Politica

Regione, nuova legge sulle pari opportunità di genere

Regione Liguria

[thumb:5744:l]Regione. Con voto pressoché unanime (si è astenuto solo Nicola Abbundo ,capogruppo Moderati per il Pdl) è stato approvata la legge quadro sulle politiche di pari opportunità di genere in Liguria. “Il fatto che sia stata approvata a larghissima maggioranza – ha detto l’assessore alle Pari opportunità Bianca Maria Berruti – è un segno di grande civiltà. E’ sicuramente il provvedimento più organico e avanzato su queste tematiche a livello nazionale. La legge segna il passaggio dalle azioni spot in favore delle donne, come quelle contro la violenza sessuale già approvata, ad una politica organica di cui si parlava da anni e che finalmente viene calata nella pratica. Dalla teoria dell’emancipazione si arriva a dotare la Regione di strumenti concreti per far sì, ad esempio, che la carriera e la vita professionale delle donne non vengano bloccate con la nascita dei figli. Se queste politiche si affermeranno, anche la qualità della vita delle città e la produttività della nostra economia faranno un grande passo avanti. Le donne hanno fatto grandi conquiste negli anni, dal punto di vista economico e familiare, ma le disparità sono ancor innegabili nel lavoro, nell’accesso alle professioni, nei rapporti familiari, anche se è migliorata la divisione dei compiti. La Regione afferma che il passaggio dal riconoscimento alla praticabilità è doveroso. La legge individua strumenti affinché i diritti siano effettivamente praticabili e che le donne si realizzino come persone, contribuendo in questo modo al miglioramento economico e sociale dei territori. Una migliore occupazione delle donne rende più stabile l’economia delle famiglie: non dimentichiamo che le famiglie monoreditto sono a rischio e che una seconda occupazione dà loro maggiore stabilità. Riconoscere diritti alle donne significa andare verso miglioramento della nostra società, sia dal punto di vista economico che sociale”.

Fra gli interventi previsti dalla legge infatti c’è l’assegno di servizio, un contributo finalizzato a favorire l’accesso e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro e la loro progressione nella carriera e nella formazione professionale allorché la loro presenza si interrompa temporaneamente per la nascita di un figlio o per problemi familiari.
“Votiamo a favore – ha detto Pietro Oliva (Forza Italia) – perché è una legge ben costruita e ben integrata con le leggi nazionali e che affronta in positivo le necessità delle aziende, sia quelle nuove realizzate da donne sia quelle che danno lavoro alle donne, integrando le problematiche femminili con quelle delle imprese”. La legge, infatti, all’articolo 25 prevede azioni per l’imprenditoria femminile: formazione e diffusione della cultura d’impresa fra le donne, sviluppo di centri di assistenza a favore di imprenditrici, formazione professionale al femminile.

“Diversi indicatori sociali mostrano che la società ligure sia ancora distante dal raggiungimento della parità di genere – ha detto Minella Mosca (L’Ulivo) nella relazione di maggioranza – in molti settori, a partire dal tasso di occupazione femminile, fissato dall’Unione europea nel 60%, per continuare con il tasso di disoccupazione di lunga durata, che è ben più grave per le donne rispetto agli uomini. A fronte del 72 % di occupati maschi, le donne sono meno del 53 per cento. Emerge, poi, una sostanziale debolezza della famiglia con più rilevanti distanze tra generazioni, con maggiori oneri di assistenza degli anziani, di cui, prevalentemente e da sempre, si fa carico l’universo femminile. La nuova legge vuole disciplinare strumenti che consentano di conciliare tempi di vita e di lavoro. Viene ripresa la politica dei tempi per coordinare tempi di lavoro, di vita, tempi dei servizi, qualità del servizio pubblico. Misure di sostegno al valore sociale di maternità e paternità”.

Alessio Saso (Alleanza Nazionale) ha affermato durante il dibattito prima del voto: “Sono entrato nella discussione sul disegno di legge con preconcetti che però ho superato e il mio voto è stato positivo in commissione e lo sarà anche in Consiglio. La legge non è neutrale, ma attiva. Opera perché la parità diventi sostanziale”. Saso ha poi chiesto la stessa attenzione e disponibilità da parte della maggioranza e delle donne presenti in Consiglio per la sua proposta di legge sui padri separati, già cambiata in legge a favore dei genitori separati. “Può essere approvata rapidamente se si superano i preconcetti frutto di qualche riflesso condizionato”.

Unico perplesso sul provvedimento Nicola Abbundo (capogruppo Moderati per il Pdl) il quale, in una dichiarazione rilasciata a lato del Consiglio, afferma che la legge “presenta le donne come dei panda, una specie animale in via di estinzione. Con un linguaggio “stile collettivo degli anni settanta”, il Pd ha presentato un disegno di legge veterocomunista, che umilia il genere femminile. Le donne sono assai più moderne, intraprendenti, brillanti e creative di quanto non si evinca da questo disegno di legge. Invece di riproporre uno stereotipo femminile debole e bisognoso di osservatori regionali, statistiche su base provinciale, reti regionali per la concertazione, ecc., le donne avrebbero bisogno di istituzioni più attente a favorire l’imprenditorialità femminile, la creazione di asili e baby-parking sparsi in grande numero e politiche concrete che le aiutino realmente nel loro ruolo di lavoratrici, mogli, madri e figlie”.

La nuova legge prevede che la Regione assicuri, con azioni positive, le pari opportunità in ogni campo, sulla base dei principi di pari diritti e pari trattamento tra le donne e gli uomini. La legge fra proprie le strategie di “gender mainstreaming” (ossia l’approccio integrato della parità uomo-donna, che si concretizza nell’attenzione sistematica alle diverse esigenze, situazioni e priorità di donne e uomini in ogni settore politico) ed “empowerment” (ovvero l’acquisizione di poteri, responsabilità e sviluppo delle capacità individuali attraverso l’eliminazione e la prevenzione di ogni discriminazione) finalizzate alla mobilitazione e sensibilizzazione di tutte le politiche e misure affinché si tenga conto del raggiungimento della parità tra donne e uomini all’atto della loro pianificazione e attuazione.

Gli obiettivi che fanno capo all’area strategica del “gender mainstreaming” sono il miglioramento della conoscenza, l’introduzione del bilancio di genere, la promozione di iniziative di sensibilizzazione e comunicazione istituzionale. Mentre gli obiettivi che fanno capo all’area strategica dell’empowerment sono il miglioramento della vivibilità urbana, l’aumento dell’occupabilità e della buona occupazione, lo sviluppo delle pari opportunità nei rapporti sociali e politici.

La legge disciplina le politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e l’utilizzo del tempo per fini di solidarietà sociale e impegno civile; interventi a sostegno del valore sociale della maternità e della paternità e per la condivisione del lavoro di cura tra i sessi. Ancora: la previsione di un sistema di governo regionale e territoriale delle politiche di genere; azioni positive per la rappresentanza e la partecipazione delle donne nella vita economica, sociale e politica.

Gli articoli 16, 17 e 18, in particolare, dettano la disciplina per il coordinamento e l’amministrazione degli orari di apertura al pubblico dei servizi pubblici e privati, ivi compresi gli uffici periferici delle amministrazioni pubbliche, degli esercizi pubblici commerciali, delle attività di trasporto, socio-sanitarie, di formazione, culturali, sportive, turistiche e di spettacolo al fine di renderli accessibili a tutti i cittadini. A tal fine, i Comuni sono tenuti a redigere appositi “piani territoriali degli orari”, secondo i criteri stabiliti dalla presente legge. Per incentivare la predisposizione e l’attuazione di questi piani, la Regione concede ai comuni appositi contributi. I contributi possono essere concessi anche con riferimento agli interventi volti alla riqualificazione degli spazi urbani, per migliorare la vivibilità dei medesimi.

All’articolo 19 si parla di Contributi regionali per la costituzione, la promozione e il sostegno delle banche dei tempi: la Regione incentiva i comuni a promuovere la costituzione di associazioni denominate “banche dei tempi” aventi lo scopo di favorire lo scambio di servizi di vicinato. E all’articolo 22 la Regione promuove la stipula di accordi territoriali, denominati “patti territoriali di genere”, tra Province, Comuni, organizzazioni sindacali e imprenditoriali, sistema scolastico, aziende sanitarie locali e consultori per azioni a sostegno della maternità e della paternità, per sperimentare formule di organizzazione dell’orario di lavoro nelle pubbliche amministrazioni e nelle imprese private che favoriscano la conciliazione tra vita professionale e vita privata e promuovano un’equa distribuzione del lavoro di cura tra i sessi.

L’articolo 23 prevede l’introduzione dello strumento dell'”assegno di servizio”, finalizzato a favorire l’accesso e la permanenza nel mercato del lavoro con una condizione occupazionale attiva, nonché la progressione di carriera, di persone a rischio di esclusione dovuta ai carichi di cura dei figli o dei familiari.

All’articolo 25 particolare attenzione è riservata alla promozione dell’imprenditorialità femminile. La Regione, infatti, si pone il compito di predisporre un apposito programma, in particolare, diretto a attuare iniziative di formazione e di supporto per la diffusione della cultura di impresa tra le donne, sviluppare servizi di assistenza e consulenza tecnica e manageriale a favore dell’imprenditoria femminile, promuovere la formazione imprenditoriale delle donne.

L’articolo 26 intende affermare il principio della rappresentanza paritaria di donne e uomini nelle istituzioni e nell’assunzione di tutte le decisioni pubbliche, nonché la parità di diritto per le donne e per gli uomini a partecipare alla formulazione e all’attuazione delle politiche, ad esercitare mandati pubblici ed ad avere cariche a tutti i livelli dell’esecutivo. E l’articolo 27 vuole garantire un accesso paritario per uomini e donne alle nomine di competenza del Consiglio regionale, della Giunta o del suo presidente e dei propri enti strumentali.

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