Un monologo che toglie il fiato: questo è “Feu de Vie”, scritto e interpretato da Giuseppina Facco, con la regia di Chiara Tessiore, già docente di teatro dell’Associazione Baba Jaga, e la supervisione di Annapaola Bardeloni.
La vicenda si svolge nel Monferrato del 1631 mentre carestia e pestilenza dilaniano la popolazione. In una cascina isolata, lontana dal Borgo, vive la vedova Maria con la figlioletta, conosciuta da tutti come ostetrica e guaritrice. Caterina, bambina affascinata da quella donna tenuta in disparte da tutti ma in grado di lenire i dolori delle persone, scopre improvvisamente la malvagità nascosta della gente di paese che incomincia a credere che Maria sia una strega, responsabile delle disgrazie in cui riversa il villaggio.
Ha impiegato anni Giuseppina Facco a scrivere questo spettacolo. Sola sul palco in un monologo viscerale è alle prese con quella che è stata una vera e propria ossessione. “È una storia di storie – racconta – che si inseguono, si fondono e si confondono, chiedono ostinatamente di essere raccontate. È uno spettacolo che parla dell’oggi più di quanto non sembri. È davvero passato quel tempo in cui il distinguersi dalla banalità, dall’ordinario, equivaleva a vivere nella paura, nascosti e isolati dal resto della società? Diversità che genera paura. Paura che genera odio. Odio che non ha tempo”.
“Tra i tanti, troppi esempi di ieri e di oggi, si sceglie di raccontare una vicenda piccola in cui il bisogno di trovare i ‘colpevoli’, la sete di ‘capri espiatori’, ci parla di una Storia più grande, una storia di cieca e feroce ‘caccia all’untore’ che sempre si scatena quando a regnare sono l’ignoranza e la rabbia di un popolo esausto e affamato. Un processo senza ragione e senza pietà che condanna e travolge tutto ciò che è diverso”, conclude l’attrice.
A rendere tutto ancora più suggestivo ed emotivamente coinvolgente il fatto che proprio il Teatro delle Udienze sia nato nell’antica sala delle udienze del tribunale civile e penale dell’ex Marchesato del Finale, dove in passato si sono svolti veri processi simili al racconto di Facco, come raccontato nel nuovo allestimento museale del Palazzo del Tribunale.