Lettera al direttore

Giorgio Barisone: considerazioni su Vado Ligure

“Con i terreni di scavo si realizzeranno circa seimila metri quadri di colline di mitigazione, piantumate con specie arboree mediterranee e piante sempreverdi, quali il pino domestico, pino marittimo e pino d’Aleppo, con un sottobosco a macchia mediterranea”. Che ci azzecca (direbbe qualcuno) questo aulico discorso con Vado Ligure?

Dopo la bagarre dei giorni scorsi, quando durante il contestato consiglio comunale di Vado a fine luglio la maggioranza (con una certa faccia tosta può infatti ancora chiamarsi così quella strana “conventium ad escludendum” che appunto esclude i cittadini dall’aula del consiglio per motivi di ordine pubblico ma include chi alle ultime elezioni comunali era addirittura candidato sindaco avverso all’odierno capo della maggioranza frantumata rispetto a quella uscita dalle urne) ha segnato il distacco definitivo da ogni possibile ricerca di punti di incontro con la cittadinanza tutta.

Il dado è tratto! Il nuovo (anzi rinnovato) proprietario dell’autorità portuale può sicuramente essere grato a chi ha voluto e saputo infischiarsene dell’opposizione di tanta parte della cittadinanza ad un mega progetto che distruggerà totalmente il nostro litorale, le nostre abitudini, il futuro del nostro e dei limitrofi centri costieri.

Pensate che a noi del PRC, che non siamo degli sfegatati ambientalisti succubi del complesso di Nimby, quando abbiamo cercato di “andare a vedere le carte” incontrando il nostro sindaco (e col senno di poi oggi io ritengo inutili gli incontri a tavolino che tanto pare piacciano a Canavese pur di non sottoporsi al confronto con le assemblee pubbliche) c’era addirittura passato per la testa che, chissà, vista la decisa (seppur tardiva) presa di posizione di così numerosi e qualificati componenti di giunta e maggioranza, forse qualche spazio per far retromarcia si sarebbe creato: ecco noi saremmo a questo punto certamente stati disponibili a dare il nostro contributo perché la nostra Amministrazione sapesse finalmente guardare oltre gli interessi di pochi per scegliere con forza una nuova strada per lo sviluppo del nostro territorio.

Così non è stato, la decisione di marciare con passo svelto verso l’ignoto è una pesante colpa di cui gli attuali componenti dell’eterogenea maggioranza vadese dovranno rispondere nel breve tempo all’elettorato comunale (sarà mica per questo che Giacobbe è sul toto elezioni varazzino e non solo?) e nei prossimi decenni alle nuove generazioni che troveranno una Vado sempre più “voltrizzata”.

Ecco, dopo questo sfogo politico, torniamo alle prime righe di questa nota e scopriamo che sono parte della presentazione del progetto del sovrapasso che dovrà collegare la piattaforma container (ma non era multipurpose?) di Portovado con le aree retroportuali senza interferire con la via Aurelia!!!
Ottima iniziativa, lodevoli intenzioni, ma stiamo sempre aspettando – solo per fare un esempio – una risposta (tra le tante) all’ottavo quesito che ponevamo nel nostro (circolo e federazione del PRC) documento distribuito ai vadesi in occasione del referendum – pardon consultazione – burla con cui l’Amministrazione ha voluto, lo scorso gennaio, sondare i cittadini onde fare poi tutto l’opposto di ciò che pur confusamente emergeva dalle risposte pilotate a domande precostituite.

In questo ottavo quesito che si intitolava “Rete viaria”, addirittura accettavamo per “buono” (in modo ironico, ma forse l’ironia non è di casa a vado Ligure) un progetto viabilità che escludesse il passaggio in città sino a giungere al nuovo futuribile casello autostradale previsti a Bossarino, ma (ci) ponevamo una domanda relativa al fatto che i circa 800 camion giornalieri previsti, e quindi circa 80 all’ora per 10 ore di lavoro (perchè si spera che almeno la notte i vadesi non dovranno sopportare i rumori che imperano oggi nella zona del faro a Porto Vado) porterebbero a circa un camion ogni 45 secondi (se non ci sono intoppi e guasti) che dal nuovo casello si immettono (e viceversa) su di una autostrada che già ha per tanti giorni all’anno i suoi problemi di intasamenti e chilometriche code. Vabbè, pazienza, chiederemo ai centri turistici di Spotorno, Noli, Finale, ecc., di fare a meno del turismo e di mandare dipendenti ed addetti a lavorare sulla piattaforma.

Ecco, dicevo che stiamo aspettando questa risposta, e già che ci siamo gradiremmo anche sapere qualche cosa in merito agli altri quesiti a cui non abbiamo avuto risposta. Chiedevamo, ad esempio, precise garanzie che eventuali assunti in questa assurda impresa (che siamo certi si farà perchè ha dalla sua i cosidetti poteri forti) fossero a contratto della portualità e non stagisti, apprendisti, precari, ecc.: guardate nel frattempo Maersk cosa ha fatto con la “sua” occupazione di Milano e del resto del mondo!

Ed ancora, chiedevamo lumi su quella che si annunciava essere crisi dei consumi e dell’import-export col nostro capitoletto “Aumento dei traffici”. A questo una riposta c’è arrivata: – ….. da Il Secolo XIX del 24 luglio u.s./shippingonline…” chi è finito col soffrire di rimbalzo gli effetti della crisi sono proprio i porti USA, che hanno visto calare il numero dei container in arrivo …” e poi prosegue con i dati negativi dei primi sei mesi per due dei porti più importanti degli Stati Uniti, Los Angeles e Long Beach (- 6,8 e – 8,7% rispetto allo stesso periodo 2007) addirittura peggiorati nell’ultimo mese ( -11,7 e – 12,5%).-
Tra le altre interessanti cose questo articolo parla inoltre dei prodotti “rumenta” che giungono dalle zone più povere senza rispettare norme di legge ormai dai nostri standard giustamente molto severe (e non parliamo del supersfruttamento di chi quelle merci è costretto, anche donne e bambini, a lavorarle a ritmi massacranti, senza nessuna sicurezza né protezione sociale).

Chi acquisterà quelle merci con la continua teorizzazione dell’usa e getta, se sempre più è difficile arrivare (per noi, non certo per strapagati burocrati e signorotti!) alla fine del mese? E ancora chiedevamo ieri e richiediamo oggi: ha senso continuare a delocalizzare le nostre aziende per far ingrassare speculatori nostrani ed internazionali sulla pelle delle nostre maestranze condannate a lente agonie (vedi Ferrania) e sul supersfruttamento di manodopera locale e ormai, anche per quei paesi, di importazione?

Di una cosa siamo certi: Lorsignori questi problemi non se li pongono, Lorsignori a fine mese ci arrivano fin troppo bene, Lorsignori non risiedono a Vado.

Giorgio Barisone,
Componente Comitato Direttivo del circolo PRC XXV Aprile di Vado Ligure
e Comitato Politico Federale

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