Savona. “Accanto al Papa prigioniero”, suona il titolo dell’ultimo libro di don Giuseppe Militello, parroco della chiesa di san Giuseppe in Savona. E il riferimento è alla figura di monsignor Vincenzo Maria Maggioli, vescovo di Savona al tempo della prigionia di Pio VII nella città ligure. A questa controversa figura il sacerdote ha dedicato un’opera che è stata pubblicata dalla Nat Russo Communication e che sarà presentata lunedì 28 gennaio, alle ore 17 presso la libreria Paoline, in via Brusco a Savona.
Il libro di don Militello sintetizza in forma divulgativa la tesi di licenza in teologia dogmatica da lui conseguita nel 1993 presso la Pontificia Università Lateranense. Oggetto dello studio appunto la figura di Vincenzo Maria Maggioli, domenicano, divenuto vescovo di Savona il 2 giugno 1804 dopo il suo allontanamento forzato dalla diocesi di Luni-Sarzana.
“Monsignor Maggioli – scrive don Militello nella premessa – fu certo consapevole dei suoi compiti pastorali, ma il suo comportamento equivoco, l’indecisione delle sue prese di posizione, ne hanno tramandato un giudizio negativo. Certamente permangono a suo carico tali considerazioni, ma la sua figura risulta più umana e soggetta al difficile compito di sapere comprendere quale strada imboccare in epoche tormentate e convulse. I lettori potranno così conoscere maggiormente, oltre le sofferte vicende di un Papa deportato, anche quelle di un uomo di Chiesa chiamato all’episcopato, dotato di un animo profondamente religioso, ma del tutto sbalestrato dalle vicende storiche che con fatica riuscì a comprendere e ad affrontare”.
Una figura, quindi, di non facile collocazione e certamente messa in ombra dalla superiore personalità di Pio VII, di cui la diocesi di Savona-Noli ha di recente avviato il processo canonico per la causa di beatificazione. E, comunque sia, il vescovo di Albano Marcello Semeraro, già docente alla Lateranense e relatore della tesi di don Giuseppe Militello, nel presentare l’opera sottolinea “l’indecisione e la debolezza” costanti di monsignor Maggioli, paragonandolo con affettuosa condiscendenza alla nota figura manzoniana di don Abbondio. Come a dire che, forse, un po’ di coraggio in più non sarebbe stato sgradito nell’allora vescovo di Savona.
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