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“L’uomo dal fiore in bocca” al Teatro Chiabrera di Savona

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L'uomo dal fiore in bocca gabriele lavia

Continua la stagione teatrale del Teatro Chiabrera di Savona: dal 1° al 3 marzo, alle ore 21, andrà in scena “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello.

Adattamento di Gabriele Lavia
con Michele Demaria, Barbara Alesse
regia di Gabriele Lavia

Fondazione Teatro della Toscana
Teatro Stabile di Genova

“L’uomo dal fiore in bocca” è un atto unico di Luigi Pirandello rappresentato per la prima volta il 24 febbraio 1922 al Teatro Manzoni di Milano. È un colloquio fra un uomo che si sa condannato a morire fra breve, e per questo medita sulla vita con urgenza appassionata (l’Uomo dal fiore in bocca), e uno come tanti, che vive un’esistenza convenzionale, senza porsi il problema della morte (il Pacifico Avventore). Pirandello, come in altri casi, trasse il testo teatrale da una novella scritta anni prima e intitolata “La morte addosso”.
“Un uomo… “un po’ strano”, un uomo… “pacifico” e una donna come “un’ombra che passa in lontananza” sono i tre protagonisti del capolavoro di Pirandello “L’uomo dal fiore in bocca”. Nel 1922 Anton Giulio Bragaglia chiese a Pirandello di scrivergli qualcosa per il “Teatro Sperimentale degli Indipendenti”. Pirandello riprese “integralmente” il testo di una sua novella “Caffè Notturno”, scritta nel 1918, pubblicata, poi, col titolo “La morte addosso” nelle “Novelle per un anno”. Il titolo della novella trasformata in testo per il teatro diventò “L’uomo dal fiore in bocca”, ed è il più breve di tutta l’opera di Pirandello. Forse l’opera più folgorante. Un capolavoro. Gabriele Lavia continua il suo studio Pirandelliano di questi ultimi anni (“Tutto per bene”, “La Trappola”, “I sei personaggi in cerca d’autore”) . Ora “L’uomo dal fiore in bocca” diventa uno spettacolo vero e proprio (la durata sarà un’ora e un quarto). Il breve “atto unico” è stato interpolato con “pezzi” di novelle che affrontano il tema (fatale per Pirandello) del rapporto tormentato tra marito e moglie (“…si dovrebbe dire La marito e, per conseguenza, Il moglie…”) che viene visto col distacco di un’ironia che rende i personaggi vicinissimi a noi. Così questa “donna che passa da lontano” e che forse è il simbolo, lei, di quella “morte” che l’uomo si porta appresso “come un’ombra” diviene, in questa “drammaturgia”, la protagonista invisibile dei “guai” grandi e piccoli ma pur sempre “inguaribili” dei due protagonisti. Ma può l’uomo rinunciare alla donna? Il simbolo del sesso femminile come “un’albicocca spaccata a metà e spremuta…” è una delle immagini più sconce ed erotiche del Teatro di tutti i tempi. No. L’uomo non può proprio fare a meno della donna. La sua malattia mortale.”(Gabriele Lavia)

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