Savona. La venuta a Savona di Benedetto XVI, che ripercorrerà la orme del suo predecessore Pio VII recandosi al Santuario della misericordia e negli appartamenti del Vescovato dove il Papa fu tenuto prigioniero da Napoleone, ha riacceso l’interesse per la figura di Gregorio Barnaba Chiaramonti. Prova ne è il libro, “Pio VII e Savona”, della savonese Giusi Vivaldo, edito dalla Nat Russo Communication, che sarà presentato lunedì 3 marzo alle ore 17 presso la libreria Paoline di Savona.
Il volume di Giusi Vivaldo, laureata in pedagogia e in scienze religiose e docente di religione, nonché nipote del compianto vescovo di Massa Marittina monsignor Lorenzo Vivaldo, si concentra sui rapporti fra Pio VII e Savona, ripercorrendo i rapporti fra l’imperatore Napoleone e il Pontefice dal 1800 al 1808, presentando la situazione storico-politica di Savona a cavallo fra XVIII e XIX secolo ed analizzando le varie tappe della prigionia di Papa Chiaramonti a Savona. Concludono il libro un apparato bibliografico e un’antologia iconografica su Pio VII.
Nel presentare il libro, l’amministratore diocesano monsignor Andrea Giusto evidenzia il “momento propizio” della sua pubblicazione: “Proprio in questi mesi, infatti, sta prendendo avvio, patrocinata dalla diocesi di Savona-Noli, la causa per la beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Barnaba Gregorio Chiaramonti. E’ quindi quanto mai opportuno stimolare l’interesse della città, degli studiosi e della chiesa su questa straordinaria figura di Papa dalla profonda vita interiore, forte nonostante la fragilità fisica, saggio e coraggioso nelle sue scelte, mite in ogni circostanza, anche nei confronti dei suoi carcerieri”.
Pio VII rimase prigioniero a Savona dall’agosto del 1809 al maggio del 1813 e, dopo la parentesi di Fontainebleau, ancora dal febbraio al marzo del 1814 quando, apprestandosi la fine dell’impero napoleonico, fu ordinata la liberazione. Potè tornare, libero, a Savona il 10 maggio dell’anno seguente per incoronare, in segno di gratitudine, la statua della Madonna della misericordia nel Santuario. “Questi lunghi anni – scrive Giusi Vivaldo – segnarono profondamente la storia della città. Essa divenne meta di continui pellegrinaggi, la popolazione mostrò particolare affetto e venerazione per l’anziano Papa ed ancora oggi rimangono le testimonianze storiche ed architettoniche della sua prigionia”.
Dal libro della Vivaldo, basato sulle più recenti acquisizioni storiografiche, emerge l’importanza della figura di Pio VII, il quale “fu uno dei pochi nella chiesa di allora che si rese conto che bisognava dialogare con i tempi nuovi e riconoscere che anche nella società nata dalla rivoluzione del ’79 vi erano dei valori positivi e per nulla in antagonismo con il Vangelo”. Sorprendente anche il fatto che Pio VII, “proprio perché così autonomo intellettualmente e spiritualmente, giunse persino a pensare di rinunciare al potere temporale della chiesa”.
Fondamentali, per la sua maturazione spirituale, gli anni della prigionia savonese, definiti dall’autrice del libro “un’esperienza di spogliazione. Così, ridotto all’essenziale, nei dolori fisici e morali e nella più completa solitudine, (Pio VII) giunse veramente a comprendere in che cosa consiste l’essenziale per la chiesa di Cristo e ciò che invece è superfluo e transitorio perché storico”, conclude Giusi Vivaldo.
Più informazioni