Il vescovo Lupi ai savonesi: “Conciliare bene materiale e spirituale”

[thumb:5800:l]Savona. “E’ tanta l’emozione, siamo adesso in procinto di celebrare l’eucaristia in questo momento di inizio del mio servizio in questa diocesi”. Sono state le prime dichiarazioni rilasciate ai cronisti prima dell’inizio della Messa in cattedrale dal nuovo vescovo della diocesi di Savona-Noli, Mons. Vittorio Lupi che ha fatto il suo ingresso ufficiale in città accolto dalle autorità civili e militari e da almeno 3 mila fedeli, arrivati anche da fuori Provincia. Certamente emozionato Mons. Lupi, ma anche consapevole del compito che lo attende alla guida della comunità spirituale locale. E in una città come Savona in una forte fase di cambiamento economico, sociale e urbanistico, il neo vescovo si è soffermato sull’importanza della conciliazione fra i beni materiali e quelli spirituali: “Non ci può essere il bene spirituale senza un serio impegno a promuovere il lavoro, la casa, la sicurezza, la convivenza e la collaborazione civile, e allo stesso modo non può esistere una vera civiltà umana che prescinda dal bene spirituale”.
Appassionata la prima omelia nella Cattedrale di Savona: “Mi sento come uno sposo – ha affermato Mons. Lupi – ed è naturale che uno sposo esprima anzitutto l’amore, contempli la bellezza della sposa e le prometta la sua disponibilità. Voglio perciò fare una dichiarazione d’amore alla chiesa di Savona: da quando sono stato nominato vescovo ti ho amata e ho pregato ogni giorno per te, come una mamma che comincia ad amare il proprio figlio quando ancora lo attende”.
Un grande silenzio ha accompagnato le parole del nuovo vescovo, che ha iniziato l’omelia esprimendo gratitudine per i vescovi Giacomo Barabino e Alberto Maria Careggio, i confratelli sacerdoti e i numerosi fedeli. Il Vangelo della terza domenica di Quaresima, l’incontro di Gesù con la samaritana, gli ha offerto lo spunto di partenza: “Non si è trattato di un incontro fortuito, perché nulla accade per caso nell’economia divina, e la grazia di Cristo ha trasformato il cuore di questa donna. Anche oggi il nostro incontro non è casuale, ma voluto dal Signore e accompagnato dalla sua grazia: potrà arricchire la vita mia e vostra. Se noi conoscessimo ciò che il Signore può realizzare con la nostra disponibilità, chissà cosa potrebbe nascere in noi e attraverso di noi”.
Monsignor Lupi ha poi preferito anteporre all’esposizione delle sue linee programmatiche la “dichiarazione d’amore” per la chiesa di Savona-Noli, e ha ricordato anzitutto le grandi figure che hanno tracciato un solco nella storia della diocesi: i vescovi come il beato Ottaviano, santa Maria Giuseppa Rossello, il canonico Giovanni Battista Becchi, i Papi Sisto IV, Giulio II e Pio VII. Riguardo a quest’ultimo ha osservato: “Per tre anni Savona è stata sede della chiesa universale, e Pio VII ha potuto governarla in tempi difficili nel nostro Vescovato, tornando poi da pellegrino per incoronare l’effigie di Maria. Ora Benedetto XVI, venendo tra noi, esprimerà la riconoscenza a Savona per tutto questo”.
L’attenzione del nuovo vescovo è andata anche alle tradizioni civili della città, come quelle legate alla Campanassa e al monumento dei caduti (“Non si trova facilmente una sensibilità così grande”) e alla devozione cittadina e diocesana per la Madonna della misercordia. Ricordando gli episodi più tragici della storia della città – la distruzione della Cattedrale sul Priamar, l’interramento del porto, la decimazione della popolazione – il presule ha notato che “i momenti più difficili sono stati però anche quelli di maggior grazia, e la Madonna nella sua apparizione ha voluto rilevare ad un popolo tribolato e sfiduciato l’affetto paterno e materno di Dio”.
“Come non amarti, chiesa di Savona, dopo aver scoperto tutte queste cose?” ha quindi proseguito il vescovo che, evidenziando il suo ruolo di “curare l’unità del popolo di Dio, promuovendo la corresponsabilità di tutti”, ha espresso i suoi sentimenti sull’onda di sant’Agostino: “Sento tutta la responsabilità di essere mandato per la vostra fede, ma anzitutto sono un cristiano ed intendo condividere il cammino con tutti voi, con la grazia che viene dal battesimo”.
Un ultimo modo di tradurre i suoi sentimenti il vescovo l’ha affidato ad un’immagine: “Il camice che porto – ha detto – non è molto bello ma per me è il più prezioso perché l’ha preparato mia madre con amore per la mia ordinazione. E’ frutto di amore, costanza, impegno, e prego mia madre di poter avere per voi gli stessi sentimenti con cui lei ha confezionato questo camice. Vorrei essere in mezzo a voi semplicemente un pastore, modesto come questo camice, e vorrei che i miei sentimenti per voi fossero la pazienza, la costanza e l’amore”. Parole suggellate da un lungo e caloroso applauso.

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La cifra non può che essere approssimativa, ma si può stimare in almeno 3 mila persone l’assemblea che ha accolto monsignor Lupi nella sua celebrazione eucaristica in Cattedrale. Due i vescovi concelebranti – monsignor Alberto Maria Careggio e monsignor Giacomo Barabino – due gli abati di Finalpia, dom Romano Cecolin e il suo predecessore dom Placido Colabattista, numerose le autorità, che comprendevano i sindaci di tutti i Comuni del territorio diocesano, il sindaco di Bordighera, il vicesindaco di Ceriana, il presidente della Provincia, il prefetto, i comandanti delle Forze dell’ordine, il comandante della Capitaneria di porto, il presidente del Tribunale, il procuratore della Repubblica, i presidenti della Carisa e della Fondazione De Mari, i presidenti del Coni e dell’associazione “A Campanassa” ed altri ancora.
Almeno un centinaio di sacerdoti, religiosi e diaconi (alcuni provenienti dalla diocesi di Ventimiglia-Sanremo) hanno concelebrato il rito, animato dalla cappella musicale “Bartolomeo della Rovere” diretta dal maestro Paolo Venturino, che ha regalato al nuovo vescovo l’esecuzione del corale bachiano “Gesù guida i tuoi fedeli”. Presenti i priori delle varie confraternite della diocesi, con il Crocifisso processionale della confraternita di Roviasca, ed anche rappresentanti della Confraternita torinese del santo Sudario (custode della Sindone), della Maintenance, il priorato generale delle confraternite francesi, e della confraternita dei pellegrini diretti a Santiago di Compostela.
Quattro schermi (non proprio maxi) hanno permesso a chi era fuori dalla Cattedrale di seguire il rito, che è iniziato con un po’ di ritardo rispetto alla tabella di marcia. In chiesa gli alpini e la protezione civile hanno assicurato il buon svolgimento della celebrazione, che ha avuto un solo inconveniente quando è dovuta intervenire la pubblica assistenza per soccorrere un confratello colto da malore durante il canto delle litanie. La banda “Sant’Ambrogio” di Legino ha accolto sulla piazza del Duomo il vescovo, preferendo a melodie religiose l’Inno alla gioia dalla nona sinfonia di Beethoven. Dopo il saluto del sindaco di Savona Federico Berruti (cfr. sotto), ha accolto il vescovo all’ingresso della Cattedrale il prevosto del Capitolo dei canonici don Giampiero Bof, che gli ha dato l’aspersorio per benedire l’assemblea.
Dopo il saluto dell’amministratore diocesano monsignor Andrea Giusto (cfr. sotto), il cancelliere della Curia don Giovanni Margara ha dato lettura della bolla di nomina con cui Benedetto XVI ha designato monsignor Lupi alla sede episcopale di Savona. Con la consegna dell’anello (quello donato dalla nostra diocesi, recante l’effigie della Madonna della misericordia) e del pastorale, monsignor Lupi ha preso ufficialmente possesso della chiesa di Savona-Noli e si è recato alla cattedra episcopale tra gli applausi dell’assemblea.
Dopo l’omelia il vescovo ha recitato a nome di tutti il Simbolo apostolico, intervallato da un ritornello in musica, e ha introdotto il canto delle litanie dei santi (tutti quelli titolari delle parrocchie della diocesi), concluso dalle preghiere universali. La colletta durante l’offertorio è stata devoluta alla casa d’accoglienza “Graziano Mori”, struttura della Fondazione diocesana ComunitàServizi per persone che stanno reinserendosi socialmente, un segno di carità voluto dallo stesso vescovo per il suo ingresso. Hanno dato il segno di pace a monsignor Lupi i vescovi ed abati concelebranti, i consultori, alcuni sacerdoti, una famiglia, una religiosa, un capo scout ed una giovane. Il rito si è concluso con il canto del “Salve Regina” intonato da sacerdoti e fedeli nella direzione dell’altare laterale della Madonna della misericordia.

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“La aspettavamo con trepidazione, ora lei è uno di noi”. Così, con immediatezza, il sindaco di Savona ha concluso il suo intervento di benvenuto sul sagrato della Cattedrale al nuovo vescovo. Berruti ha esordito parlando di “una città in profonda trasformazione economica, urbanistica e sociale” e sottolineando l’esigenza che “vengano affrontati i cambiamenti in comunione d’intenti”.
Il primo cittadino ha poi ricordato il rapporto storico di collaborazione fra la comunità civile e quella religiosa, un’unità di intenti “che ha trovato la sua più eloquente espressione nell’edificazione del Santuario della misericordia, nella nascita delle Opere sociali e nella collaborazione per l’assistenza ai poveri e ai bisognosi e che si traduce in riti di grande intensità come la festa patronale del 18 marzo e la processione del Venerdì santo”. Non poteva mancare un accenno alla prossima visita del Papa (“un appuntamento con la storia”) e un augurio finale di buon lavoro, “quel lavoro – ha concluso Berruti – che i suoi predecessori hanno saputo portare avanti con capacità e saggezza”.
Nella sua risposta Mons. Lupi ha parlato di “compiti simili: il mio è spirituale e in ordine alla fede e alla capacità d’amare, ma è anche a servizio, come quello del sindaco, del bene della società. Entrambi perciò collaboriamo, su fronti diversi, per l’edificazione degli stessi valori umani e cristiani: la pacifica convivenza, la dignità della persona, il rispetto della vita, la spiritualità”.
Anche il vescovo ha menzionato la prossima visita di Benedetto XVI: “Un onore fatto alla città e alla diocesi, che ci chiama ancora di più alla collaborazione per il bene comune”. E nell’introduzione della Messa, dopo l’insediamento sulla cattedra, ha espresso un analogo concetto aggiungendo di essere stato inviato “non solo al popolo cristiano ma a tutti i cittadini, facendomi debitore verso tutti dell’annuncio evangelico”.

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Era il suo ultimo atto come amministratore diocesano, e monsignor Andrea Giusto, all’inizio della Messa in Cattedrale, non ha dimenticato un auspicio che aveva espresso in occasione della partenza di monsignor Calcagno e l’ha tradotto in una sommessa preghiera: “Possiamo sperare che anche Dio desideri quello che desideriamo noi: che lei, caro vescovo, cammini ed invecchi con noi, restando fino al termine del suo mandato”. L’applauso dell’assemblea ha sottolineato che l’auspicio non era solo di don Giusto, il quale ha potuto concludere il suo saluto con frasi incisive: “Questa è la sua chiesa, la sua casa, la sua gente, la sua famiglia: benvenuto fra noi, vescovo Vittorio!”.
In precedenza don Giusto aveva indicato “i punti a suo vantaggio” messi a segno dal vescovo: le prime interviste, le lettere, le telefonate d’auguri, e ha aggiunto: “Abbiamo capito che lei aveva un po’ di paura, ma ciò è positivo perché solo un incosciente può accettare a cuor leggero il ministero di vescovo. I termini che lei ha usato nel salutare la nostra diocesi, semplicità di tratto, cortesia ed affetto, ci hanno fatto capire però che lei è una persona buona”.
L’amministratore diocesano ha poi valutato con molto favore il legame che fin dall’inizio il nuovo vescovo ha voluto stabilire col Santuario della misericordia: “Lei è già uno di noi – ha affermato – perché ha capito che noi abbiamo un debole per la Madonna della misericordia. Il fatto che lei sia corso subito al Santuario ci ha reso contenti, e ora sappiamo che nella sua decisione d’accettare l’incarico abbia avuto un ruolo importante Maria”.
Affettuoso l’accenno di don Giusto ai “santi in carne ed ossa” che il vescovo aveva intorno nella Cattedrale: non le statue che adornano l’altare, ma i fedeli. “Siamo peccatori – ha osservato il sacerdote – ma siamo anche sicuri che Dio ci ama e ci manda incessantemente Gesù Cristo per aiutarci a ricominciare. Le daremo una mano, le promettiamo collaborazione”.
“Fra poco siederà sulla cattedra episcopale – ha aggiunto l’amministratore diocesano – ma prima ci sarà un altro gesto, il dono dell’anello che dice il suo legame con questa chiesa, grazie all’immagine della Madonna della misercordia. Glielo consegnamo con amore, affinchè lei si faccia carico di noi tutti”.

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