[image:8633:r:s=1]John Laroche è un botanico così appassionato di orchidee rare che è anche disposto a rubarle. La sua ossessione per la bellezza è raccontata in un libro di Susan Orlean, dal titolo eloquente “Il ladro di orchidee”, ed è la materia a cui si ispira una pellicola omonima (più che una trasposizione, una riflessione metacinematografica) con Nicolas Cage. Laroche è un personaggio della realtà, non della fantasia. E’ un quarantaseienne che vive in Florida.
Esistono persone pronte a tutto pur di procurarsi esamplari mai visti di fiori e piante. Gli americani lo chiamano “poaching”, furto di piante rare, un termine che corrisponde anche al bracconaggio, ed è un reato. C’è qualcosa di misterioso e soprendente nell’istinto di questi ladri botanici. Qualcosa che ricorda il trafugamento di opere d’arte e rimanda ad una ricerca maniacale del bello e della sua unicità.
Quello che non riesco a capire è che cosa spinga individui comuni a rubare fiori, vasi e piantine altrettanto comuni. Il pensiero ed il relativo interrogativo sono scaturiti mentre passavo in via Rocca Crovara, a Pietra Ligure, la strada del “caruggiu” che da via della Cornice scende in piazza Martiri della Libertà.
Davanti ad un portone, due vasetti di petunie sistemati a terra attraggono l’occhio per il loro colore vivace. Ad attirare è anche un piccolo cartello che li sovrasta, scritto a pennarello, dal tono molto diretto e rivolto a qualche malandrino che in precedenza ha dato prova del suo passaggio: “Vergognati!!! Non rubare le piantine altrui!!! Il Cristo qui a fianco ti osserva… ed in caso ti punisce!”.
Il riferimento, con tanto di freccina, è alla parete a fianco, dove campeggia un’edicola raffigurante Cristo sotto la croce. Toccato dalla sparizione di una o più piante ornamentali, l’autore del messaggio ha voluto mettere in guardia il saccheggiatore. L’effetto è quello di una sapida ironia che mette in luce un fenomeno diffuso. Insospettabili cittadini che, come se nulla fosse, infilano la piantina in borsa e se la portano a casa… per non parlare di quelli che rubano i fiori al cimitero, mazzi freschi, meno freschi e persino finti.
Gusto fine a se stesso del furto, cleptomania, dispetto, atto vandalico, questo desiderio di asportare qualcosa di abbastanza ordinario è difficile da spiegare. Forse ci sono sotto diverse motivazioni che si combinano insieme o più semplicemente è l’istinto di portare via un vegetale (ce n’è così tanto in natura) per evitare di pagarlo al fiorista. Un po’ come se prelevarlo furtivamente dalla sua collocazione davanti ad un portone fosse come coglierlo dalla terra, res nullius alla portata di tutti. Di fronte agli imperscrutabili garbugli della mente umana, qualcuno si affida alla giustizia divina.
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