Un passo importante

Elezioni politiche del 4 marzo: prima volta al voto? Ecco quello che devi sapere

Alcuni chiarimenti sulle modalità di voto e sull’età minima necessaria per esercitare il diritto al voto

Ormai manca un mese al fatidico giorno che deciderà le sorti del nostro Paese: il 4 marzo. Sì, il giorno in cui siamo chiamati alle urne per eleggere il nuovo Presidente del Consiglio. Forse gran parte della popolazione arriverà a quella data ancora indecisa su chi votare. In questo articolo però si vuole cercare di chiarire i dubbi che riguardano le modalità del voto: “Ma io che ho 19 anni, per cosa posso votare? Quante schede riceverò in cabina elettorale? Quanti segni devo tracciare? E soprattutto dove?”.

Il prossimo 4 marzo le elezioni politiche riguardano il rinnovo dei seggi del Parlamento, Camera e Senato; tutti i maggiorenni hanno il diritto e il dovere di votare, quindi anche coloro nati nei mesi di gennaio e febbraio dell’anno 2000 a cui è già stata consegnata la tessera elettorale. Nel consueto discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Mattarella ha invitato al voto la generazione del 1999, affermando l’importanza di questo diritto e di come il giudizio dei giovani sia decisivo sul risultato finale delle votazioni. Però possono esprimere la loro preferenza sia per la Camera che per il Senato solo coloro che hanno compiuto 25 anni di età; quindi i ragazzi nella fascia tra i 18 e i 24 anni potranno votare per la Camera ma non per il Senato, ricevendo soltanto una scheda elettorale.

Con il nuovo sistema elettorale, definito Rosatellum bis, è cambiato tutto. Ma come funziona il Rosatellum? Come riporta Wikipedia, è un sistema elettorale misto: sia per la Camera che per il Senato, il 37% dei seggi (232 Camera, 116 Senato) viene assegnato tramite un sistema maggioritario uninominale, mentre il 61% dei seggi (386 Camera, 193 Senato) è ripartito mediante un meccanismo proporzionale; il 2% rimanente è stabilito dal voto degli italiani all’estero (12 Camera, 6 Senato).

La nostra regione è divisa in 6 collegi uninominali per la Camera e 3 per il Senato. Per la Camera la nostra provincia è inclusa in parte nel Collegio 1, che comprende tutti i comuni della provincia di Imperia più una decina di comuni del savonese fino a Ceriale, e in parte nel Collegio 2, che comprende i rimanenti comuni del savonese da Borghetto a Varazze più sei comuni di Genova limitrofi a Varazze; per il Senato, la nostra provincia è nel Collegio 1 formato da provincia di Imperia, Savona e i sei Comuni di Genova confinanti con la provincia di Savona. Perché tutto ciò è importante? Perché, come afferma il Post, con il sistema maggioritario uninominale, ogni coalizione deve scegliere un rappresentante da candidare per ciascun Collegio in cui è suddiviso il territorio italiano, che abbiamo visto essere 232 per la Camera e 116 per il Senato. Chi riceve più voti, basta anche solo una preferenza in più, sarà eletto nel ramo del Parlamento per cui è candidato.

Per quanto riguarda il meccanismo proporzionale (che assegna il 61% dei seggi), ogni partito propone invece una lista di candidati: otterrà un numero di parlamentari proporzionale al numero di voti ricevuti. Funziona nello stesso modo sia per la Camera (386 seggi), che per il Senato (193 seggi). Per entrare in Parlamento un partito deve ricevere almeno il 3% dei voti, mentre una coalizione almeno il 10%; se non si raggiunge questa soglia di sbarramento non saranno eletti parlamentari di questi gruppi.

La scheda elettorale che ci troveremo di fronte il 4 marzo è questa, sia per la Camera che per il Senato.

Come si vota alle elezioni politiche del 4 Marzo

È formata da diverse aree, tante quante sono i partiti e le coalizioni. Ogni area è divisa in due sezioni: la prima, in alto e rettangolare, presenta il nome del candidato per il Collegio uninominale in cui si è residenti (la parte maggioritaria uninominale del sistema elettorale); la seconda è formata dal simbolo del partito con i nomi candidati al plurinominale (la parte con meccanismo proporzionale del sistema elettorale). Se ci sono più simboli di partiti sotto il rettangolo del candidato all’uninominale quella sarà una coalizione, formata dai partiti che appoggiano l’aspirante parlamentare.

Le modalità di voto. I segni che si possono fare sulla scheda sono due: uno sul candidato all’uninominale (il nome in alto nel rettangolo) e uno sul partito che lo sostiene (se coalizione, scegliere una delle liste che lo appoggia). I due segni devono essere fatti sulla stessa area: se si vota un aspirante parlamentare di un partito (nel rettangolo) e poi si sceglie di segnare una lista che non da sostegno a quel candidato, il voto non è valido. Inoltre l’elenco dei nomi affiancati al simbolo del partito è un’informazione in più, il segno va messo sul cerchio della lista, non su quei nomi, pena l’annullamento del voto. Sulla scheda elettorale si può anche fare solo un segno, sebbene sia consigliabile farne sempre due: è infatti permesso tracciare anche solo un segno sul nome del candidato al Collegio Uninominale, oppure solo sul simbolo di un partito. Se la preferenza è solo sul nome la questione è complessa: se il candidato è appoggiato da un solo partito il voto si estende anche su tale lista, se invece è sostenuto da una coalizione, i voti di questo tipo vengono distribuiti tra le liste che lo appoggiano in modo proporzionale al numero di preferenze ricevuto dagli stessi singoli partiti nei collegi plurinominali (es. se un partito riceve il 30% dei voti, allora prenderà anche il 30% dei voti di quelli che hanno espresso la loro preferenza solo per il candidato). Se il segno è contrassegnato solo sul simbolo della lista (la parte proporzionale), automaticamente il voto è esteso anche al candidato sostenuto da quel partito.

Dopo aver cercato di capire COME assegnare il proprio voto, adesso viene il bello: decidere CHI votare.

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