Intervista

Condizioni del calcio giovanile in Liguria: le parole del dirigente dei Giovanissimi 2003 dell’Albissola

Massimiliano Brazzino ci racconta come si trova in una squadra giovanile e in cosa consiste il suo compito

Condizioni del calcio giovanile in Liguria: le parole del dirigente dei Giovanissimi 2003 dell’Albissola

Burocrazia, discorsi ai genitori, parole ai ragazzi, weekend passati sul campo e tanto altro ancora: in questo consiste principalmente il compito di un dirigente di una squadra giovanile. Spesso la persona in questione è il genitore di un giocatore della distinta e, nonostante ciò, non deve in nessun modo cercare di agevolare il proprio figlio.

Cosa avrà da dire a riguardo Massimiliano Brazzino, dirigente dell’Albissola 2003? Scopriamolo attraverso le sue dichiarazioni sull’argomento.

Lei da quanti anni è il dirigente dell’Albissola 2003? Cosa l’ha spinta a ricoprire questo incarico?
Sono il dirigente dell’Albissola 2003 da sei anni. Dovete sapere che, tempo fa, ero anch’io un calciatore ma, dopo aver smesso l’attività agonistica, ho avuto un po’ di riluttanza nei confronti di questo sport. Dopo la nascita di mio figlio però, sono riuscito a riavvicinarmi ai campi verdi e, quando lui si è iscritto sei anni orsono nell’Albissola, non ho resistito alla tentazione, quindi sono diventato il dirigente della leva 2003.

Può dirci in cosa consiste di preciso il suo lavoro?
Il mio lavoro consiste nell’accompagnare in campo i ragazzi in ogni partita, svolgendo tutte le formalità necessarie per una corretta gestione della squadra. Oltre a questo, devo anche svolgere un’attività di filtraggio tra la società, i giocatori, l’allenatore e i genitori, che sono parte integrante del progetto della nostra leva.

Durante questi anni che rapporto ha avuto con i ragazzi? Ne sono rimasti molti?
Durante questi sei anni hanno avuto l’opportunità di vestire questa maglia diversi ragazzi, alcuni sono andati via per accasarsi a grandi società come il Genoa, la Sampdoria ed il Torino, altri invece sono rimasti con noi per continuare il percorso nell’Albissola e, oggi, giocano appunto nella leva dei “Giovanissimi 2003”. Il rapporto con loro è sempre stato ottimo.

La società si dimostra disponibile nei confronti del settore giovanile?
Sì, devo dire che la società è sempre disponibile nei confronti del settore giovanile. Vorrei aggiungere però che, ad oggi, non è facile per le squadre in generale, perché i soldi scarseggiano e, a volte, i ragazzi non possiedono neppure un terreno di gioco dove potersi allenare. Noi, per fortuna, non abbiamo mai avuto problemi di questo genere, dal momento che possiamo intrattenere le nostre sessioni di preparazione in un ottimo impianto, con allenatori estremamente preparati.

Mi descriva l’atteggiamento che adotta nei confronti dei mister e dei genitori.
Guarda, devi sapere che io sono sempre andato molto d’accordo con gli allenatori che si sono seduti sulla panchina della nostra leva. Ci sono stati mister più tranquilli ed alcuni più vulcanici, altri più riflessivi ed altri ancora più ansiosi, ma una cosa fondamentale non è mai mancata: c’è sempre stata estrema collaborazione e rispetto reciproco. Per quanto riguarda i genitori, ho sempre detto loro che io, avendo giocato a calcio, forse riesco a capire qualcosa in più rispetto a chi, giustamente, “patisce” perché il proprio figlio siede spesso in panchina. Mi sono sempre ritenuto una persona estremamente meritocratica perché, a mio parere, deve scendere in campo chi possiede una buona condotta e chi, durante gli allenamenti, riesce sempre a dare il 100%.

E quando qualche genitore viene a parlarle per reclamare qualcosa lei come si comporta?
Ad essere sincero devo dire che, da questo punto di vista, siamo sempre stati fortunati. I genitori hanno sempre svolto il loro compito così come i dirigenti e gli allenatori. Nessuno ha mai tentato di prevalere sulle decisioni dell’altro, tranne in qualche caso sporadico che è stato prontamente affrontato.

Anche a lei chiedo ciò a cui nessun italiano riesce a trovare una risposta… Ormai manca poco alla partita inaugurale del mondiale, secondo lei di chi è la colpa della mancata qualificazione della nostra compagine?
Dal mio punto di vista le colpa è di tutti e di nessuno. Secondo me, per poter costruire una nazionale forte e competitiva, serve un ottimo zoccolo duro proveniente dal settore giovanile. Penso anche che, in Serie A, sia inaccettabile vedere squadre che scendono in campo senza nemmeno un giocatore italiano titolare. Per risolvere questo grattacapo bisognerebbe introdurre nuove regole e, soprattutto, bisognerebbe investire prepotentemente sui settori giovanili.

Mi parli di una partita che le è rimasta nel cuore.
Riflettendoci attentamente, penso di non avere un vero e proprio match preferito. L’emozione più forte di cui posso parlare, è stata vedere i giocatori scendere in campo e crescere partita dopo partita. Ad esempio, mi rimarranno sempre impressi alcuni tornei in cui, prima dell’inizio del match, veniva suonato l’Inno d’Italia e, ai ragazzi, tremavano addirittura le gambe.

Per concludere, volevo chiederle quali sono secondo lei i punti di forza e quelli deboli del calcio giovanile nella nostra provincia.
Non è facile trovare una risposta a questa domanda. Posso dichiarare che, in provincia di Savona, siamo fortunati, perché possiamo vantare la presenza di ottime società, di ottime strutture e di ottimi impianti sportivi. Ripeto però che, a mio avviso, manca la parte economica, che permette di dare alla società e ai settori giovanili una marcia in più. Sicuramente non mancano però l’impegno e la professionalità da parte delle società e degli allenatori, che sono sempre estremamente preparati.

Impegno, determinazione, tanta passione e voglia di lavorare sono gli ingredienti su cui il dirigente Brazzino è pronto a scommettere per rilanciare il nostro movimento calcistico. Anche secondo voi bisogna puntare fortemente sui settori giovanili? E, per voi, come si possono aiutare i giovani talenti ad emergere?

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