Albisola Superiore. Giovedì 24 gennaio la sezione savonese di Società Vegetariana ripropone una cena vegan per raccogliere fondi a favore di due associazioni: Aifo e VitadaCani.
L’Aifo (Associazione Amici Raoul Follerau) (www.aifo.it) è una Ong internazionale riconosciuta dall’Onu e dall’Oms (Organizzazione Mondiale Sanità) che sviluppa progetti in Africa, Sudamerica, Asia (attualmente circa 130). Fondata da Raoul Follerau per aiutare gli esseri umani più deboli, i lebbrosi, adesso ha ampliato il proprio campo di attenzione, realizzando microprogetti nelle aree più povere del mondo. Si è pensato di sostenere un progetto escludendo ovviamente, in coerenza con il pensiero vegetariano, quei programmi dove il ricavato verrebbe utilizzato per “danneggiare” gli animali, tipo la realizzazione di un allevamento per macellare. Il progetto finanziato sarà quello di Lago Do Aleixo (Manuas, stato di Amazonas). Le attività sostenute saranno: panetteria e mulino per la macinatura della farina di manioca, orto comunitario e granaio. I progetti di Aifo sono visionabili sul sito.
L’Associazione VitadaCani (www.vitadacani.org) ha sede ad Arese ed ha un vasto parco (circa 20.000 metri quadri) dove trovano accoglienza e cura gli animali da carne e da reddito (maiali, capre, conigli, eccetera). Ovviamente se sono lì è per non essere più utilizzati per carne e per fini di reddito bensì per essere lasciati in pace, fino alla morte naturale. L’associazione cura tanti progetti, ed anche in questo caso è possibile vedere il sito per conoscerli: riabilitazione comportamentale, parco canile, ospitalità ad animali che vengono dai laboratori di vivisezione quali conigli, roditori, beagles.
La cena si terrà all’hotel ristorante Onda Azzurra in via Cesare Battisti 8 ad Albisola Superiore. Saranno disponibili 40 posti e la prenotazione è obbligatoria. E’ possibile prenotare via email scrivendo a info@societavegetariana.org o telefonando allo 019489961.
Il costo della cena è di 15 Euro e comprende un cestino di pane e due bottiglie di acqua per ogni tavolo da quattro. Questo il menu:
Antipasti
Farifrittata con verdure
Polpettine di verdure al forno in salsa piccante
Insalata fredda di legumi, tofu e pomodorini
Insalatina mista
Crostini di pane
Primo
Lasagne al forno
Secondo
Scaloppine di seitan al limone con padellata di verdure
Dolci
Bunèt al cioccolato
Pralinette al cocco
La cena verrà seguita da un incontro conferenza che avrà come relatore padre Giorgio Dal Ben, che opera da 30 anni in Brasile, testimone di solidarietà per Aifo.
Ecco alcune notizie sull’incontro. Giorgio Dal Ben è un missionario che presenta in Italia la campagna a favore degli Indios Guaranì, popolazione del Sudamerica. Dovremo spiegare adesso perché padre Giorgio vive là, perché è venuto in Italia, cosa ci vorrà raccontare. Ma lo intuiamo no? Le solite cose, i poveri che aumentano, i latifondisti che impongono il loro dominio, la terra strappata ai legittimi proprietari indigeni per coltivare piantagioni di soia o altra roba che poi viene inviata a noi, “coloni a distanza”, i lavoratori che definire sottopagati è un eufemismo, noi che facciamo finta di non sapere…; insomma tutti argomenti già noti.
Invece scriviamo qualcos’altro. Di solito si dice “all’incontro parteciperà il relatore X”, ebbene invece noi scriviamo che alla cena/conferenza non parteciperà Clorinda Ferriera. Il perché lo apprendiamo leggendo un estratto del quotidiano de L’Avvenire del 09/10/2007 che qui riporto estraendone le parti essenziali:
“Non c’è pace senza giustizia. E allora come si fa a marciare compatti sotto la bandiera arcobaleno se si rinuncia a parlare di Clorinda Ferriera. … Di che pace si chiacchiera se si fa finta di non sapere delle dittature che imbrattano il mondo? Non è una guerra quella che nega ai popoli poveri della Terra l’accesso alle cure e condanna a morte milioni di persone l’anno? … «I guaranì stanno morendo – denuncia la sociologa Alba Monti, presentando la campagna dell’Aifo per il 2008 – . Relegati nelle riserve dai latifondisti della soia, hanno perso la loro identità. E quando un popolo perde se stesso non gli resta che morire». Migliaia di Indios vivono segregati in 3mila ettari, contro i 50mila di Olacy de Moraes, il re della soia. I guaranì, popolo nomade, credono che camminando per tutta la vita si diventa sempre più leggeri, fino a levitare e raggiungere infine la Terra senza mali, il paradiso: vivere rinchiusi significa perdere l’aldilà. «Ridotti a schiavi – racconta – si suicidano in massa: gli adulti bevono gli anticrittogamici, i bambini si impiccano a centinaia». La foto di Clorinda, bambina guaranì morta suicida appesa ad un albero per porre fine al suo calvario, ammutolisce tutti: ha indosso il vestito della festa e la borsa a tracolla. «Si appendono ai rami bassi per non perdere il contatto con la terra, quella che gli hanno tolto. La borsa è per il grande viaggio: la morte per loro non è dramma, è la porta che conduce alla Terra senza male».
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