Alassio, dal 19 gennaio mostra personale di Pitti all’ex Chiesa Anglicana

Alassio. Si inaugura sabato 19 Gennaio 2008, a partire dalle ore 16,30, presso l’ex Chiesa Anglicana di Alassio la mostra personale di Pitti, intitolata “Il gesto, il colore, l’anima”. La mostra raccoglie circa 40 opere selezionate fra diverse centinaia prodotte negli ultimi anni da un’artista la cui pittura s’inserisce nel solco della tradizione informale e gestuale. La mostra è organizzata dagli Assessorati al Turismo e alla Cultura di Alassio ed è a cura del critico Nicola Davide Angerame.
L’evento sarà anche occasione per la presentazione del primo volume del catalogo relativo all’opera generale di Pitti, intitolato “Opera Prima”, e all’esecuzione di una performance pittorica eseguita dal vivo. La mostra proseguirà fino al 17 febbraio 2008, osservando il seguente orario d’apertura: da giovedì a domenica dalle ore 15 alle 19. L’ingresso è libero.
Pitti nasce a Rovato, in provincia di Brescia, il 12 aprile del 1951. Compie gli studi artistici tra Rotterdam e Amsterdam. Viaggia intensamente e inizia a esporre nelle importanti città del nord. Nel 1973 va a studiare a Madrid. Qui incontrerà Antonio Saura e con lui darà vita ad una nuove corrente del simbolismo astratto. La Spagna accoglie numerose sue mostre. Spirito irrequieto, come la sua arte, nel 1992 Pitti fonda una corrente artistica denominata Espansionismo. Nel 1995 entra a far parte del gruppo del Transvisionismo e nel 1997, con quattro artisti italiani, forma il G.A.D. (Gruppo Aniconismo Dialettico) voluto e diretto dallo storico e critico d’arte Giorgio Di Genova.
“Questa mostra – spiega Monica Zioni, Assessore al Turismo e alla Cultura – si colloca nel solco dedicato alle ricerche dell’arte astratta ed informale che abbiamo inaugurato con la personale di Emilio Scanavino. Come lui, anche Pitti ha scelto una località della Riviera per insediarvi il proprio studio, in cerca di nuove luminosità e nuovi rapporti umani. Gli faccio i miei sinceri auguri affinché possa qui trovare nuovi motivi d’ispirazione”.
“Quando sorge nell’immediato dopoguerra – spiega Nicola D. Angerame, curatore della mostra – l’arte informale rappresenta l’esperienza della devastazione totale, il senso di un universale smarrimento esistenziale. Auschwitz e Hiroshima s’imprimono sulle tele degli artisti sotto forma di violente sferzate di colore. Successivamente, il nuovo mondo dominato dalla guerra fredda si presenta, per la prima volta, come globale, indefinito, aperto e veloce, proprio come la pittura informale, che diventa il nuovo linguaggio dell’individuo rimasto solo di fronte a se stesso, alle nuove domande e angosce. L’arte di Pitti è figlia di questa temperie culturale, che oggi si ripresenta sotto le vesti della globalizzazione e di un individualismo ancora più estremo, che tende però a smarrirsi. L’ideale utopico di Pitti è “dipingere un miliardo di quadri senza farne mai uno uguale all’altro”, lasciando che la vita fluisca direttamente sulla tela, imprimendo in essa la spontaneità del gesto, la casualità dell’umore, la forza della sensibilità e tutte le vicissitudini che alimentano l’esistenza quotidiana dell’artista. È il segno della conquista di una consapevolezza informale matura, che trova nel bios, nel corpo organico e concreto, il centro propulsore di una pittura anti-intellettuale, diretta contro le moderne tecnologie e a favore dell’antica e sempre valida concretezza del colore e della pittura”.

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