ma la simulazione dell’infortunio è parsa evidente. Gli stessi protagonisti ci hanno scherzato su, in particolare Carozzo che, al termine della finale, ha ammesso di aver sperato che il suo amico Matteo non potesse più tirare e di essere stato contento quando la ha visto a terra. Dichiarazioni rilasciate sorridendo, certamente non solo per la gioia che dà una medaglia al collo.

Probabilmente il diretto interessato non ammetterà mai con sincerità quanto accaduto. Tuttavia, se davvero questo infortunio è stato simulato, riesce difficile biasimare i protagonisti. Mesi e mesi di allenamenti insieme, un’avventura olimpica condivisa in ogni attimo: la nazionale di spada maschile si è rivelata una vera squadra e questo gesto ha rafforzato ulteriormente lo spirito di amicizia all’interno del team. Per una volta sarebbe errato condannare una simulazione. Si può anzi considerare un episodio positivo per il movimento schermistico italiano, turbato alla vigilia dei Giochi dal battibecco tra Andrea Baldini, fermato con l’accusa di doping, ed il suo sostituto Andrea Cassarà.

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