Economia

Confcommercio – Legambiente: “In aumento i comuni disagiati”

Negli ultimi venti anni i comuni disagiati, quelli con scarse capacità economiche ed occupazionali, pochi bambini e popolazione in calo, sono raddoppiati. Lo afferma un rapporto Confcommercio – Legambiente, dal quale si evince che quasi tutto il territorio nazionale è colpito da questa tendenza.

I comuni disagiati erano 2.830 nel 1996, sono 3.556 nel 2006 e, prevede il rapporto, saranno 4.395 nel 2016. La maggior parte sono al sud, ma il fenomeno colpisce anche Liguria, Lazio, Val d’Aosta. In Italia i comuni sono 8101: in pratica il 44% è coinvolto in una situazione di difficoltà economica o di servizi.

Ben 1.650 dei 4.395 comuni disagiati che ci saranno in Italia nel 2016, secondo lo studio della Confcommercio e di Legambiente, sono destinati a diventare vere e proprie ‘ghost-town’. Città fantasma, cioé a rischio di estinzione, vista la difficoltà a raggiungere la soglia minima di sopravvivenza nelle diverse categorie demografiche, sociali, economiche e di servizi.

Si tratta di un quinto dei comuni italiani, i quali coprono un sesto del territorio, e sui quali risiede il 4,2% della popolazione, con 560 mila residenti over 65, cioé il 20% in più rispetto alla media nazionale. In queste ghost-town si registrano numerosi dati negativi: vi lavora il 2,1% degli addetti commerciali, si registrano il doppio delle pensioni di invalidità rispetto alla media nazionale, è sporadica l’opportunità turistica. Vi è infine carenza di presidi sanitari, ma anche del sistema scolastico, sia in termini di studenti che di scuole.

Tuttavia esiste anche l’altra faccia della realtà dei comuni italiani, dove si registra la quasi totale assenza di disagio, anzi con punte di eccellenza. Si tratta di 2.048 comuni, in particolare lungo tutto l’asse della pianura Padana, nel Nord Est e in alcune regioni del Centro come la Toscana, Umbria e Marche, dove il territorio, sottolinea lo studio, è riuscito a produrre e a mettere in atto sinergie locali costruendo sistemi-rete, decentramento produttivo, diffusione turistica. Zone nelle quali si registra una diffusione del benessere, anche se in alcuni casi gli effetti potranno essere apprezzati solo nel lungo periodo.

“Dal rapporto emerge uno spaccato del nostro Paese che mostra non tanto la consueta contrapposizione geografica Nord-Sud, quanto un’Italia a diverse velocità in cui chi è in ritardo non recupera”. E’ il commento di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. “Insomma, territori che perdono vitalità e qualità, anche per il venir meno del tessuto commerciale e dei servizi, creando dunque un vero e proprio disagio sociale, accanto a una nicchia di eccellenze e di produzioni diffuse sul territorio che, fortunatamente, ancora contribuiscono alla crescita delle economie locali, e non solo. Ma di fronte al rischio concreto di desertificazione, nel prossimo decennio, per numerosi piccoli comuni” conclude, “ci deve essere un impegno e uno sforzo collettivo ancora maggiore da parte di tutti i soggetti, istituzioni, enti locali, cittadini, imprese, perché quei luoghi e quelle identità, che sono non solo un patrimonio di inestimabile valore ma le radici stesse del paese, non vadano perduti e spariscano per sempre”

“I dati presentati oggi nel rapporto sul disagio insediativo sono molto interessanti e danno il quadro di una situazione che rischia di aggravarsi ulteriormente alla ripresa dalla pausa estiva per gli effetti delle politiche in atto”. Così Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente, commenta il rapporto della Confcommercio-Legambiente sul disagio insediativo in alcuni comuni. “Per esempio” spiega Realacci, “desta preoccupazione che il taglio di 80mila insegnanti rischierà di penalizzare proprio le scuole dei piccoli comuni. Anche per questo è importante che tutte le forze politiche si impegnino per approvare la legge sui piccoli, un progetto forte e condiviso, sottoscritto da oltre 120 parlamentari di tutti gli schieramenti, che indica chiaramente un’idea e una politica: considerare i comuni con meno di 5.000 abitanti, non un’eredità del passato, ma tra i protagonisti del futuro del Paese, di quella scommessa sulla qualità che per l’Italia può essere un’opportunità straordinaria”.

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