Cambiamenti

La crisi dei giocattolai in provincia di Savona e non, “uccisi” dall’hi-tech

Da sempre amatissimi da tutti i bambini, i giocattoli tradizionali non riscuotono più lo stesso successo di cui godevano qualche anno fa

La crisi dei giocattolai in provincia di Savona e non

Bambole, macchinine, costruzioni e puzzle: questi gli articoli più richiesti da sempre da parte dei bambini come regali di natale e del compleanno. Ma allora perchè guardandosi intorno non si trovano più negozi di giocattoli?

Nell’ultimo decennio a Finale Ligure sono stati ben 3 i negozi di giocattoli a chiudere: Emporium, Il Mondo di Mirà e Pepin&Bice. Anche a Savona la famosa “Giocheria” all’interno dell’Ipercoop ha ormai chiuso da tempo, così come il Toys Center di Vado Ligure. Alcuni sostengono che ciò è dovuto alla crisi economica che ha colpito soprattutto i piccoli commercianti, piuttosto che ad un cambio culturale, ma se si guarda a livello globale persino la famosissima catena statunitense “Toys R US” ha recentemente dichiarato fallimento.

Ma cosa è successo di preciso? Come si è arrivati a questo punto? I bambini e i pre-adolescenti di oggi preferiscono ormai regali legati al mondo dell’hi tech, come smartphone e tablet, e preferiscono giocare con giochi virtuali che non materiali.

Alcuni accettano tutto ciò come parte del progresso, mentre altri sono assolutamente contrari. Permettere a bambini, ad esempio, di soli 3 anni di avere l’accesso ad internet può provocare non pochi problemi.

Il mondo del web è infatti pericoloso e costellato di insidie, che diventano ancora più spaventose se chi ci si ritrova davanti non è un utente esperto. Un buon compromesso ad esempio potrebbe essere quello di permettere ai bambini di usare internet solo un paio di ore al giorno e, soprattutto, sotto la supervisione di un adulto.

Ma guardandosi intorno la realtà è molto diversa: siamo circondati da genitori che danno il proprio telefono in mano ai figli pur di farli stare bravi e in silenzio e per distrarli mentre loro si dedicano al proprio lavoro, guidano o fanno la spesa.

Dall’altra parte ci sono invece i giovani fra i 25 e i 30 anni fra i quali è nato un certo orgoglio per aver fatto parte di una generazione che non vedeva l’ora di andare a comprare i giocattoli, magari accompagnati dai propri nonni, e che vedeva la figura del giocattolaio come un amico. Tanto che sui social dilagano pagine e gruppi dal nome “noi degli anni ’90” o “anni ’90 io c’ero”, che condividono foto e alle volte anche interi spot pubblicitari, ritrovati nei meandri di internet, riguardanti giocattoli che chiaramente ora non si trovano più in commercio. Il tutto accompagnato spesso dai commenti di tutti gli utenti che esprimono il loro ricordo legato ad un particolare oggetto.

Forse i giocattoli fisici sono destinati ad estinguersi, ma siamo sicuri che una app sul telefono o un videogioco possano sostituire la tanto amata bambola o il tanto amato orsetto che ci hanno accompagnati per tutta la nostra infanzia?

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